Alterando quasi tutte le percezioni dei sensi, la febbre
aveva dato il suo apporto stravagante alle cose. Lui barcollando si era alzato
dal letto per bere un po’ d’acqua, in realtà solo perché odiava farsi fare
l’iniezione rimanendo sdraiato. Lei lo aveva guardato un momento continuando a
parlare al telefono e spiegando con voce flautata dettagli di qualche faccenda
relativa al lavoro. Poi aveva abbassato la cornetta e dopo una pausa era
tornata a guardarlo di nuovo. “Dovremmo far tornare il dottore”, aveva detto in
maniera decisa ma in modo un po’ impersonale. “Non potrebbe certo dire molto di
più”, aveva risposto lui senza guardarla. Poi lei aveva preso con calma la
fiala da dentro la scatola, e riempito la siringa di liquido bianco e
vischioso. Lui si era appoggiato a una sedia e lei senza parlare gli aveva
velocemente fatto l’iniezione più o meno nella solita zona di pelle di tutte le
altre. Lui aveva fatto una smorfia, come sempre faceva, poi aveva detto:
“questa completa dipendenza da te mi fa sentire una larva”. Poi si era voltato
per tornarsene a letto. Lei senza parlare aveva messo via tutto quanto, aveva
indossato la giacca, poi si era affacciata alla stanza. “Esco”, aveva spiegato.
E lui di rimando: “Forse, se tu fossi più furba, non torneresti neanche…”.
Bruno Magnolfi
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