La piazza del paese era costituita da
quattro alberi da palma e due vecchie panchine di ghisa. Le scarse auto che
passavano da lì, arrivando da una delle quattro strade principali di quel paese
sperduto nella provincia, giravano attorno a quella specie di rotatoria che
conteneva quegli alberi e quelle panchine, e sollevando un po’ di quella
polvere gialla da sopra l’ asfalto, se ne andavano via, chissà dove. Il negozio
di libri era stato aperto da poco, e la sua grande vetrina rimaneva proprio su
un fianco di quella piazzetta quadrata. Consuelo era stata in città qualche
anno, si era laureata, in quel lungo periodo, ma aveva anche lavorato come
commessa in un grande negozio di libri. Quando aveva deciso di voler ritornare
al paese, suo padre l’aveva aiutata per aprire quell’esercizio, anche se non
era d’accordo con lei. Agli inizi Consuelo e il suo negozio erano stati
guardati da tutti con un certo distacco, “chi mai legge libri in questo paese
di capre ignoranti?”, si chiedeva qualcuno; ma dopo due o tre mesi difficili
qualcuno aveva iniziato a frequentare la “Bottega di Consuelo”, così come aveva
scritto lei in un’insegna carina e poco vistosa, non foss’altro perché c’era
uno scaffale di cartoleria e un angolo di articoli da regalo che andavano bene
anche a chi si disinteressava di leggere. Lei rimaneva la maggior parte del
tempo sulla porta di entrata al negozio, a salutare tutti coloro che passavano
da lì e a farsi vedere, pronta a servire ogni eventuale cliente. Ma il suo
principale pensiero restava la sfida con tutti i suoi concittadini nel trovare
la maniera per farli interessare ai suoi libri. Si era portata una piccola
sedia, Consuelo, dopo un certo periodo di tempo, e nelle belle giornate si
metteva quasi sul marciapiede a leggersi un libro, nei momenti in cui non c’era
nessuno in negozio. Qualcuno era rimasto incuriosito da quel suo atteggiamento
compiaciuto e da quel modo carino di occupare il suo tempo, così qualcun altro
aveva azzardato un giudizio positivo e ottimistico intorno a quel suo
“fortunato passatempo”. Un paio di bambini, che abitavano lì accanto, si
portarono una seggiolina di plastica, e si misero a leggere, sul marciapiede
assieme a Consuelo, i loro libri di favole. Fu da quel presupposto che scaturì
l’idea di apporre un cartello sulla vetrina del negozio di libri, in cui
Consuelo incoraggiava chiunque ad andarsi a leggere gratuitamente un libro a
scelta di uno scaffale della sua libreria messo da lei a disposizione,
direttamente su una delle panchine in mezzo alla piazza, a dimostrare a tutti
che leggere era il più bel passatempo del mondo. Le cose ingranarono in fretta,
e molti paesani iniziarono a interessarsi della lettura proprio perché era una
maniera per uscire di casa, socializzare con gli altri e passare un’oretta
seduti in mezzo alla loro unica piazza. Anche le vendite dei libri naturalmente
seguivano il passo del ritrovato interesse per la lettura, e quando si liberò
un fondo accanto alla sua libreria, Consuelo fu svelta a prenderlo in affitto,
a riempirlo di libri, e ad organizzarne il prestito e la lettura con la
semplice compilazione di un piccolo modulo. Adesso il negozio era un via vai di
persone che si interessava di autori e edizioni, Consuelo naturalmente ne era
orgogliosa, e incoraggiava chiunque a formarsi proprie opinioni su un libro o
sull’altro, per poi dar vita a chiacchierate e discussioni piacevoli; e non era
difficile, durante quei momenti febbrili, trovare qualcuno che arrivava da
qualche paese vicino a visitare il negozio e a vedere con i propri occhi dei
cittadini comuni che riuscivano in questa maniera a migliorare se stessi e a
dare un’immagine di intelligenza e cultura alla loro piazza centrale.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento