martedì 12 gennaio 2010

La favola dei libri.



La piazza del paese era costituita da quattro alberi da palma e due vecchie panchine di ghisa. Le scarse auto che passavano da lì, arrivando da una delle quattro strade principali di quel paese sperduto nella provincia, giravano attorno a quella specie di rotatoria che conteneva quegli alberi e quelle panchine, e sollevando un po’ di quella polvere gialla da sopra l’ asfalto, se ne andavano via, chissà dove. Il negozio di libri era stato aperto da poco, e la sua grande vetrina rimaneva proprio su un fianco di quella piazzetta quadrata. Consuelo era stata in città qualche anno, si era laureata, in quel lungo periodo, ma aveva anche lavorato come commessa in un grande negozio di libri. Quando aveva deciso di voler ritornare al paese, suo padre l’aveva aiutata per aprire quell’esercizio, anche se non era d’accordo con lei. Agli inizi Consuelo e il suo negozio erano stati guardati da tutti con un certo distacco, “chi mai legge libri in questo paese di capre ignoranti?”, si chiedeva qualcuno; ma dopo due o tre mesi difficili qualcuno aveva iniziato a frequentare la “Bottega di Consuelo”, così come aveva scritto lei in un’insegna carina e poco vistosa, non foss’altro perché c’era uno scaffale di cartoleria e un angolo di articoli da regalo che andavano bene anche a chi si disinteressava di leggere. Lei rimaneva la maggior parte del tempo sulla porta di entrata al negozio, a salutare tutti coloro che passavano da lì e a farsi vedere, pronta a servire ogni eventuale cliente. Ma il suo principale pensiero restava la sfida con tutti i suoi concittadini nel trovare la maniera per farli interessare ai suoi libri. Si era portata una piccola sedia, Consuelo, dopo un certo periodo di tempo, e nelle belle giornate si metteva quasi sul marciapiede a leggersi un libro, nei momenti in cui non c’era nessuno in negozio. Qualcuno era rimasto incuriosito da quel suo atteggiamento compiaciuto e da quel modo carino di occupare il suo tempo, così qualcun altro aveva azzardato un giudizio positivo e ottimistico intorno a quel suo “fortunato passatempo”. Un paio di bambini, che abitavano lì accanto, si portarono una seggiolina di plastica, e si misero a leggere, sul marciapiede assieme a Consuelo, i loro libri di favole. Fu da quel presupposto che scaturì l’idea di apporre un cartello sulla vetrina del negozio di libri, in cui Consuelo incoraggiava chiunque ad andarsi a leggere gratuitamente un libro a scelta di uno scaffale della sua libreria messo da lei a disposizione, direttamente su una delle panchine in mezzo alla piazza, a dimostrare a tutti che leggere era il più bel passatempo del mondo. Le cose ingranarono in fretta, e molti paesani iniziarono a interessarsi della lettura proprio perché era una maniera per uscire di casa, socializzare con gli altri e passare un’oretta seduti in mezzo alla loro unica piazza. Anche le vendite dei libri naturalmente seguivano il passo del ritrovato interesse per la lettura, e quando si liberò un fondo accanto alla sua libreria, Consuelo fu svelta a prenderlo in affitto, a riempirlo di libri, e ad organizzarne il prestito e la lettura con la semplice compilazione di un piccolo modulo. Adesso il negozio era un via vai di persone che si interessava di autori e edizioni, Consuelo naturalmente ne era orgogliosa, e incoraggiava chiunque a formarsi proprie opinioni su un libro o sull’altro, per poi dar vita a chiacchierate e discussioni piacevoli; e non era difficile, durante quei momenti febbrili, trovare qualcuno che arrivava da qualche paese vicino a visitare il negozio e a vedere con i propri occhi dei cittadini comuni che riuscivano in questa maniera a migliorare se stessi e a dare un’immagine di intelligenza e cultura alla loro piazza centrale.


Bruno Magnolfi

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