La mamma li
aveva lasciati nel giardino di casa a giocare; era dovuta uscire per un impegno
improvviso, “Una mezz’ora, un’ora al massimo”, aveva detto, e si era
raccomandata più di una volta specialmente con Teresa, la figlia più grande che
aveva già nove anni, di comportarsi per bene e ad ambedue di fare il più
possibile i bravi.
Sandrino invece, appena rimasto da
solo con la sorella, si era subito messo a correre avanti e indietro, lungo
tutti i vialetti e intorno alle aiuole, saltando dai gradini della porta del
retro e facendo il diavolo. Teresa lo aveva ripreso, “Ti viene la tosse”, aveva
detto, ma non era riuscita a fermarlo.
Quando Sandrino poi era caduto, le
sue mani erano andate ad infilarsi dentro a una siepe, e per fortuna non si era
neanche poi fatto male, a parte un graffietto, se non fosse stato per l’ape che
ronzando sui fiori proprio in quel punto, ebbe l’idea di pungerlo su una delle
sue guance morbide.
La sorella lo portò subito in casa
per non far sentire gli urli ai vicini, poi cercò di curarlo, ma quando si rese
conto che il viso di Sandro era gonfio e che il dolore doveva essere forte
davvero, le venne da piangere anche a lei, sentendosi persa, impossibilitata a
sistemare le cose.
Rientrò la mamma e li trovò così,
disperati, coscienti di non essere riusciti a cavarsela.
Bruno
Magnolfi
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