venerdì 22 gennaio 2010

Pomeriggio da disperati.

           

            La mamma li aveva lasciati nel giardino di casa a giocare; era dovuta uscire per un impegno improvviso, “Una mezz’ora, un’ora al massimo”, aveva detto, e si era raccomandata più di una volta specialmente con Teresa, la figlia più grande che aveva già nove anni, di comportarsi per bene e ad ambedue di fare il più possibile i bravi.
Sandrino invece, appena rimasto da solo con la sorella, si era subito messo a correre avanti e indietro, lungo tutti i vialetti e intorno alle aiuole, saltando dai gradini della porta del retro e facendo il diavolo. Teresa lo aveva ripreso, “Ti viene la tosse”, aveva detto, ma non era riuscita a fermarlo.
Quando Sandrino poi era caduto, le sue mani erano andate ad infilarsi dentro a una siepe, e per fortuna non si era neanche poi fatto male, a parte un graffietto, se non fosse stato per l’ape che ronzando sui fiori proprio in quel punto, ebbe l’idea di pungerlo su una delle sue guance morbide.
La sorella lo portò subito in casa per non far sentire gli urli ai vicini, poi cercò di curarlo, ma quando si rese conto che il viso di Sandro era gonfio e che il dolore doveva essere forte davvero, le venne da piangere anche a lei, sentendosi persa, impossibilitata a sistemare le cose.
Rientrò la mamma e li trovò così, disperati, coscienti di non essere riusciti a cavarsela.


            Bruno Magnolfi

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