Davanti ad una buona tazza di caffè,
ad un tavolo appartato, dentro un piccolo locale dove a quest’ora regna la
calma, certe volte la lingua sembra sciogliersi come per magia, ed anche tutto
quello che sembrava quasi destinato a rimanere segreto, al contrario viene
fuori così, spontaneamente, in una maniera del tutto naturale. Chiara, dice
Anna alla fine dei suoi distinguo, guardandola con un sorriso leggermente
impacciato, forse soltanto perché non è certo abituata a parlare di cose di
quel genere. Però si fa coraggio, prende fiato, superando di slancio anche la
propria timidezza: questo ragazzo, spiega inserendo qualche pausa; Andrea, come
si chiama; mi saluta ogni giorno con un’espressione dolce e particolare, con il
sorriso di chi è davvero contento di vedermi, senza insistenze, forse senza
alcuno scopo, arrivando perfino ad attendere qualche volta il momento esatto in
cui termino il mio orario di lavoro per incrociarmi casualmente sulla porta
della carrozzeria, e potermi dire in questo modo sottovoce: ci vediamo domani,
quasi dandomi un appuntamento, a me che in quella piccola azienda ci lavoro da
tanti anni; come fosse un appuntamento soltanto per noi due.
Chiara sorseggia dalla sua tazza, e
forse un moto di sottile invidia la coglie, perciò quando chiede ad Anna: ma tu
pensi che tutto questo possa avere un seguito, probabilmente spera dentro se
stessa che le cose si concludano in fretta, mostrando soltanto il volto di una
ragazzata, di qualcosa senza importanza, e soprattutto che lascino Anna
esattamente la medesima di come è sempre stata fino ad oggi. Dentro di lei
sente il pungolo di qualcosa nella sua amica che forse potrebbe sfuggirle di
mano, una realtà nuova che adesso la coglie impreparata, finendo per mettere in
difficoltà persino lei stessa, anche se cerca di frenare quel moto, riflettendo
che il suo atteggiamento non dovrebbe mai essere così egoistico.
Non lo so, fa lei; improvvisamente
mi sento un’altra, piena di energia, serena, anche curiosa, e forse soltanto
perché il sorriso di Andrea è qualcosa che mi fa stare bene, come se tutte le
cose che mi trovo ad affrontare durante la giornata diventassero
improvvisamente più leggere e anche più semplici. Ma è soltanto una simpatia,
anche Andrea sa perfettamente che non ci potrebbe mai essere qualcosa più di
questo. Allora non ha senso incoraggiarlo, dice Chiara. Non sto incoraggiando
nessuno, ribatte Anna, però credo sarebbe molto peggio se la nostra reciproca
simpatia dovesse restare nell’ombra senza alcuna manifestazione. Chiara sente
perfettamente di essere una zavorra nelle parole di Anna, però in casi come
questo è convinta che qualcuno ci deve essere a far tornare le persone con i
piedi sulla terra.
Poi si alzano, le due amiche, ci
sono tante altre cose da affrontare, e poi si è fatto tardi, non è proprio il caso
di perdersi in sciocchezze per l’intero pomeriggio. Si salutano perciò,
esattamente come hanno fatto sempre, ma Anna adesso si sente maggiormente
sollevata per aver messo al corrente almeno lei. Si abbracciano velocemente sul
marciapiede, sentendo forse di essere vicine a qualcosa di importante, ma poi
ognuna se ne va dietro ai propri piccoli problemi, andando a ripercorrere con
determinazione magari accentuata i sentieri di ogni giorno.
Bruno Magnolfi
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