Non mi sono mai posta troppe
domande. Generalmente mi rannicchio in un angolo, socchiudo lentamente gli
occhi, e poi me ne sto lì a pensare soltanto alle cose che mi fanno piacere.
Qualcuno in passato mi ha detto anche che appaio spesso indifferente a tutto,
però io credo che la mia sia soltanto una semplice difesa. La vicina di casa,
mentre le due donne rimangono ferme una di fronte all’altra sul piccolo
pianerottolo, l’osserva a lungo, quasi senza riuscire a trovare le parole per
interromperla. Agli inizi le sembrava praticamente impossibile che una persona
così riservata come la signora Anna improvvisamente si mettesse a farle delle
confidenze di quel genere, proprio a lei che in tutto quel tempo da quando
abitano in quella loro palazzina si è permessa di scambiare appena qualche saluto frettoloso
con qualcuno tra tutti gli altri condomini, o al massimo si è lasciata andare
con i suoi maggiori conoscenti a qualche breve chiacchierata sulla manutenzione
del loro caseggiato e magari sui piccoli problemi di normale convivenza tra le mura
comuni. Ma adesso prova dentro di sé quasi un piccolo fastidio.
La capisco, le confessa però alla
fine della sua riflessione: anche per me è un po’ così; tengo tutto dentro di
me senza far comprendere a nessuno i malesseri che posso provare. In fondo però
siamo donne, dobbiamo sempre cercare di tenersi da parte, per poi magari fare
noi proprio le scelte più giuste quando alla fine queste contano davvero. Anna
ride, non era certo questo l’argomento che aveva affrontato, ma in fondo fa lo
stesso, le sue opinioni le ha ben chiare dentro di sé, e poi ha già fatto uno
strappo alle sue regole soffermandosi a parlare di se stessa con questa vicina,
meglio adesso non rivelarle troppe cose riguardo le sue opinioni, a scanso di
equivoci. Vede, le dice ancora: io sono ottimista; credo sempre che tutto vada
con certezza a finire nella maniera migliore, proprio come nelle favole per i
bambini.
Si, ho capito, ho capito bene, fa
l’altra; comunque adesso è meglio che vada perché ho ancora un sacco di cose da
fare. Le due si salutano come sempre hanno fatto in tutto quel tempo incontrandosi,
ed ognuna fatte le proprie rampe di scala rientra nel suo appartamento. Nella
sua cameretta c'è Francesco che studia, Anna si muove piano nelle stanze di
casa per non disturbarlo facendo rumore, anche se lui ad un tratto si affaccia
alla porta soltanto per osservarla in silenzio con un sorriso, come non faceva
oramai da un bel po’ di tempo. Lei va subito verso di lui e se lo abbraccia,
senza dire niente: in fondo è un gesto semplice questo, però spesso assume più
significati di qualsiasi lungo discorso. Poi ognuno torna alle proprie
occupazioni.
Anna adesso si sente una sciocca per
aver parlato delle sue intimità con quella vicina, ma aveva assolutamente
bisogno di farlo, aveva proprio voglia di dire a qualcuno qualcosa che non
aveva mai detto ad anima viva. Forse dentro di sé prova davvero un senso di
disagio, magari c'è qualcosa che non va di cui non si è ancora del tutto resa
conto. Però parlarne con qualcuno che appena conosci è perfetto, riflette con calma:
ti aiuta a comprendere che anche tu sei una persona qualsiasi, una come tante,
semplicemente una pedina di questa grande scacchiera, e molto probabilmente
ogni malessere vero o presunto che puoi provare è proprio uguale a quello di
tutti.
Bruno Magnolfi
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