Non è niente, dico io senza cambiare
espressione. Solo un senso di leggera amarezza che però in questi casi è quasi
normale. Si va, si torna, ci si crede chissà quali grandi personaggi soltanto
per aver provato a mettere insieme le cose a cui si è sempre creduto, e poi
basta una battuta d’arresto nel programma generale ed ecco che ci ritroviamo
subito piegati, come fossimo delle improvvise nullità che proseguono a lottare
stupidamente per una ordinaria sopravvivenza.
E’ stato sufficiente un dolore che
persiste anche adesso dentro l’addome, in qualche parte non meglio definita, e
subito ci siamo immaginati le peggiori malattie, qualcosa che in poco tempo ci
potrebbe persino togliere di netto la nostra autonomia, tutti i cardini su cui
è stato imperniato il nostro darsi da fare nella ricerca di un’esistenza
tranquilla e soddisfacente. Abbiamo dato la colpa a mille cose diverse, ma
durante la notte ci siamo rigirati più volte dentro a quel letto nel tentativo
di togliere di mezzo questo fastidio continuo, fino ad alzarsi al mattino già
stanchi, provati oltretutto da un pensiero martellante che non ci ha mai voluto
abbandonare.
Non è niente, vorrei anche dire a me
stesso; ma alla fine devo consultarmi con il medico, indicargli tutti i
particolari della mia giornata, dell’alimentazione, dei piccoli vizi, dello
scarso moto a cui non abbiamo mai avuto il tempo di dedicarci, ed alla fine
lasciamo sbuffando che ci prescriva tutta una serie di accertamenti clinici che
solo a vederli scritti ci tolgono la voglia anche di cominciare ad affrontarli.
Poi si abbassa la testa però, rassegnandoci a prendere gli appuntamenti con gli ambulatori, e sempre di
più ci si preoccupa anche di ogni pur piccolo particolare, mentre intanto si
assume sempre più spesso un’espressione seria, quasi grave, permeata solo di
vaghi sorrisi tristi che indicano la nostra più profonda remissività.
All’improvviso ci sentiamo quasi
delle persone completamente cambiate, soggetti presi di peso e traghettati in
un mondo diverso, dove tutti gli altri sono felici meno che noi, al cui
cospetto annaspiamo confrontandoci, nella speranza continua di vedere svanire
di colpo quest’incubo, e di poter tornare il più presto possibile a ciò che
eravamo fino ad un attimo prima. Viviamo in un tempo sospeso, limitandoci a
parlare dei nostri guai solo con chi ci sta più vicino, ma certe volte
tenendoci anche tutto per noi, esattamente come nel mio caso.
Non è niente, continuo a ripetermi;
si prende una brutta paura e quindi si resta inebetiti per un lasso di tempo, ma
poi tutto passa grazie ad una piccola operazione, oppure ad un farmaco
provvidenziale, e noi all’improvviso ci sentiamo subito liberati da ogni
preoccupazione, pronti per affrontare un nuovo trancio di esistenza con
rinnovato entusiasmo, fuori dalle secche in cui la nostra nave si era
malauguratamente arenata. Non è niente ripeto; niente di niente, continuo a
dirmi dentro la testa, anche se devo ancora percorrere completamente quello
stretto sentiero che alla fine mi indicherà che forse avevo proprio ragione.
Bruno Magnolfi
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