C'è silenzio adesso.
Anche intorno alle auto ferme, o davanti ai negozi ed i caffè chiusi. Qualche
lampione ronza spandendo la sua luce sul tratto di strada che gli è stato
assegnato, e le finestre buie delle case mostrano dell’interno l'assenza
completa di qualsiasi attività. Ecco il vuoto, si potrebbe dire in una parola,
di quasi tutte le migliori intenzioni, e anche di quelle possibilità eventuali
da mettere in pista fra pochissime ore, nonostante immagini fantastiche e
indefinibili si aggirino furtive davanti agli occhi chiusi di ciascun
cittadino. Questo però è il momento giusto per variare le cose, per cercare un
cambio di passo, proprio quando tutti gli altri non si attendono neppure
qualcosa del genere. E’ sufficiente forse mettere a fuoco un proposito, un
progetto esauriente di qualsiasi natura, e quindi dare spazio ai dettagli. Il
resto è solo buona memoria. Perché al mattino poi, tutti gli elementi devono
stare in fila di nuovo, nella stessa maniera di come sono stati pensati, e
riprendere ognuno il suo posto, in modo tale che quello che è stato ideato tra
due sponde definite di sonno, e per ciò stesso già poco probabile, riprenda al
contrario la propria forza primigenia, quella di fare a meno di ogni ordinaria
razionalità.
Si sbadiglia, osservando
attorno ciò che potrebbe davvero cambiare, e pur sembrando quasi impossibile
che questo mai accada, si dà sempre più seguito a quanto è stato in qualche
modo ideato, una specie di sogno in termini quasi reali, quasi una favola, che
adesso si avverte come imperniata in quella difficile possibilità di rendersi
vera. Ma intanto il silenzio ha mostrato qualcosa a cui non si sarebbe potuto
mai credere, e quindi soltanto già questo appare quasi un miracolo tra le cose
ordinarie di sempre. Adesso si guarda all’alba come ad una conseguente
salvezza, una rinascita, l’attimo in cui tutto è possibile. Perché il risveglio
è il ritrovo di sé, e di quello che si riesce ancora a provare.
Niente deve sfuggire
alla mente, e niente che sta attorno a lei può pretendere una distrazione
insperata. Le cose apparse in una fase diversa adesso stanno lì, pronte per
essere praticate, forse variate in qualche dettaglio, probabilmente allineate
in maniera migliore a tutto quanto è concreto e tangibile, ma in ogni caso
l’idea di fondo rimane, ed è quella di portare avanti con fermezza il resto di
tutto il pensato. Non c’è neppure troppo da interrogarsi sui motivi di uno
sforzo del genere, o su a cosa serva provarsi in un compito tale; va costruito,
indubbiamente, perché è soltanto da questo che si potrà vedere davvero la
semplice differenza tra un prima ed un dopo.
Così la giornata
procede, una giornata forse qualsiasi, eppure anche speciale, e tutti gli
elementi comuni ad ogni altra giornata, diventano d’improvviso subito
particolari, illuminati da un senso di diversità in ogni dettaglio. Il progetto
ha un seguito infine, il programma si snoda poco per volta, la volontà procede
a denotare ogni sfumatura che si protende in avanti, e tutto assume un
vantaggio, qualcosa che sembra portare verso la soluzione migliore. Un piccolo
embrione è stato sufficiente a generare un processo di variazioni: ciò che si
poteva definire praticamente come impossibile, è fatto.
Bruno Magnolfi
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