La domenica è una giornata insignificante. Si può
pensare, riflettere, scrivere qualcosa sul proprio diario, magari prendere
appunti per il prossimo futuro, ma non si può vivere davvero. La mattinata
scorre svelta, prendersi cura di se stessi è anche troppo naturale, si finge di
riposarsi quando invece ci si sente anche più stanchi del normale. Questo pensa
Clara durante il solito pranzo a due tra lei e sua madre, la quale oggi, con
una certa cura, ha messo in tavola qualcosa di veramente buono, che purtroppo
non ha assunto sopra la tovaglia altro sapore che quello già previsto. Perché
anche oggi non si sono dette molto loro due: Marisa negli ultimi minuti è
sembrata impegnata soprattutto dietro al forno, ad osservare semplicemente il
colore dorato della besciamella e quello delle patate al rosmarino, e sua
figlia invece è parsa interessata esclusivamente alle notizie politiche della
settimana scorsa trasmesse dalla radio. Niente di nuovo, in fondo, dentro
quella casa, considerato come le uniche novità che appaiono generalmente ai
pasti di ogni giornata, sono date quasi sempre solo dal cambio delle colture
servite e cucinate, ovviamente in adeguatezza alle stagioni, fornite dall’orto ottimamente
curato sempre da Marisa.
Poi è apparsa una domanda: che cosa fai nel
pomeriggio, ha chiesto la mamma con indifferenza, mentre si occupava di altre
cose. E Clara le ha risposto: niente; sottintendendo di non aver alcun
programma. Potremmo uscire assieme, ha detto Marisa guardando improvvisamente
sua figlia in modo molto diretto. E l’altra dopo un attimo ha risposto: va
bene. Si sono ritrovate nell’ingresso di casa per le quattro, con abiti
adeguati ed i capelli a posto, e sono salite sulla loro macchina con calma,
senza nervosismi. Poi si sono avviate lungo la strada principale, lasciando la
frazione “il platano” immersa nel silenzio, quindi per coprire lentamente i tre
chilometri asfaltati fino al paese di Borgo San Carlo. Marisa ha osservato
qualcosa nella sua borsetta, ad un certo punto, poi ha chiesto a Clara come
andassero le cose. Bene, ha detto lei, e quindi si è preoccupata di trovare un
buon parcheggio lungo la via centrale della cittadina.
C’è un caffè pasticceria poco lontano, ed una
volta scese dall’auto loro due hanno deciso di andare proprio là. E’ stato in
quel momento che Marisa ha preso Clara sottobraccio, ma non lo ha fatto in
maniera forte e rude come forse c’era da aspettarsi, bensì con una certa
insolita dolcezza, quasi con grazia, tanto che la figlia si è voltata un attimo
verso di lei, quasi sorpresa, ed ambedue si sono scambiate alla fine un breve
sorriso. Sono contenta, ha detto la mamma mentre qualcuno le salutava lungo il
marciapiede. E soprattutto sono orgogliosa di te, e di quello che stai facendo.
La figlia non è riuscita a dire niente, però si è sentita quasi arrossire sulla
faccia, proprio per la sorpresa di ascoltare parole di quel genere. Poi le ha
risposto che il suo negozio sostanzialmente sta andando bene, e che comunque ha
grandi speranze per la primavera prossima, quando metterà in vetrina le nuove
collezioni. Sono curiosa di vederle, ha detto Marisa. Verrò senz’altro tra le
prime ad ammirare la maniera con cui sarai riuscita a rendere interessanti le
proposte per la stagione nuova.
Quindi sono entrate nel locale, si sono sedute ad
un tavolino libero, ed hanno iniziato a parlare tra loro di qualcosa, con le
parole quasi nascoste nel brusio diffuso delle persone già presenti nel caffè,
ma con le loro espressioni in piena evidenza a tutti, qualcosa che mostrava a
quei presenti che una nuova sintonia si era costituita tra di loro, come da
tempo ormai era giusto che fosse.
Bruno Magnolfi
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