I ragazzi sembrano
svogliati mentre si muovono nella piazza come sempre. Però dicono da qualche
giorno che si sono stufati di rimanere sempre sopra quelle panchine con le mani
in mano. Vorrebbero avere uno spazio tutto per loro, un involucro vero in cui
riflettere, ed è per questo che hanno presentato una domanda formale alle
autorità della cittadina affinché mettessero a disposizione una stanza, un
ritrovo, un luogo dove riunirsi, una specie di piccolo e semplice locale, anche
se per adesso nessuno ha risposto un bel niente. C’è una nuova voglia di fare
in tutto il paese, ha detto qualcuno in giro per avvalorare e dare slancio alla
loro tesi; e se ci date una mano, dicono ancora ai cittadini, forse le cose
possono migliorare anche per parecchia altra gente. Un circolo giovanile, un
centro sociale, ecco che cosa vorrebbero riuscire a dar vita, un luogo dove
ritrovarsi e confrontarsi anche con altri, in modo da costituire degli sbocchi
fattivi a tutto il loro tempo libero.
Hanno poi messo insieme uno striscione con una
scritta grande che riporta evidenziati questi loro desideri, e lo hanno esposto
proprio sulla piazza, in mezzo alle panchine, così che tutti sappiano cosa
chiedono davvero questi ragazzi. Clara lo ha visto, perciò si è fermata in
mezzo a loro, ha chiesto notizie, ha detto che a lei piace molto quell'idea, e
che forse è proprio il momento giusto per smuovere qualcosa, per svecchiare le
abitudini di tutti, per abbandonare i modi di essere che hanno resistito fino a
quel momento. Si sono bevuti una birra tutti insieme quella sera, ed hanno
brindato con grande soddisfazione a quella loro idea, tanto che infine Clara ha
deciso di scrivere a grandi lettere un volantino con la spiegazione delle loro
richieste, per poi esporlo per prima dentro al suo negozio, nella speranza e
con l’invito che anche altri esercizi si decidano ad aderire all'idea e a mettere
in bella vista quelle istanze.
Poi qualcuno ha sentito anche il bisogno di indire
una riunione nella saletta del bar Soldini, per tutti quelli che sull'argomento
avessero avuto qualcosa da dire o da chiedere, ed ognuno dei ragazzi è stato
invitato ad annotare a quel riguardo i propri pensieri e le proprie richieste
sopra un foglio comune, in modo da confrontare enumerandole le opinioni e le
posizioni di ciascuno. Tutto si è svolto con grande correttezza, ed anche se una
sera è apparsa qualche scritta fuorviante sopra ai vecchi muri di quel paese,
le cose sono andate avanti in maniera tranquilla, senza strappi.
Il sindaco oggi ha ricevuto nel suo ufficio in
municipio due rappresentanti di quei ragazzi, e ha detto loro che ci sarebbe
giusto un edificio vuoto di proprietà comunale che potrebbe essere destinato a
ritrovo proprio per quel gruppo giovanile. Loro si sono guardati, hanno
sorriso, poi è stato sottoposto all’attenzione di tutti una specie di contratto
con la cessione a titolo gratuito del bene in muratura, a cui corrispondere
però con una serie di adempimenti e di impegni piuttosto rilevanti. I ragazzi
hanno preso una copia del documento per leggerla e meditarla con più calma,
quindi sono usciti. Davanti al solito bar Soldini hanno iniziato a studiare le
pagine, e si sono resi conto poco per volta che firmando quell’intesa non
sarebbero mai stati più liberi di fare le cose di sempre, se non diventare dei
cittadini modello integrati e composti. Perciò hanno rifiutato.
In ogni caso l’idea è nell’aria, dicono tutti, e
soprattutto la voglia di fare qualcosa ormai sta girando nelle teste di molti,
e probabilmente un compromesso oppure un’altra soluzione sarà trovata al più presto.
Non importa, ha detto perfino Clara ripassando dalla piazza; dobbiamo avere
fiducia, le cose si sistemeranno. Con queste parole tutti si sono sentiti più
rassicurati, e d’improvviso gli antichi rancori, se mai ce n’erano stati, sono presto
scomparsi.
Bruno Magnolfi
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