“Non fa niente”, dice
Renato; “per me è la stessa cosa, e se per l’appunto dovessi scegliere davvero
tra queste due opportunità, mi troverei sicuramente in forte imbarazzo”. Attività
diverse, probabilmente diverse le maniere per sentirsi in pace con se stessi, a
posto, senza alcuna necessità di altro. Qualcuno in casi simili potrebbe parlare
tranquillamente di stranezze, altri quasi di diavolerie; però non essere capaci
di decidersi tra degli impegni futuri tanto diversi, pare quasi qualcosa di cui
ridere, tanto appare il colmo di qualsiasi incertezza. Già, perché alla fine
non c’è cosa maggiormente insopportabile dell’incapacità manifesta di saper scegliere
tra due possibilità così distanti da non apparire neanche assimilabili. “Il
fatto è che non sono abituato a prendere delle decisioni; lascio sempre che
siano gli altri oppure il caso a scegliere per me”.
Lui sta nella sua casa al primo piano, affacciato
alla finestra mentre dice in questo modo, e c’è il signor Parrini dall’altra
parte del cortile, dove si trova il retro del giardino della sua villa, che gli
spiega di che cosa potrebbe occuparsi se davvero volesse accettare una di quelle
sue due offerte. Di fatto è un favore che intende fare nei confronti della
madre di Renato, una donna che conosce oramai da tanti anni, ed in
considerazione del fatto che per la momentanea situazione economica abbia
dovuto licenziare più di un dipendente, e sia fuori di dubbio che alla
riapertura completa della sua piccola azienda di trasporti si troverebbe
senz’altro con diversi posti di lavoro rimasti ormai scoperti, si vede
costretto a dare un’opportunità a tutti coloro che conosce in qualche modo,
anche chi forse non gli pare del tutto all’altezza della propria generosità. “Va
bene”, gli dice alla fine; “vorrà dire che proverai a fare il magazziniere,
piuttosto che il contabile”.
Renato pare contento, non immagina neppure di che
cosa precisamente debba occuparsi, però è ancora un ragazzo, e la sua timidezza
è tale da non avergli permesso fino ad oggi di fare la benché minima esperienza
di lavoro. Sua madre appare di nuovo dieto alle sue spalle, ringrazia anche lei
sorridendo, ed intanto riflette su come sdebitarsi nei prossimi tempi per un
favore di quel genere. Sapevano tutti, nel vicinato, che quel signor Parrini
aveva un’azienda ben avviata, e che proprio non gli mancassero i quattrini; ma
da lì a chiedergli un favore di quel genere, a nessuno tra coloro che abitano
dietro alla sua residenza era mai venuto a mente. Quindi loro due rientrano,
chiudono con garbo la finestra dopo i saluti doverosi, e Renato va subito nella
sua stanza a riguardare le sue cose. Ha preso il diploma tecnico ormai da più
di un anno, e di tutte le richieste di lavoro che ha spedito in giro fino
adesso non gli è tornata indietro neppure un’opportunità di prova. Ora si sente
quasi smarrito da quest’offerta: è come se si fosse quasi abituato all’idea che
nessuno avesse davvero necessità dei suoi servigi. Rispettare degli orari, indossare
indumenti precisi, muoversi al minimo accenno di un’attività da compiere, obbedire
sempre: questo immagina adesso.
“Forse era meglio se sceglievo di occuparmi della
contabilità”, dice a sua madre quando lei si affaccia alla porta della
cameretta. Lei lo guarda, si avvicina, gli accarezza con un gesto semplice la
nuca. “Non te lo avrebbero permesso”, gli dice a voce bassa. “Avrebbero finto
di farti provare per qualche giorno, per poi scartarti, spiegandoti con due
parole che non eri adatto”. Renato guarda sua madre con occhi spersi: “allora
chiedermi di scegliere non era un atto vero, una possibilità che avevo”. Lei si
muove come per mettere a posto qualche cosa, poi torna a guardarlo: “ci sono
dei casi in cui qualcuno finge di essere magnanimo, di voler bene agli altri,
come se donare qualcosa sia assolutamente senza interesse. Ma non è quasi mai
così, e capita spesso che la furbizia di chi ha la possibilità di dare, resti
in qualche modo superiore ad ogni gesto apparentemente generoso”.
Bruno Magnolfi
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