Lei
resta a letto, anche se è tardi. Semplicemente non trova dentro di sé una buona
ragione per alzarsi da dove si trova e mandare avanti le attività del giorno,
anche se non riesce più a dormire neanche per ulteriori cinque minuti. Si copre
la faccia con le lenzuola, riflette qualcosa che non sembra adesso abbia né
capo né coda, lascia che alcuni ricordi scollegati facciano capolino a
rammentarle qualcosa del proprio passato, poi si concentra per farsi tornare a
mente il nome di un paesino dove si è recata qualche volta moltissimi anni fa.
Ma non ha alcuna importanza adesso, e la necessità più profonda che avverte è
quella di scovare dentro di sé un buon motivo per affrontare la giornata che
inesorabilmente avanza. Si ricorda però la strada tortuosa per arrivarci, il
profilo delle case arroccate sulla cima di una collina puntuta, rocciosa, con
le poche strade strette ed irregolari inerpicate attorno. Potrebbe farsi una
doccia, poi occuparsi di sé, dei suoi capelli, delle unghie, delle piccole
rughe insidiose sopra al viso, di tutti quei particolari che normalmente si
tralasciano insomma, forse perché poco importanti, forse perché segno di
motivazioni troppo legate all’età, che non si possono affrontare mai con
leggerezza, ed in certe giornate anche meno volentieri.
Poi
si decide, scansa le coperte, infila i piedi dentro le pantofole e subito va in
cucina a prepararsi un caffè che le procuri un po’ di quella carica che serve. Chissà
come mai si chiamava quel posto, pensa ancora. La prima volta c’era andata da
ragazza, insieme ad una amica, perché lì ci abitava la sua nonna, e loro due
erano passate da quelle parti fermandosi per un saluto che poi si era
prolungato oltre misura, con un pranzo squisito nella casa della vecchia, ed un
intero pomeriggio trascorso tra le strade e le solitarie mura, piene di storia,
di cose ferme. In seguito, con quell’amica si erano perse, come succede a
volte, ma lei era ritornata in seguito da quelle parti con suo marito, molto prima
della loro separazione, compiendo un giro per quelle colline dolci costellate
di vigne e di oliveti. Adesso tutto sembra quasi ironico, anche i suoi pensieri
confusi e quei suoi ragionamenti attorno a cose che la riportano infine
soltanto alla sua incapacità di ricordarsi come si chiamasse quella cittadina.
Potrebbe consultare una cartina geografica qualunque, ma non sarebbe certo la
solita faccenda. Deve ricordarlo, è quasi essenziale. Si siede accanto alla
finestra con la sua tazza in mano, e guarda fuori quest’immobilità da giorni
assurdi, quasi insensati.
Non
ha ancora voglia di niente, questo è il punto: nessun bisogno di spingersi in
avanti, occuparsi di qualcosa, provare a recuperare almeno nei pensieri la sua
esistenza incapace di una direzione vera, di un significato di personalità, di un’idea
di fondo adatta a produrre un senso importante, che illumini i contorni delle
sue scelte troppo casuali, forse anche troppo insipide. Ricorda solo la strada
tutta curve, in questo momento, e l’emozione di giungere il un luogo proprio come
quello, costruito praticamente a mani nude, nel corso di chissà quanti decenni,
da persone che hanno modellato l’intera collina fino a darle una precisa
personalità. Uomini capaci e donne brave, figure intrise di grande dignità, che
due ragazzette certo non potevano comprendere, ma una femmina matura forse sì,
di fronte ai suoi pensieri pur confusi ed incompleti, pronti però ad essere
rimessi in perfetto ordine, come è doveroso fare prima o dopo.
Nessuna
volontà di cambiare, questo è il punto; e neppure una memoria degna che faccia
tenere alla larga dagli sbagli. Poi si siede al tavolo davanti ad un libro che
in questo periodo sta cercando di leggere scorrendo qualche pagina alla volta,
senza neppure usare quell’interesse che probabilmente meriterebbe il testo, e confondendo
spesso la trama delle pagine già lette, scocciandosi alla fine, e andando
avanti in modo meccanico, quasi per scommessa. Montemassi, ecco il nome del
paese, adesso le pare quasi di vederlo, e di ricordarne ogni particolare.
Ripartirà da lì appena possibile, sembra promettere adesso a se stessa;
ricercando così il proprio passato rimasto troppo in bilico, mettendo in fila uno
per uno tutti i suoi sbagli, ed impegnandosi di più per il futuro.
Bruno
Magnolfi
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