“Sono scemo”, mi dico ogni volta che
affronto con la solita determinazione qualcosa che magari neppure conosco, magari
solo per il gusto di mettermi ad individuare quale sia il mio vero limite. Poi
mi riprendo, e capisco quasi sempre di aver esasperato il mio egocentrismo,
così cerco almeno di rientrare nei ranghi, e tento anche di dimenticare
rapidamente tutte le mie brutte figure. Mi sento spesso per telefono con gli
amici, e dico a loro che non sono certo il tipo che si fa fregare facilmente,
così quando propongono qualcosa dico sempre di no, anche se poi mi lascio
supplicare almeno fino a quando non acconsento, mostrando comunque ancora della
ritrosia. Loro mi conoscono, sanno come prendermi, e ormai è diventato come un
gioco comportarmi così.
“Mi piacerebbe annullarmi”, dico
qualche volta quasi per provocazione. “Mi sento ingombrante, con troppa
personalità, incapace di tenere un basso profilo”. C’è una ragazza che non
parla quasi mai quando siamo tutti in compagnia, ed io mi chiedo come faccia ad
essere così, piena di pensieri e di riflessioni che non scambia mai con
nessuno. Le offro una birra, tanto per tastare il terreno, poi le dico che per
calmare un po’ il mio modo di essere ci vorrebbe che trovassi una ragazza,
proprio una come lei. “Vedi Sonia”, le fo; “certe volte sento di avere molto da
dare, e per questo motivo impegno tutto me stesso nel tentativo di far
comprendere il mio punto di vista, il mio parere, le mie opinioni più varie.
Non sono molto convinto delle cose che dico, però mi sembra che tutto questo
sviluppi la discussione, offra ai miei amici la possibilità di trovare degli argomenti
critici”. Lei mi guarda, non dice niente come suo solito, però elabora le cose
dentro la sua testa.
“Va bene”, fa lei alla fine.
Possiamo metterci assieme”. Io comprendo lo spirito di sacrificio da parte di
una come Sonia, così mentre la guardo e sorrido, impongo a me stesso di provare
a cambiare, almeno in parte, e di pormi il tentativo di assomigliare un po’ anche
a lei. Le chiedo come mai a lei non piaccia parlare con gli altri, ma Sonia
alza una spalla, si schernisce, ed infine dice che non è soltanto per
timidezza, è anche per il gusto di ascoltare quello che tutti hanno da dire,
dando per scontato che ci sia tutto da scoprire in ciò che pensano le altre
persone. Rifletto, mi sembra un ottimo punto di vista, però mi pare che abbia
molte più possibilità di confronto con la realtà uno proprio come me, piuttosto
che una ragazza come è lei, anche se adesso non dico più niente. Più tardi ci
sentiamo per telefono, e le dico che mi sembra quasi una sfida comprendere cosa
lei nasconda dentro di sé, e questo mi piace moltissimo. Sonia non risponde
niente, però in questo modo mi costringe immediatamente a riflettere su ciò che
forse avrebbe anche potuto rispondere.
“Sei misteriosa”, le fo a Sonia.
“Però più ti conosco più mi piace la tua maniera di essere”. Dopo che ho
riattaccato il telefono mi prende una specie di dubbio di base, così ricompongo
il suo numero velocemente e la richiamo. “Forse siamo uguali”, le fo; “però
anche se abbiamo sviluppato due maniere completamente diverse di confrontarci
con l’esterno, quando parliamo tra di noi penso che ci capiamo al volo, e
questo è quanto di più importante possa esserci”. Lei non risponde niente,
sembra che elabori di nuovo tutte quante le parole che cerco di rivolgerle,
come se dall’interpretazione di quello che le dico ne possano scaturire degli
elementi fondanti per nuove riflessioni che Sonia si limita semplicemente a
provocare in me, quasi fossi io alla fine quello che concretizza le idee,
lasciando a lei il compito di esaminarle nel pensiero. “Devo lasciarti”, dice
alla fine. Ed io le dico che va bene, non c’è problema, ci sentiamo più tardi.
“Non parlavo della telefonata”, mi fa lei. “Non posso sopportare più i tuoi
modi. Siamo troppo differenti”.
Bruno Magnolfi
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