sabato 26 luglio 2025

Così e nient'altro.


            Antonio si sente orgoglioso di quanto sta facendo. In fondo il suo senso di solidarietà verso chi è più svantaggiato è sempre stato il primo dei propri pensieri, ed adesso è anche convinto che ogni rimedio a questo problema passi da quell’importante svincolo dato dai contenuti di quei libri che per loro natura sono a disposizione di tutti. La lettura delle storie che si trovano racchiuse tra quelle innumerevoli pagine di carta, secondo lui, può essere quanto di più fondamentale per scoprire quanta realtà possa esistere senza che ci si debba muovere neppure da casa o addirittura dalla propria sedia. Sono le biblioteche difatti il fulcro di ogni innalzamento della cultura popolare, e solo da lì può transitare il miglioramento dei livelli di percezione generalizzata del potere sulla gente, anche di una piccola borgata di provincia. Lui è abituato ad andare in biblioteca, prendere in prestito dei libri e poi leggerli con calma nella sua stanzetta. Ma adesso che può spiegare a qualcuno cosa ci sta sotto a quei caratteri di stampa, che cosa significano quelle lettere messe tutte in fila, quelle parole organizzate in frasi, in periodi, in paragrafi, comprende perfettamente la propria fortuna, e si sente felice di poter trasmettere a qualcuno tutto questo. Non tanto per l’atto in sé, quanto perché è consapevole di come sia quella la strada per comprendere le cose del mondo, tanto che la lettura e la scrittura sono a parer suo il vero fondamento della vita sociale.

            Dopo aver assimilato i primi rudimenti, Niocke, una volta tesserato presso la biblioteca del paese, si è fatto consegnare dall’impiegata il suo primo libro in prestito scritto interamente in italiano, proprio per fare esercizio di lettura, ed ha infilato il piccolo volume dentro al suo zaino con grande soddisfazione, come avesse iniziato con questo gesto un vero percorso di miglioramento della propria condizione esistenziale. Lo ha iniziato a sfogliare già mentre stava sulla corriera che lo riportava al centro immigrazione, ed ha cominciato sicuramente a comprendere molte delle parole scritte sulla carta, esclusa però qualcuna decisamente più difficile. Tra non molto immagina che potrà anche iniziare a scrivere i propri pensieri, o almeno a mettere giù qualche semplice appunto, qualche parola semplice, e tutto ciò secondo lui è un altro dei passaggi importanti tramite cui sentirsi una persona completa, pur in un paese per lui straniero. Ancora spera di incontrare quella ragazza che gli è apparsa come una visione nella biblioteca, per poterle dire che sta iniziando persino a leggere i libri nella sua lingua, e che sta iniziando poco per volta ad essere un vero europeo, quasi un italiano, e che le differenze tra le diverse culture quindi si stanno assottigliando, e tra non molto loro due potranno anche scambiarsi delle opinioni con una certa normalità.

            Antonio non comprende fino in fondo quale sia lo stato d’animo di Niocke, gli pare comunque che il suo modo di guardare tutte le cose sia così particolare da renderlo certe volte distante, anche se riconosce in lui una notevole voglia di imparare, di assorbire i modi di fare della gente che ha continuamente intorno, di cambiare in fretta, il prima possibile, anche le proprie caratteristiche, fino a mostrarsi a tutti come un semplice ragazzo come sono gli altri. Poi si ritrovano di nuovo durante un tardo pomeriggio presso la biblioteca cittadina, e Niocke dice subito: <<Credo di essere riuscito a scrivere qualche parola di senso compiuto, senza copiarla; vorrei farti controllare queste piccole cose, e magari correggere insieme gli errori, in modo da comprendere bene dove faccio degli sbagli>>. Così i due entrano in quel paio di piccoli locali quasi interamente adibiti a scaffali per i libri, e davanti ad uno dei tavoli c’è lei, di nuovo, con la sua amica, mentre sta studiando esattamente come la volta scorsa. Sottovoce Niocke dice ad Antonio: <<Vorrei scrivere qualcosa per quella ragazza, ma i miei pensieri non riescono ad andare a braccetto con le frasi, e d’altra parte non posso farmi aiutare da te per una cosa come questa>>. Poi si siedono, e Sara mostra subito un’invitante piccolo sorriso, anche se guarda verso Niocke appena per un attimo veloce. Lui si sistema in modo da poterla osservare ogni volta che gira il suo sguardo da quella parte, ma alla fine non si decide a fare niente, se non restare fermo, colpito da quella ragazza dall’espressione dolce.

            Infine, con molta riflessione, riesce a scrivere con semplicità sopra un foglietto: “SEI BELLISSIMA”, quindi si alza dalla sedia con estrema calma, si avvicina al tavolo di Sara e deposita davanti a lei quel foglio con la grafia stentata, lasciandole lì anche un piccolo sorriso. Poi trascorre il tempo, Niocke si impegna nel seguire la lezione che gli impartisce Antonio, e quasi non pensa più a quella ragazza che ha sentito ridere insieme alla sua amica. È soltanto quando loro due si alzano per andarsene, che lui va verso di loro, e sulla porta della biblioteca dice semplicemente a Sara: <<Mi chiamo Niocke; mi piacerebbe qualche volta camminare per strada insieme a te>>. Lei sorride, non dice niente, ma si vede che si sente lusingata. Poi se ne va, anche se infine si volta, torna indietro di due passi e poi dice soltanto: <<Mi chiamo Sara>>, e poi nient’altro.

 

            Bruno Magnolfi  

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