Antonio
si sente orgoglioso di quanto sta facendo. In fondo il suo senso di solidarietà
verso chi è più svantaggiato è sempre stato il primo dei propri pensieri, ed
adesso è anche convinto che ogni rimedio a questo problema passi da
quell’importante svincolo dato dai contenuti di quei libri che per loro natura
sono a disposizione di tutti. La lettura delle storie che si trovano racchiuse
tra quelle innumerevoli pagine di carta, secondo lui, può essere quanto di più
fondamentale per scoprire quanta realtà possa esistere senza che ci si debba
muovere neppure da casa o addirittura dalla propria sedia. Sono le biblioteche
difatti il fulcro di ogni innalzamento della cultura popolare, e solo da lì può
transitare il miglioramento dei livelli di percezione generalizzata del potere
sulla gente, anche di una piccola borgata di provincia. Lui è abituato ad
andare in biblioteca, prendere in prestito dei libri e poi leggerli con calma
nella sua stanzetta. Ma adesso che può spiegare a qualcuno cosa ci sta sotto a
quei caratteri di stampa, che cosa significano quelle lettere messe tutte in fila,
quelle parole organizzate in frasi, in periodi, in paragrafi, comprende
perfettamente la propria fortuna, e si sente felice di poter trasmettere a
qualcuno tutto questo. Non tanto per l’atto in sé, quanto perché è consapevole di
come sia quella la strada per comprendere le cose del mondo, tanto che la
lettura e la scrittura sono a parer suo il vero fondamento della vita sociale.
Dopo
aver assimilato i primi rudimenti, Niocke, una volta tesserato presso la
biblioteca del paese, si è fatto consegnare dall’impiegata il suo primo libro
in prestito scritto interamente in italiano, proprio per fare esercizio di
lettura, ed ha infilato il piccolo volume dentro al suo zaino con grande
soddisfazione, come avesse iniziato con questo gesto un vero percorso di
miglioramento della propria condizione esistenziale. Lo ha iniziato a sfogliare
già mentre stava sulla corriera che lo riportava al centro immigrazione, ed ha
cominciato sicuramente a comprendere molte delle parole scritte sulla carta,
esclusa però qualcuna decisamente più difficile. Tra non molto immagina che
potrà anche iniziare a scrivere i propri pensieri, o almeno a mettere giù
qualche semplice appunto, qualche parola semplice, e tutto ciò secondo lui è un
altro dei passaggi importanti tramite cui sentirsi una persona completa, pur in
un paese per lui straniero. Ancora spera di incontrare quella ragazza che gli è
apparsa come una visione nella biblioteca, per poterle dire che sta iniziando
persino a leggere i libri nella sua lingua, e che sta iniziando poco per volta
ad essere un vero europeo, quasi un italiano, e che le differenze tra le
diverse culture quindi si stanno assottigliando, e tra non molto loro due
potranno anche scambiarsi delle opinioni con una certa normalità.
Antonio
non comprende fino in fondo quale sia lo stato d’animo di Niocke, gli pare
comunque che il suo modo di guardare tutte le cose sia così particolare da
renderlo certe volte distante, anche se riconosce in lui una notevole voglia di
imparare, di assorbire i modi di fare della gente che ha continuamente intorno,
di cambiare in fretta, il prima possibile, anche le proprie caratteristiche,
fino a mostrarsi a tutti come un semplice ragazzo come sono gli altri. Poi si
ritrovano di nuovo durante un tardo pomeriggio presso la biblioteca cittadina,
e Niocke dice subito: <<Credo di essere riuscito a scrivere qualche
parola di senso compiuto, senza copiarla; vorrei farti controllare queste
piccole cose, e magari correggere insieme gli errori, in modo da comprendere
bene dove faccio degli sbagli>>. Così i due entrano in quel paio di
piccoli locali quasi interamente adibiti a scaffali per i libri, e davanti ad
uno dei tavoli c’è lei, di nuovo, con la sua amica, mentre sta studiando
esattamente come la volta scorsa. Sottovoce Niocke dice ad Antonio:
<<Vorrei scrivere qualcosa per quella ragazza, ma i miei pensieri non
riescono ad andare a braccetto con le frasi, e d’altra parte non posso farmi
aiutare da te per una cosa come questa>>. Poi si siedono, e Sara mostra
subito un’invitante piccolo sorriso, anche se guarda verso Niocke appena per un
attimo veloce. Lui si sistema in modo da poterla osservare ogni volta che gira
il suo sguardo da quella parte, ma alla fine non si decide a fare niente, se
non restare fermo, colpito da quella ragazza dall’espressione dolce.
Infine,
con molta riflessione, riesce a scrivere con semplicità sopra un foglietto:
“SEI BELLISSIMA”, quindi si alza dalla sedia con estrema calma, si avvicina al
tavolo di Sara e deposita davanti a lei quel foglio con la grafia stentata,
lasciandole lì anche un piccolo sorriso. Poi trascorre il tempo, Niocke si
impegna nel seguire la lezione che gli impartisce Antonio, e quasi non pensa
più a quella ragazza che ha sentito ridere insieme alla sua amica. È soltanto
quando loro due si alzano per andarsene, che lui va verso di loro, e sulla
porta della biblioteca dice semplicemente a Sara: <<Mi chiamo Niocke; mi
piacerebbe qualche volta camminare per strada insieme a te>>. Lei
sorride, non dice niente, ma si vede che si sente lusingata. Poi se ne va,
anche se infine si volta, torna indietro di due passi e poi dice soltanto:
<<Mi chiamo Sara>>, e poi nient’altro.
Bruno
Magnolfi
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