Dentro
di me non c’è niente. Certe volte giro per le strade, incontro qualcuno che
conosco, mi fermo per scambiare due parole. Chiedo agli altri come vadano le
cose, mi informo se ci sono delle novità, parlo del tempo, delle faccende
usuali che si dicono sempre in queste situazioni. Poi riprendo la mia
passeggiata. Però spesso vorrei tornare indietro, stringere la mano alle
persone con le quali mi sono fermato per parlare, ringraziarle, dire loro parole
affettuose, che dimostrino la mia vicinanza a tutte loro che hanno dimostrato
rispetto per le mie idee e per il mio tempo. Rido tra me sommessamente, sono
contento che i miei comportamenti restino nei limiti dell’insospettabile, che i
miei pensieri veri non si mostrino mai, in nessun caso.
Qualcuno
poi mi parla di sé, delle difficoltà che ha avuto ultimamente con la salute o
con gli affari, ed io annuisco, lascio che le cose si spieghino da sole,
restino su un piano comune sul quale tutti ci sentiamo coinvolti e dalla stessa
parte. Osservo i gesti di chi parla, le sue espressioni nel definire il sopruso
della burocrazia sul cittadino, o la sfortuna per essere incappato in una
situazione ai limiti del concepibile. Mi aspetto sempre che qualcosa in tutto
questo travalichi la normalità, che mi si chieda un impegno certo, immediato,
costruttivo.
Guardo
qualcosa più avanti sulla strada: penso che oltre la manciata di parole che ci
siamo scambiati sopra questo marciapiede non possiamo fare altro, è ben
evidente. Comprendo l’afflizione dalla quale ci si può sentire preda in certi
casi, ma è impossibile cambiare delle semplici regole più che definite: ognuno
può parlare con tutti quanti di sé e delle proprie disgrazie, può farlo fino
anche alla nausea, ma è da solo quando si tratta di affrontarle nel concreto. Proseguo
a camminare e sono contento che nessuno oggi mi abbia chiesto soldi o persino
parte del mio tempo: non si può approfittare di una conoscenza o di una
amicizia per cose del genere, è bene che chiunque se lo metta bene in testa.
Per questo vorrei ringraziare ognuna delle persone che ho incontrato,
ringraziare tutti coloro che non hanno avuto il cattivo gusto di chiedermi
qualcosa: il tempo era bello anche quest’oggi, ho pensato sorridendo, cosa mai
dovremo chiedere di più?
Bruno
Magnolfi
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