Cammino
lentamente lungo la strada, mi fermo un momento ad osservare il negozio della
signora Maria, poi proseguo fino alla fermata degli autobus. Non c’è nessuno,
mi siedo sopra la panca metallica, ogni dieci minuti arriva un mezzo pubblico,
scendono due o tre persone e se ne vanno svelte per i fatti propri. Osservo
tutto ciò che si muove attorno a me, il tempo sembra proprio corra parallelo a
questi semplici elementi ordinari; le auto che transitano, l’autobus che
sbuffa quando apre le porte pneumatiche,
le persone che hanno occhi soltanto per le proprie preoccupazioni.
Il
tempo, ecco, tutto questo tempo la cui quantità, in una sola volta, inebria
come un mare scuro e profondo, e che qui invece è scandito goccia per goccia
nella trasparenza inefficace della quotidianità. Mi alzo, torno indietro fino
al negozio della signora Maria, ne guardo la vetrina fermandomi, lei forse mi
vede, vorrebbe sorridermi, penso, ma non lo fa, o non lo fa ancora. Ci conosciamo
da trent’anni, penso mentre la guardo; io passo ogni giorno da qui, ne osservo
il profilo, lei sa di piacermi anche se non ci siamo scambiati mai una sola
parola.
Ma
oggi è diverso, penso: lei viene verso la porta vetrata, la apre, esce sul marciapiede,
dice buongiorno, poi continua a guardarmi negli occhi. Mi dispiace, dico io
sottovoce, di darle tutto questo fastidio; ma non riesco proprio a fare a meno
di comportarmi così. Lo so, dice la signora Maria; poco per volta ho continuato
ad affezionarmi ai suoi modi, alla maniera di fermarsi davanti al negozio, alle
sue rughe profonde, da uomo saggio, con quegli occhietti vivi che osservano
sicuramente molto di più di tutto quello che vedono. Non so come ringraziarla,
dico io, di queste parole. Mi piacerebbe tenerle la mano, starle vicino, anche
soltanto sentirla respirare, sapere che qualcosa brilla ancora dentro di noi,
nonostante la nostra età già avanzata. Non siamo ancora diventati sterili come
sono ormai tutti, dico io, sappiamo gioire delle piccole cose, un semplice
gesto apre ancora per noi tutte le porte. Lei continua a guardarmi, ma non dice
niente.
La
signora Maria non risponde a questi pensieri, resta là dietro a quel suo
bancone dentro al negozio, impegnata con qualche cliente, però si lascia
guardare, mi permette di fare dei sogni su qualsiasi cosa io mi senta di desiderare;
forse ride di me certe volte, penso, e delle mie fantasie in cui lei viene
fuori, sul marciapiede, mi viene incontro, quasi fermando per un attimo questo
stupido tempo che prosegue per sempre a sgocciolare fuori con ritmicità da un
contenitore di mare dentro al mio povero cuore; poi lei dice soltanto: lo so,
lo sento tutto quello che scorre, non potrebbe essere in altra maniera.
Bruno
Magnolfi
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