martedì 30 agosto 2011

Il percorso meteorologico.

            
            Lei sa di essere una persona seria, se ne rende conto ogni volta che si ferma con garbo a parlare con le persone che conosce, con i vicini che abitano in quella stessa strada leggermente fuori mano dove abita anche lei, o anche con i suoi colleghi di lavoro, in quei lunghi corridoi del palazzo di uffici dove si reca ogni giorno con puntualità. Sa che per lei l’età giusta è ormai trascorsa, ma anche se è rimasta da sola senza essere riuscita a costruire, così come aveva sperato, una relazione duratura, questo non ha, tra i suoi pensieri, quasi alcuna importanza.
            Ritiene fondamentale invece riuscire ad organizzare bene il suo tempo, dedicare le sue energie alle cose che le piacciono, ripetere costantemente i gesti e i comportamenti che conosce a menadito, e di cui è convinta praticamente che non possa esistere possibilità per migliorarli. Così si sente bene, perfettamente a proprio agio quando si siede da sola sul divano della sua piccola casa, e ritiene di aver fatto ogni volta tutto ciò che si era prefissata: anche se nessuno le telefona o passa a farle visita, non ha alcuna importanza, pensa; lei sta bene, la sua coscienza è a posto, il suo percorso è stabilito, e niente o quasi può intervenire per variarlo.
            Poi apre l’armadio e osserva i suoi vestiti: ritiene di non aver niente di adatto se vuole uscire vestita in modo da sentirsi veramente a proprio agio, così come neppure un paio di scarpe, tra tutte quelle che possiede, le paiono adeguate; non sa da cosa nascono questi suoi precisi sentimenti, però sa che la sua è un’esigenza che sente nel profondo, impossibile aggirarla. Infine indossa i capi che le appaiono come i meno peggio, ed esce di casa, senza neppure sapere con certezza verso dove vuole dirigersi. Sale sopra un mezzo pubblico, gira per le strade senza meta, infine si ritrova nei pressi della stazione ferroviaria. Si siede sopra una panchina, osserva le persone in partenza che si affrettano ai binari, prova un impulso mal contenibile a partire, anche se non farebbe mai una cosa di quel genere.
            Quindi si alza per tornare verso la sua casa, ma immagina qualcuno che la fermi, le dica qualcosa che lei in un primo momento non riesce neppure a comprendere: il percorso che si compie in certi casi è minimale, dice la persona; ma questo non ha alcuna importanza: è dentro di noi che le cose hanno un senso, un equilibrio apparentemente perfetto che sembra non abbia bisogno di nient’altro. Ma l’attimo importante è quando si verifica uno scarto, si interrompe quella completezza che ci pareva ferrea, inamovibile.
            Lei resta ferma, in piedi, per un attimo lunghissimo, infine se ne torna quasi di fretta verso casa, cerca di lasciare quel pensiero alle sue spalle, tenta di tenerlo distante, di pedinarlo mentre corre verso l’autobus. Sembra che niente adesso sia giusto nella sua giornata, che il suo percorso personale abbia subito ora una vera e proprio interruzione. Entra in casa e si siede, il suo barometro sul muro dice che domani la giornata sarà probabilmente infastidita da una pioggia debole; non importa, pensa lei, metterò il mio piccolo ombrello pieghevole dentro la borsa.


            Bruno Magnolfi     

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