Lei
sa di essere una persona seria, se ne rende conto ogni volta che si ferma con
garbo a parlare con le persone che conosce, con i vicini che abitano in quella
stessa strada leggermente fuori mano dove abita anche lei, o anche con i suoi
colleghi di lavoro, in quei lunghi corridoi del palazzo di uffici dove si reca
ogni giorno con puntualità. Sa che per lei l’età giusta è ormai trascorsa, ma
anche se è rimasta da sola senza essere riuscita a costruire, così come aveva
sperato, una relazione duratura, questo non ha, tra i suoi pensieri, quasi
alcuna importanza.
Ritiene
fondamentale invece riuscire ad organizzare bene il suo tempo, dedicare le sue
energie alle cose che le piacciono, ripetere costantemente i gesti e i
comportamenti che conosce a menadito, e di cui è convinta praticamente che non
possa esistere possibilità per migliorarli. Così si sente bene, perfettamente a
proprio agio quando si siede da sola sul divano della sua piccola casa, e
ritiene di aver fatto ogni volta tutto ciò che si era prefissata: anche se
nessuno le telefona o passa a farle visita, non ha alcuna importanza, pensa;
lei sta bene, la sua coscienza è a posto, il suo percorso è stabilito, e niente
o quasi può intervenire per variarlo.
Poi
apre l’armadio e osserva i suoi vestiti: ritiene di non aver niente di adatto
se vuole uscire vestita in modo da sentirsi veramente a proprio agio, così come
neppure un paio di scarpe, tra tutte quelle che possiede, le paiono adeguate;
non sa da cosa nascono questi suoi precisi sentimenti, però sa che la sua è
un’esigenza che sente nel profondo, impossibile aggirarla. Infine indossa i
capi che le appaiono come i meno peggio, ed esce di casa, senza neppure sapere
con certezza verso dove vuole dirigersi. Sale sopra un mezzo pubblico, gira per
le strade senza meta, infine si ritrova nei pressi della stazione ferroviaria.
Si siede sopra una panchina, osserva le persone in partenza che si affrettano
ai binari, prova un impulso mal contenibile a partire, anche se non farebbe mai
una cosa di quel genere.
Quindi
si alza per tornare verso la sua casa, ma immagina qualcuno che la fermi, le
dica qualcosa che lei in un primo momento non riesce neppure a comprendere: il
percorso che si compie in certi casi è minimale, dice la persona; ma questo non
ha alcuna importanza: è dentro di noi che le cose hanno un senso, un equilibrio
apparentemente perfetto che sembra non abbia bisogno di nient’altro. Ma
l’attimo importante è quando si verifica uno scarto, si interrompe quella
completezza che ci pareva ferrea, inamovibile.
Lei
resta ferma, in piedi, per un attimo lunghissimo, infine se ne torna quasi di
fretta verso casa, cerca di lasciare quel pensiero alle sue spalle, tenta di
tenerlo distante, di pedinarlo mentre corre verso l’autobus. Sembra che niente
adesso sia giusto nella sua giornata, che il suo percorso personale abbia
subito ora una vera e proprio interruzione. Entra in casa e si siede, il suo
barometro sul muro dice che domani la giornata sarà probabilmente infastidita
da una pioggia debole; non importa, pensa lei, metterò il mio piccolo ombrello
pieghevole dentro la borsa.
Bruno
Magnolfi
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