Certe
volte immagino di starmene qua, in questa piccola stanza senza finestra, e nel
debole chiarore di una lampadina gialla e un po’ fioca, raccogliere i pensieri
che più mi tormentano. Lo so che fuori da qui mi prendono in giro, dicono di me
che sono ritardato, ma a me non importa, sono sempre stato così, non saranno
certo gli altri con quei loro stupidi e strampalati discorsi a farmi cambiare. Però
tutti mi lasciano sempre da solo, non vogliono mai che io stia con loro.
Su
una parete, in questa stanza, c’è qualcosa che mi rende un po’ inquieto, un
disegno, un cartone colorato attaccato ad un chiodo. Non si capisce cosa si sia
cercato di raffigurare, si vede distintamente il profilo di una persona, ma il
segno non è stato preciso, e tutto è confuso, come una macchia di tanti colori
scuri e indistinti. Mi piace osservare il cartone attaccato sul muro, è come se
ogni volta che torno a guardarlo ci trovassi dentro qualcosa di diverso, quasi
il disegno stesso cambiasse ogni volta. Sono attratto da quello che vedo, ma ne
ho anche paura, volto lo sguardo, ma poi torno immancabilmente con gli occhi
verso il disegno.
In
questa piccola stanza non si sente neppure un rumore, neanche una voce,
soltanto qualche scricchiolio che ogni tanto esce da un angolo ingombro di
vecchi giornali. Qui dentro ci posso entrare ogni volta che voglio, senza
preoccuparmi di niente, chiudo un attimo gli occhi e sono subito qui, alla
faccia di tutti coloro che hanno sempre da dire qualcosa di me e dei miei modi.
Loro non lo sanno che io ho la mia stanza dove venire a pensare, credono che io
sia uno qualsiasi, e invece non si rendono conto che prima o poi riuscirò a
capire il disegno e a uscire da qui con le idee tutte in fila, le riflessioni
più giuste di tutti.
Se
qualcuno di quelli che mi prendono in giro mi portasse qualche volta con sé, mi
lasciasse parlare, mi ascoltasse davvero, forse racconterei del disegno, del
cartone attaccato sul muro e della stanza dove spesso mi trovo. Ma a nessuno
interessa mai niente di me, sembra sempre che la mia presenza dia noia,
provochi soltanto disagio e bisogno di prendere in giro. Non lo so, certe volte
mi pare che l’unico posto per me sia la stanza dove alcune volte mi piazzo, ma
c’è sempre quel cartone con la persona disegnata che mi spinge prima o poi fuori
da lì. Io cerco di resistere, guardo il disegno, tento di superare quella paura
che mi prende, ma poi tutto sparisce, torno alle mie solite cose, anche se sento
che già mi manca quel senso di completezza che provo soltanto qui dentro.
Prima
o poi, ne sono sicuro, riuscirò a capire chi è la persona che è stata
raffigurata su quel cartone: forse sta proprio lì tutto l’enigma della mia
stanza e del resto. Sono sicuro che riuscirò presto a scoprire tutto quanto
quello che serve, lo dirò a tutti, e forse qualcuno di loro mi seguirà per
riuscire a vedere quello che sarò riuscito finalmente a capire, ed allora
dovranno ricredersi, rimarranno sicuramente stupiti, e così, una volta per
tutte, cambieranno la loro opinione.
Bruno
Magnolfi
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