domenica 7 agosto 2011

Oltre ogni partenza (Bionda, naturalmente).

            
            Era appena l’alba quando l’uomo, dalla finestra di casa sua, aveva visto salpare la nave petroliera che per giorni era stata alla fonda in quello spicchio di mare. Aveva provato per questo come uno strano dispiacere, una specie di sofferenza da nostalgia per quella presenza silenziosa a cui improvvisamente scopriva di essersi come affezionato, e che ora evidentemente perdeva, senza alcuna diversa possibilità. Si fece la barba, si guardò a lungo dentro lo specchio, poi tornò ad osservare dalla finestra: la nave ormai era quasi un punto nero sopra l’orizzonte, immerso in una leggera foschia rotta soltanto da un pennacchio quasi indistinto di fumo grigio.
            Andò in cucina, si preparò del caffè e fece colazione; infine tornò a riflettere su come avrebbe potuto essere stata la sua vita se, come tante volte aveva desiderato, fosse partito, come altri avevano fatto, da quel piccolo posto di mare, magari negli anni giusti, quando le cose erano relativamente più facili, ma si ritrovò, una volta di più, a sorridere amaramente di sé e delle sue incapacità, senza riuscire a immaginare niente di diverso dalle solite faccende. Non c’erano state grandi scelte durante la sua vita, le cose gli si erano sempre presentate una dietro l’altra, e lui era andato avanti senza avere fatto mai un progetto più ampio e articolato: il suo dispiacere era quello di non avere mai neanche tentato qualcosa di diverso, però adesso non ci poteva forse fare niente.
            La nave ad un tratto era sparita, ma lui si proiettava già con lei verso il porto di attracco, una grande città marinara, immaginava, e in questo modo si sentiva bene, quasi come se i suoi orizzonti realmente si allargassero. Scese giù in strada, ma fuori, sul lungomare, non c’era ancora nessuno, esclusa una donna che aveva notato già altre volte intorno a quell’ora, una turista che forse doveva soffrire di una leggera forma di insonnia, pensava lui adesso, o di preoccupazioni tali da non lasciarla riposare bene. La osservò senza interesse; lei vide lui, e parve soltanto per un momento che alcuni elementi dei loro differenti pensieri fossero in qualche modo comuni, come se anche quella donna bionda, esattamente come lui, si proiettasse con grande facilità verso chissà dove.  
            Buongiorno, disse lui, quando ormai erano vicini, e la donna rispose prontamente, sottovoce, ma con un’ombra di tristezza sopra al viso, come se i suoi pesanti pensieri non potessero risultare alleviati da nessuno, meno che mai da circostanze così casuali. Lei proseguiva la sua passeggiata solitaria, lui l’osservava allontanarsi, senza che niente di scambievole potesse inserirsi tra due persone in fondo così distanti come loro; e questo fu vero almeno fino a quando qualcosa di lei e della nave petroliera parve trovare una certa vicinanza di comportamento: l’uomo provò una fitta, un senso di disagio, quasi un bisogno di sentire vicino a sé qualcuno di cui non conoscesse nulla, un forestiero, forse, proprio come erano quella nave e quella donna, e di cui, proprio pur senza saperne nulla, non poteva negare di sentirsi improvvisamente attratto.
            Scusi, disse; e lei si volse senza fretta, quasi immaginando il resto. Lui la guardò per alcuni momenti, lei si lasciò osservare; niente, concluse lui, volevo soltanto guardare nuovamente il suo viso, la sua espressione, ecco, forse per ricordarmene in modo più preciso in seguito, quando lei oramai sarà partita. La donna sorrise, poi riprese a camminare.


            Bruno Magnolfi

Nessun commento:

Posta un commento