Fermo
nel letto, immobilizzato da lunga malattia, l’uomo da solo pensava alla sua
vita, sicuramente confinata, per tutto il suo futuro, soltanto in alcune delle
molte attività che lui aveva svolto fino a poco prima. La sua paralisi, seppur
parziale, non gli avrebbe più permesso di esercitare tantissime delle cose in
cui normalmente si era da sempre impegnato, e questo era già più che sufficiente
a procuragli un notevole abbattimento morale.
Fuori
da lì il mondo procedeva come sempre, indifferente a quei suoi problemi, e lui,
forse per egoismo, sentiva adesso fortissimo l’ostacolo insormontabile che lo
separava dalle tante cose che da adesso non sarebbe più riuscito a compiere.
Poi però, ad un tratto, si era vergognato di quei suoi pensieri, aveva
riflettuto meglio le cose, forse cercando di affrontarle da un punto di vista
differente, ed aveva compreso in un lampo che non avrebbe più dovuto confinare le
sue idee in ciò che il suo corpo non sarebbe più stato capace di eseguire,
bensì doveva impegnarsi in quegli aspetti del pensiero che precedentemente
aveva tralasciato.
Certo,
questa era la strada: c’erano tanti argomenti di cui poteva ancora occuparsi,
forse avrebbe potuto addirittura scoprire nuovi interessi, nuovi aspetti della
realtà a cui non si era mai in nessun modo dedicato; sicuramente la maniera
peggiore di reagire a ciò che era successo, sarebbe stata quella di isolarsi
nella sua nuova condizione, piangendo dei bei tempi in cui poteva fare tutto,
anche se il tutto era sempre stato qualcosa di sfuggente, un elemento quasi
sottovalutato e diluito tra i tanti aspetti della quotidianità. La parte destra
del suo corpo adesso non rispondeva più ai suoi comandi cerebrali, soltanto
camminare o essere autonomo diventavano fatti quasi impossibili. Sentiva forte
il morso crudele dell’esistenza, ma non voleva abbandonarsi al dolore e ad uno
stupido rimpianto, non potevano essere questi i freni alla sua vita.
I
suoi pensieri erano lucidi adesso, e se tutti i muscoli, le membra, tutto il
suo corpo, non voleva più rispondere alla sua volontà e alla sua mente, ciò
doveva assumere un significato marginale: lui era vivo, e la sua vita avrebbe
trovato le forme per mostrarsi, per interagire con le cose e anche con gli
altri. Poi era entrato nella camera il suo amico, quello di sempre, con il suo
sorriso commosso e forse quasi sciocco, i gesti minimi che mostravano la
partecipazione al suo dolore. Non preoccuparti, gli aveva subito detto l’uomo;
è solo un’altra esperienza quella che adesso sta iniziando. Una nuova fase
della vita, forse anche migliore rispetto a tante altre.
Bruno
Magnolfi
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