Il
mondo, fuori dal finestrino del vagone ferroviario di seconda classe, appare a
quell’ora quasi sempre il medesimo, con quel paesaggio monotono che scorre là
fuori, composto dallo stesso susseguirsi di campi coltivati, di case e di
qualche boschetto, ai piedi di alcune colline basse. La signorina Ester, anche
quel giorno, seduta come sempre accanto al vetro, prosegue nella lettura
svogliata di qualche riga di un libro che porta sempre con sé, attività a cui
in genere si dedica per tutto il viaggio, come se per lei non ci fosse
nient’altro di meglio da fare per riempire quel tempo noioso. Poi però, quel
giorno qualsiasi, richiude il suo piccolo volume, ed osserva qualcosa correre
via in un punto non precisato, fuori dal finestrino ben chiuso.
Lei,
quando è possibile, si siede sempre in uno scompartimento vuoto di gente, in
modo da fare quel breve quotidiano viaggio da sola, senza nessuno con cui dover
scambiare qualche parola forzata, perché gli argomenti sono sempre i medesimi,
il tempo, il paesaggio, il rispetto degli orari da parte del treno, e lei dopo
tutti quegli anni trascorsi come uno dei tanti pendolari, è ormai stufa di quel
tipo di conversazione.
Il
ragazzo che si è seduto di fronte a lei, però, le ha sorriso semplicemente,
senza dire alcuna parola; ha sistemato il suo voluminoso zainetto sopra al
sedile, ha come riflettuto qualcosa, immerso per un attimo nei suoi pensieri,
poi si è preoccupato soltanto di alcuni fogli che ha tirato fuori da una
cartella. Ed infine ha segnato qualcosa con una matita sulle sue carte, come
fosse un appunto a margine di tante altre cose, forse di altri appunti, di
altre riflessioni ulteriori.
Poi,
dopo un attimo in cui casualmente si sono guardati, lui ha chiesto con una
certa dolcezza, rivolgendosi alla signorina Ester, se lei fosse sposata, ma lo ha
fatto in un modo tale che la signorina Ester non si è sentita di rispondergli, usando
un modo secco come forse meritava una domanda del genere, che quelli non erano
fatti che lo riguardassero. Così lo ha osservato, e si è limitata a sorridergli,
come colta da una sorpresa qualsiasi, forse poco importante, per poi subito dire,
ma abbassando la testa, quasi con una certa vergogna: no, non lo sono. Naturalmente
ha subito aggiunto: perché me lo chiede?; ma il ragazzo ha fatto un piccolo gesto
con una mano, ed ha lasciato cadere quella domanda, come fosse poco influente in
ciò che aveva dentro la testa, anche se dopo un attimo è tornato a guardarla,
come volesse chiederle ancora qualcosa.
Mi
piacerebbe sapere tutto di lei, ha detto come parlasse a se stesso; ma soltanto
perché sono curioso, mi piacciono le persone, mi sembra sempre che ogni
espressione di una faccia, o di un modo di dire, nasconda tutto un mondo
particolare, ricco di elementi importanti, da cui è doveroso imparare tutto ciò
che è possibile. E’ quel mondo che a me piace oltremodo, da cui sono attratto,
fino a spingermi certe volte a fare domande a sproposito, verso persone che non
ho neppure mai visto prima, proprio come adesso. Mi scusi, perciò.
La
signorina Ester lo ha guardato con divertita attenzione, ci ha pensato su un
attimo: tra loro due ci saranno vent’anni di differenza, ne è consapevole, e così
alla fine si è sentita di dirgli: allora mi chieda tutto quello che desidera
sapere, non ci sarà mai un’occasione migliore di questa. Probabilmente non ci
vedremo mai più, e lei non può proprio lasciarsi sfuggire questa ghiotta opportunità,
un momento in cui una persona ordinaria come mi sento io in questo momento,
prova la voglia impellente di rivelare tutto di sé, qualsiasi cosa che ad un
qualsiasi estraneo possa minimamente incuriosire. Avanti, conclude, che cosa
vuole sapere?, da dove vuol cominciare?
Il
ragazzo appare spiazzato, non si aspettava quella reazione, così balbetta
qualcosa, poi infine chiede soltanto se lei prende spesso quel treno. La
signorina Ester sorride, poi inizia a ridere sempre più forte, e alla fine gli
dice: quello che lei vorrebbe sapere davvero non è cosa che si può chiedere; si
può soltanto dedurre, immaginare, farne delle supposizioni, tutto ciò soltanto sulla
base di alcuni sciocchi elementi che possiamo notare o scambiarci
inconsapevolmente. E’ su quello che lei deve far forza, è questa la sua vera
materia, questo ciò da cui deve sentirsi interessato davvero, perché sarà soltanto
in questa maniera che la sua curiosità riuscirà davvero ad appagarsi.
Bruno
Magnolfi
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