Vago
per strada, con un passo non troppo lento che attirerebbe gli sguardi dei
maschi; però con noncuranza mi guardo attorno, e a chi mi cede la precedenza su
questi marciapiedi, ingombri di gente, sorrido: in fondo non mi costa un bel
niente, e forse per un attimo rendo felice qualcuno, penso. Avrei forse bisogno
di compagnia, di qualche persona che ascoltasse la storia dei miei problemi, ma
probabilmente è inutile persino che io ci pensi, non esiste neppure un
individuo così, con una tale voglia di stare a sentire e comprendere i crucci
degli altri.
Entro
dentro ad una pasticceria e mi siedo ad un piccolo tavolino tondo, giusto per
prendermi un caffè ed una fetta di torta. Devo premiarmi, penso, anche se non
so di preciso per cosa, però devo cercare di tenere in alto il morale, pensare
tutto in maniera positiva, essere ottimista, insomma, nonostante le cose vadano
poi come vogliono.
Un
uomo mi avvicina, mi fa dei complimenti senza che io cambi la mia espressione
composta quasi del tutto da indifferenza. Lui si volta, si fa servire un caffè
stando in piedi al bancone, lo sorseggia sorridendo, poi torna a voltarsi verso
di me. Il tempo si dilata, che cosa mai vorrà da me questa persona, penso, possibile
che non debba esistere nella fantasia degli uomini una donna con la voglia di
stare da sola? Lui esce, e dopo poco anche io. Mi aspetta sul marciapiede, dice
subito che gli dispiace importunarmi, però sembra che io abbia qualcosa di
talmente interessante nei miei modi, che non gli riesce assolutamente di fare a
meno di parlare con me.
Taglio
corto: ho da fare, spiego, non posso trascorre la giornata a farmi corteggiare
dal primo che passa, dico. L’uomo allora mi lascia andare, ed io vado ad infilarmi
nella confusione delle tante persone che si muovono lungo queste strade, anche
se mi rimane l’impressione che lui mi stia seguendo a distanza. Mi volto, in
più occasioni, in prossimità di qualche passaggio pedonale, ma lui non c’è, ed
io mi sento delusa. Potrei tornare indietro, penso, tornare a cercarlo fingendo
di aver dimenticato qualcosa lungo la strada. Ma in fondo non ha alcuna
importanza, forse ho un trucco sopra la faccia un po’ troppo vistoso per poter
sperare di evitare gli sguardi di molte persone. Ma in fondo a me non interessa
neppure questo punto di vista, mi basta sentirmi a mio agio, dare importanza
soltanto a ciò che mi piace, sorridere, se mi va, limitatamente a chi risulta
simpatico.
Non
volendo percorro un ampio giro confrontando tra loro qualche vetrina e
fermandomi giusto per cercare qualcosa nella mia borsetta, e non so neanche
come, scopro ad un tratto di essere ritornata proprio nei pressi della
pasticceria. Mi accosto con curiosità e vedo che l’uomo di prima è ancora lì,
proprio davanti. Lui mi osserva, neppure si muove, infine chiede soltanto se mi
va di prendere un aperitivo con lui.
Accetto,
ci sistemiamo seduti, lui mi guarda negli occhi e mi accarezza con dolcezza una
mano. Gli spiego che mi sento sempre un po’ triste in giornate così, non perché
la solitudine mi spaventi, quanto perché tutti mi appaiono distanti, come se
avessero compreso qualcosa che a me continua a sfuggire. Lui accenna di si con
testa: forse è vero, dice soltanto; nient’altro.
Bruno
Magnolfi
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