lunedì 29 ottobre 2012

Pomeriggio ordinario.


            

            Eleonora lo osserva con un leggero sorriso; lui adesso è tranquillo, e lei si sente come rassicurata dall’umore nuovo che come sempre si è manifestato in lui dopo una pillola calmante ed il tè bevuto caldo e a piccoli sorsi. In fondo, secondo il suo parere, sta tutto lì il segreto per riuscire a tirare ancora avanti in qualche maniera, pensa con rassegnazione mentre gli sistema un cuscino sotto la testa. E’ testardo, lo sa, ed è del tutto inutile cercare di fargli comprendere delle motivazioni diverse da quelle che si è già formato nella sua mente.
            Lui sa di avere la possibilità di farsi scusare per aver alzato un po’ troppo la voce durante il loro pranzo, anche se è ancora convinto di avere avuto ogni ragione per comportarsi in quel modo. Adesso si assopirà per un’oretta sopra al divano, come sempre succede nei giorni in cui non ha da lavorare, poi le dirà con una certa dolcezza che si sente già meglio, e così probabilmente potrà chiederle di fare assieme, per esempio, una tranquilla passeggiata, a conclusione di quel pomeriggio. In fondo lei è la persona più comprensiva che lui conosca, pensa ancora con gli occhi già chiusi: saprà sicuramente scusarlo per essersi comportato in quella solita odiosa maniera.
            Eleonora in giorni del genere si accontenta di starsene di là in solitudine, se lui si assopisce, a pensare alle proprie cose e ad occuparsi di qualche piccola faccenda domestica. A lei piace rimanere da sola, e certe volte le pare quasi impossibile riuscire ad avere ancora una relazione vera con lui, se non fosse che giorni come questo lei li lascia sempre scorrere senza opporre alcuna resistenza, e quando invece lui, come capita spesso anche per molti giorni di seguito, si assenta per il suo lavoro, ecco che per Eleonora quelle lunghe pause diventano semplicemente la maniera più adatta a rigenerarsi.
            Lui prende fuoco su argomenti qualche volta anche stupidi, probabilmente per una sciocca gelosia repressa che coltiva da sempre, e allora Eleonora lo lascia dire tutto ciò che gli va, e lui si sfoga, senza quasi badare a ciò che riesce a tirare fuori dalla sua bocca: si intuisce come certe volte stia solo cercando la maniera per dirle anche altre cose che cova dentro di sé, cose più intime e ben più profonde, ma lei si limita ad ascoltarlo senza ribattere niente, lasciandolo in poco tempo quasi senza ulteriori argomenti. Certe volte lei pensa addirittura che lui abbia ragione su molte cose che dice, ma crede non avrebbe alcun senso manifestargli apprezzamento su cose del genere, così si trincera in un atteggiamento neutrale, frenandosi fino solo ad ascoltarlo, e basta.
            Eleonora qualche volta avrebbe anche voglia di parlare di loro due con qualcuno, spiegare la situazione che si è generata, ma normalmente si limita sempre a dire a tutte le persone che frequenta le cose più evidenti e scontate, e che tutto va bene, ogni cosa è sotto controllo, che tra di loro non ci sono mai problemi di nessun genere. Non sa per quale motivo si comporti così, ma sente di dover difendere qualcosa di importante in questa maniera, di proteggere un equilibrio raggiunto poco per volta, ed il resto di tutto quanto le pare soltanto formato da elementi di ben poco conto.
            Lui pensa che non potrebbe mai fare a meno della sua Eleonora, ma non le sa dire quanto lei sia importante per lui: certe volte alza la voce soltanto per amore, per dimostrarle che dietro a quelle sciocchezze per cui spesso si agita c’è soltanto tutta la sua voglia di stare con lei, anche nei giorni in cui, causa il lavoro, non gli è possibile, e di spiegarle però quanto lui si senta innamorato di lei. Poi apre gli occhi, sente la presenza di lei, si solleva da quel divano, la raggiunge di là: lei gli sorride, e lui pensa per un attimo di essere l’uomo più felice del mondo, così Eleonora si volta per preparargli un caffè e camuffare un’espressione di amarezza che non può proprio fargli vedere. E che lui probabilmente non s’immaginerà mai.

            Bruno Magnolfi

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