sabato 8 febbraio 2014

Navi alla deriva.

            

Ho visto una persona anziana arrabattarsi a vivere, e quasi senza volerlo ne ho sorriso. Poi ho lasciato che la stessa si alzasse avvicinandosi a me che non avevo niente da fare, e all’improvviso mi sono accorta di esserne incuriosita, quasi attratta da quelle rughe, da quei modi lenti da vecchio. Dispiace essere distante, ma è difficile per me mettersi nei panni degli altri, gli ho detto; ancora più difficile è cercare di restare permeabili alla realtà quando tutto vuole relegarti in comparti scontati, e mostrarti con evidenza solo zone della vita in cui tutto diventa problematico. Lui ha acconsentito ai miei pensieri, ma non si è minimamente scosso, come trovasse del tutto normali i miei discorsi. In fondo alle mie riflessioni di ragazzina, almeno secondo il suo parere, ci stava un formidabile entusiasmo della vita, mi ha spiegato, cosa che in un vecchio spesso è piuttosto difficile trovare.
Chissà cosa separa intimamente due diverse età, ho detto cercando di allargare il riferimento oltre noi due. Lui mi ha guardato e finalmente ha detto: niente, anzi, a ben guardare si completano. Però qualcosa sembra fuori regola, abbiamo probabilmente pensato contemporaneamente. Certe volte ho cercato dentro di me qualcosa che avesse un senso, ma spesso non l'ho trovato, ho detto mentre camminavo. Lui non si è preoccupato di niente, ma mentre continuavamo nella nostra passeggiata, ha iniziato a raccontarmi una storia che conosceva nei dettagli, qualcosa che faceva parte del suo enorme bagaglio di esperienze. Ho ascoltato tutto e mi è parsa meravigliosa quella sua capacità di narrare le cose come un dipanarsi di tante piccole vicende più o meno importanti. Alla fine ho detto che mi piaceva stare ad ascoltarlo, lui ha annuito, proprio come prima.
Avrei voluto dirgli che stavo iniziando ad osservare quei dettagli di comportamento da persona anziana con una morbidezza che non mi sarei mai aspettata da me stessa, e questo d’improvviso mi faceva stare bene, ma non gli ho detto niente, ho soltanto pensato tutto questo. Lui ha detto senza guardarmi che ci poteva anche essere una vera unione tra noi due, qualcosa che non è in fondo così peregrina, considerando che per chiunque è possibile sentirsi vicini al pensiero di un autore, o di un artista, o di un personaggio magari decrepito o morto già da molti anni. L’età non conta, ha detto, ciò che ha valore è la sintonia.
Poi ho salutato con affetto quella persona anziana, fermandomi ad un tratto mentre lui continuava a camminare: avrei voluto aiutarlo quel vecchio così vicino a me, cercare di essergli utile in qualche modo, ma nessuna maniera poteva essere troppo distante da quel senso ruffiano che volevo evitare più di tutto. Però gli ho detto d’impeto che gli volevo bene. Lui ha sorriso, mi ha guardato a lungo, poi mi ha detto che sapeva molte cose su di me, tutte cose di natura spirituale, intima, che forse mi avrebbe raccontato prima o dopo.
Da sola ho pensato alla sciocchezza per ognuno di scambiare rapporti solo con persone della propria generazione, ignorando molto di tutto il resto. Infine ho riflettuto che non volevo perderlo quel vecchio, provavo dentro di me il desiderio di stargli vicino, di sentirlo come un alleato, dalla mia parte, ed io dalla sua. Sono tornata indietro fino alle panchine della piazza, dove lo avevo incontrato poco prima, ed ho accarezzato con un gesto dolce e sentimentale il posto dove era rimasto seduto chissà quanto. Poi ho pianto, senza riuscire neppure a spiegarmene il motivo.


Bruno Magnolfi   

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