Lui sembra nascondersi dietro una delle grosse colonne del porticato. Una
telecamera di sorveglianza lo riprende, qualcuno più tardi con tranquillità
sicuramente potrà interpretare a meraviglia i suoi movimenti. La piazza non è
molto affollata, e soprattutto le poche persone che si ritrovano da quelle
parti stazionano in quei minuti davanti al caffè che si apre sul lato opposto.
Lui è nervoso, guardingo, non sembra avere in effetti un appuntamento preciso,
ma ugualmente sembra aspettare qualcuno. Infine si muove, calca meglio il
cappello sopra la testa, tiene le mani sprofondate dentro le tasche e scende i
pochi gradini di fronte a sé avviandosi verso una zona dove un’altra persona
sta consultando il proprio orologio da polso.
Lui gli arriva di fianco, non dice niente, ma la sua presenza improvvisa fa
voltare di scatto quella persona che forse proprio non si aspettava di trovarsi
accanto qualcuno che presumibilmente neppure conosce. I due non si dicono
niente, la persona sorpresa sembra
scocciata della sua presenza, nella telecamera della banca posizionata proprio
sopra di loro appare chiara l'immagine dei due tizi che si scambiano inizialmente
delle occhiate nervose. Forse si dicono anche qualcosa, ma questo purtroppo non
è molto chiaro, considerata la forte distanza dagli obiettivi delle telecamere.
Lui infine se ne va, tornando con passo stizzito verso il colonnato di
prima, l'altro, un attimo dopo, sembra proprio sparire velocemente all’interno
del locale poco distante. Arriva un’automobile scura, rallenta, si ferma,
sembra come attendere qualcosa, poi gira lentamente tutta la piazza andando con
calma a parcheggiare sul lato della piazza davanti al porticato. Lui esce
nuovamente da dietro una delle colonne, si fa avanti, ed avvicinandosi lascia
che qualcuno in sua presenza apra il finestrino di quella macchina, gli dica
qualcosa, poi lo faccia salire per far ripartire la vettura subito dopo.
Lui adesso è sopra la macchina che non è ancora uscita da quella piazza, ma
che subito torna a fermarsi, lo sportello si apre di nuovo, la telecamera
inquadra un breve battibecco che sembra si sia intavolato tra gli occupanti del
mezzo. Lui scende, e rimasto immediatamente da solo, quasi tentenna in balia di
preoccupazioni che precedentemente pareva non avere, ma infine va verso una
delle panchine al centro del vasto spiazzo e si siede. Qualcuno, mani in tasca
e passo leggero, lo raggiunge con flemma restando in sua prossimità ma ad una
certa distanza: gli dice qualcosa, lui sicuramente non è interessato da quegli
argomenti, non pare neppure rispondere, poi addirittura se ne va. Non c’è stato
nessuno scambio di soldi fino a questo momento, il fatto è sicuro, e neppure di
buste chiuse o di oggetti.
Lui dopo parecchi minuti trascorsi sulla panchina si alza, si muove da quel
giardinetto centrale e va verso il caffè. Esce in quel momento la persona di
prima, lo guarda, probabilmente meravigliata di trovarselo ancora tra i piedi,
lui pare ignorare chiunque, ma l’altro da dietro lo abbraccia, come per
trattarlo parimenti a un amico, e sulla soglia del bar lui si accascia, forse
per un malore, verrebbe da pensare riguardando le immagini registrate. Ma
soltanto osservando bene tutto con attenzione e rallentando le azioni, si
capisce come la persona incontrata gli abbia steso velocemente sopra la faccia
un piccolo fazzoletto, forse imbevuto di una sostanza anestetizzante
dall’effetto immediato. In seguito, tra tutte le persone inquadrate dagli
obbiettivi delle telecamere, non si riuscirà a riconoscerne neppure una,
neanche ricorrendo a vari confronti con gli schedari, e di nessuno di loro, pur
registrati per molte volte dalle telecamere digitali, si scoprirà mai la vera identità.
Bruno Magnolfi
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