Certe
volte mi capita di camminare per strada e di incontrare delle persone di cui
normalmente non ho alcuna memoria, e che invece, al contrario, forse per la mia
faccia, oppure per la mia corporatura, o per i miei modi stessi, si rammentano di
me almeno per qualcosa, al punto che immediatamente mi salutano, in qualche
caso anche con calore, e magari si fermano di fronte, per chiedermi con gioia come
mi vadano le cose. Sono i miei clienti, generalmente, coloro che hanno
acquistato o preso in affitto una casa o un appartamento tramite l’agenzia per
cui lavoro, ed ai quali ho fatto visionare le stanze, chissà quando, comunque prima
che si decidessero. Per me, dopo tutti questi anni di lavoro presso un ufficio
immobiliare sito nel quartiere, sono soltanto delle figurine di carta in mezzo
alle planimetrie, immagini passate per un attimo come davanti ad una luce
brillante, e poi ripiombate rapidamente nel buio più totale; però mi rendo
conto che per loro, molto spesso, io rappresento un momento di una certa
importanza nella loro esistenza, e quindi non riescono proprio a mostrarsi
indifferenti nei miei confronti. Li saluto a mia volta, rispondendo con una
certa gentilezza, dando già per scontate le loro motivazioni, e lascio che mi
spieghino, in poche parole, così come desiderano, ciò che passa loro per la
testa in quel momento, sorridendo e stringendo subito la mano che mi porgono.
Mi fa piacere essere riconosciuto così, quasi con un ruolo sociale definito,
anche se non ho mai avuto con nessuno di loro alcun reale rapporto, tanto da
non ricordare, nella maggior parte dei casi, neppure una faccia, un nome, oppure
un’espressione. Però io incarno una personalità riconoscibile, e come tale devo
comportarmi, spesso fingendo di rammentare ogni particolare, ed annuendo con
vivacità alle loro parole di saluto e di vera cortesia.
Sembra
impossibile che tutto avvenga comunque su una superficie così poco definita, e
che ognuno di noi conservi per sé i propri problemi, le speranze, i dubbi sul
futuro. Posso conoscere facilmente tanta gente, ma è esattamente come se non percepissi
nulla dei veri pensieri da cui ognuno tra tutti si sente preso. Manca un
dialogo, manca la comprensione, mancano i collegamenti stessi che fanno sentire
ogni individuo meno solo nel proprio percorso. Vale anche per me, che non
riesco mai a spiegarmi opportunamente neppure con chi mi conosce già da molto
tempo, e verso cui la maggior parte delle volte devo trattenermi dal rivelare i
miei veri pensieri, celandoli a tutti per non essere travisati o mal compresi. Mi
fermo spesso da Lorenzo, durante i pomeriggi avanzati, nella sua birreria dove
si scambiano con facilità pareri ed opinioni su tutto ciò che accade. Non parlo
mai molto con lui, però credo che da dietro al suo bancone di legno, abbia assunto
poco per volta la capacità di comprendere al volo quello che mi passa per la
testa, tanto da interpretare spesso con una semplice occhiata, oppure con
un’espressione, le mie più contorte riflessioni. Lo considero un amico, anche
se per lui naturalmente sono un cliente come tanti, uno che passa volentieri dal
suo locale, forse soltanto per reclamare a sé uno sguardo di solidarietà sui
propri guai.
Quando
mia moglie chiese la separazione, cercai di capire con tutte le mie forze ciò
che non era andato per il verso giusto nel nostro matrimonio durato pochi anni,
ed infine mi detti una spiegazione che stava comunque nell’elenco di tutte
quante le possibilità, però senza mai riuscire a comprendere davvero che cosa
realmente era successo. Incomunicabilità, questa forse era in quel momento la
parola giusta che abbracciava nel suo insieme il nostro semplice insuccesso,
magari nascosta dietro tanti piccoli screzi quotidiani privi forse di qualsiasi
importanza. Purtroppo, credo che l’abitudine lavorativa ad avere relazioni sociali
estremamente superficiali, mi abbia portato poco per volta ad essere arido con
gli altri, e se tutto ciò negli anni scorsi ha avuto un peso persino nei
rapporti con la donna che ho sposato, figuriamoci che cosa possa mostrare con
chi mi tocca imbattermi oggi in maniera del tutto casuale. Adesso cerco di
essere attento il più possibile nel commentare le cose che a Luciana le va di
dirmi, le poche volte che ci troviamo per uscire assieme. Molte cose non
comprendo di lei, inutile negarlo; però non forzo i tempi, non aspiro a
spiegazioni facili e veloci; mi ritiro nel mio angolo e attendo di capire i
suoi silenzi, magari a distanza di un giorno oppure due, naturalmente dopo
attenta riflessione solitaria. Con lei mi trovo bene, anche se ammetto che ci
sono tante lacune tra di noi. Però non voglio darmi per vinto, e semmai una di
queste volte ci risolveremo a non vederci più, voglio comprenderne a fondo il
motivo questa volta, per sapere ciò che lei si attendeva proprio da me, e che
io sono stato capace di negarle.
Bruno
Magnolfi
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