A
volte mi sento inutile. Non ha alcuna importanza che svolga un mestiere, che
riesca a pagare l’affitto di casa, le bollette, e mandi avanti come sempre ho
fatto tutte le altre incombenze. La mia giornata sembra comunque che non abbia
alcun senso: compio le cose che chiunque probabilmente farebbe al mio posto,
senza che riesca almeno ad evidenziare in questo percorso una mia personalità
propria, delle capacità ben specifiche, dei comportamenti che si mostrino se
non altro utili agli altri, o di cui gli altri possono esserne in qualche
maniera avvantaggiati. Soprattutto mi manca qualcuno con cui condividere sia le
poche gioie che mi capita di provare, sia i tanti tormenti a cui vado soggetto.
Con questo pensiero prevalente stamani scendo con calma le scale condominiali
del mio appartamento, come d’abitudine, la mia fedele cartella di pelle con me,
la giacca migliore che possiedo sopra le spalle, la cravatta annodata
correttamente, e la faccia sbarbata con cura. Oggi inizio un nuovo lavoro, un
ruolo diverso, una figura professionale più in vista, ma anche qualcosa che
ancora non so di preciso neppure come potrà dimostrarsi, o a quali difficoltà
mi potrà esporre, ma che promette, almeno sulla carta, un futuro migliore di
quello che fino a ieri avrei mai potuto immaginare. Eppure, mi sento
terribilmente esitante mentre mi muovo incontro alla nuova giornata, e non
riesco a trovare dentro me stesso quell'entusiasmo di cui forse in questo
esatto momento avrei una grande necessità. Magari, pur di non fare questo salto
nel vuoto, preferirei salire rapidamente su di un taxi, farmi portare fino alla
stazione ferroviaria centrale, e da lì, senza neppure pormi troppe domande,
imbarcarmi sul primo treno che parte verso una destinazione straniera
qualsiasi.
Mi
fermo quasi spossato sul portone del mio palazzo, ancora prima di affrontare la
strada: c'è il solito vicino che staziona lì accanto sul marciapiede, e subito
mi saluta, mi fa i complimenti per l'eleganza che sfoggio stamani, poi riprende
la solfa della signora che al piano terreno lascia scorrazzare il suo gatto da
tutte le parti. Sorrido, mi fermo, ma gli dico che non ho molto tempo, anche se
mi comporto come se desiderassi fortemente di essere trattenuto il più
possibile con i suoi discorsi perlopiù inconcludenti. Mi racconta qualcosa di
sé, delle proprie opinioni sul vicinato, del parere che ha messo a punto sulla
recente politica approvata dal governo, ma fortunatamente alla fine mi lascia
andare per la mia strada, considerato che forse aveva già esaurito, anche
piuttosto in fretta, i suoi principali argomenti. Mi guardo attorno, la
giornata appare normale, la gente che circola è la stessa che si incontra ogni
mattina, eppure ogni dettaglio su cui fisso lo sguardo mi pare degno di
un’attenzione che fino a questo momento non avevo mai avuto. Non mi sento
nervoso, eppure questo attimo di passaggio sono sicuro che segnerà nei miei
anni un confine preciso, sempre più definito nel corso del tempo, qualcosa di
cui ne avrò il ricordo, per chissà quanti anni, proprio in virtù di questa data
precisa, come un segno netto sul calendario che delimiterà un prima ed un dopo,
senza che a questo punto possa fare niente per evitare che tutto quanto debba
ormai verificarsi.
So
perfettamente che la mia discreta esperienza in questo campo, appena seduto nel
nuovo ufficio, prenderà rapidamente le redini dei miei comportamenti e delle
scelte da compiere, e non avrò alcun bisogno di fermare i miei pensieri su di
un particolare oppure sull’altro: tutto fluirà senza intoppi, le cose
inizieranno a scorrere facilmente sopra la mia scrivania, e a me non resterà
altro da fare che registrare nella mia mente ogni più piccola decisione, ogni
direttiva, qualsiasi preferenza affidata ad un comportamento oppure ad un
altro, fino a definire una logica che sia in qualche modo la migliore e più
vantaggiosa possibile. Eppure, mi sembra quasi incredibile poter dimostrarmi
all’altezza proprio di un compito di questo genere. Così, proseguo per adesso a
respirare l’aria fresca di questa città, e mi pare che sia esattamente l’ultima
che mi è concessa e di cui poter godere, considerato che tra non molto tutto
assumerà un sapore differente, una nuova colorazione, una densità che
probabilmente non ho mai conosciuto fino ad oggi.
Alla
fine, sempre con la mia camminata indecisa, giungo rapidamente in prossimità
dell'agenzia immobiliare "F. & A.", che poi non è molto distante
da dove abito; rallento ancora l'andatura che ho tenuto, e poi mi fermo,
osservo le vetrine ancora un po' vuote degli uffici che da ora in avanti dovrò
dirigere, infine tiro fuori le chiavi e disattivo l'allarme prima di entrare.
Ecco, ci sono, tra poco giungeranno anche gli altri, mi guardo attorno in uno
spazio che mi appare ancora tutto da definire, poi vado a sedermi, osservo i
dettagli, le superfici pulite, asettiche, praticamente perfette; e so
d’improvviso che la maggior parte di tutto il percorso oramai appare compiuto.
Bruno
Magnolfi
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