<<Sono
andata a vedere da fuori la sede della tua nuova agenzia immobiliare>>,
dice Luciana, dopo che mi sono seduto per mangiare qualcosa nella
rosticceria-tavola calda dove lei lavora insieme a suo padre. <<Sembra
grande, spaziosa, direi quasi importante, in grado di fare una concorrenza
spietata a tutte le altre in città>>. La guardo per un attimo sorridendo;
<<ma no; c’è mercato per tutti>>, le dico con semplicità;
<<forse a qualcuno daremo un po’ di fastidio agli inizi, ma si tratta di
specializzare le possibili offerte, in maniera che ogni agenzia riesca a
coltivare una propria clientela>>. Lei appoggia un braccio sul tavolo, mi
guarda negli occhi per qualche momento mentre rimango con la forchetta a
mezz’aria. <<Dovremo festeggiare, uno di questi giorni>>, mi dice
allora sorridendo, prima di rimettersi in moto e raggiungere la sua solita
postazione, dietro all’enorme bancone riscaldato, per servire un cliente.
Annuisco da solo, mentre divoro un ottimo arrosto. Mi pare impossibile essere
giunto ad una fase del genere: tra pochi giorni inaugureremo la sede, abbiamo
già assunto quattro ragazzi che inizieranno da subito a raccogliere le
informazioni immobiliari su tutto il quartiere e anche oltre, naturalmente con
un criterio preciso già stabilito, ed in seguito proseguiremo anche per via
telefonica a cercare appartamenti posti in vendita, e anche da affittare. Ogni
notizia sarà vagliata da me, ed applicando, almeno inizialmente, delle
percentuali più basse rispetto alle altre agenzie, dovremo riuscire ad entrare
in fretta nel circuito generale delle compravendite in questa città. A quel
punto, io e Fernando valuteremo perfino se si renderà necessaria una segreteria
che smisti e controlli ogni elemento in arrivo e in uscita nei nostri uffici.
Se
ci penso attentamente mi sembra di subire una veloce trasformazione praticamente
in un’altra persona, nell’arco di questi pochissimi giorni; come se mi stessi
adattando rapidamente a diventare qualcuno che ancora non ho neppure ben chiaro
dentro la mente, ma che sta già reclamando una sua autonomia, dei modi di
essere e di comportarsi ben differenti da tutte le mie abitudini trascorse.
Forse anche Luciana si sta già rendendo conto che le mie preoccupazioni dei
prossimi tempi saranno ben superiori a quelle ordinarie, e forse persino lei
cambierà atteggiamento nei miei confronti, anche se non so stabilire in che
cosa o in quale maniera. Da un lato mi sento elettrizzato da tutto ciò;
dall’altro, la preoccupazione di non essere all’altezza di quanto succede, mi
porta quasi a cercare dietro di me una possibile e concreta via per la fuga.
Fernando al contrario è tranquillo. Continua a dirmi che è tutto sotto
controllo e che ogni passaggio prosegue secondo i suoi piani, tanto che tra
poco mi consegnerà nelle mani ogni elemento dell’attività, e lui non cercherà
per nessun motivo di prevaricare le mie decisioni lavorative. Peraltro, ha già
deciso che passerà dall’agenzia non più di una volta ogni quindici giorni, in
maniera da non intralciarmi, e nel momento in cui avvertissi la necessità di un
consiglio, naturalmente potrò telefonargli in qualsiasi momento, senza
problemi.
Quasi
mi disturba tutta questa attività che ho di fronte, io che fino ad oggi mi sono
adagiato poco per volta su tante sciocche abitudini, ma questo futuro nascente in
fondo è l’esatta prosecuzione di ciò che ho imparato a fare anno dopo anno:
trattare con i clienti, far visionare gli appartamenti, trattare sui prezzi,
convincere qualcuno del buon affare che sto per proporre. Niente di illecito,
tutto sotto i raggi del sole, anche se i miei guadagni personali, fino a questo
momento, sono stati ben poca cosa rispetto al volume di denaro scambiato.
Adesso, anche in virtù delle simulazioni fatte provare da Fernando presso un
ufficio specifico addetto alle statistiche, sembra che le cose cambieranno in
maniera radicale, e quindi lo faranno anche per quanto riguarda me, dandomi la
possibilità di un tenore di vita un po’ differente. Non so, non provo grandi
necessità di variazioni personali. Certo, mi fa piacere affrontare un passo in
avanti nella mia carriera, ma non è certo per orgoglio che ho accettato tutto
questo. Credo che ogni variazione, anche di una certa importanza, debba comunque
procedere tramite uno sviluppo piuttosto naturale, e oramai nel mio caso,
restare ancora confinato come dipendente in una agenzia di piccole dimensioni, era
qualcosa che sicuramente andava scosso, magari con un deciso strattone
improvviso, anche se fino a quando tutto non sarà davvero concretizzato davanti
ai miei occhi, non riterrò che le cose siano cambiate davvero.
Quando ho parlato
a Luciana di tutto questo, lei si è mostrata contenta per ciò che iniziavo ad
affrontare, e mi ha anche incoraggiato, nel momento in cui le ho detto che era
successo tutto per caso, e che probabilmente non avrei mai tentato da solo questa
strada. <<Bisogna buttarsi>>, mi ha detto subito. <<Restare
indietro, solo perché non si ha il coraggio di provare, è solo da
sciocchi>>. Va bene, ho pensato. In fondo non mi ritengo proprio uno sciocco;
al massimo uno che sbaglia.
Bruno
Magnolfi
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