Giungono
ogni tanto anche certi giorni un po’ particolari, dei momenti almeno in parte
differenti da tutti gli altri, durante i quali il mio ordinario starmene come
sempre per mio conto a svolgere le solite risapute operazioni, mi porta verso dei
pensieri insoliti, quasi fuori dall’ordinario. Mi chiedo in questi casi se fosse
stato veramente proprio questo alla fine il compito finale assegnato a me per invariabile
decisione, o se invece sarebbe stata sufficiente, da parte mia, una piccola
presa di posizione diversa, magari data da una stupida passione, o da qualcosa
maturato addirittura negli anni della gioventù, per farmi scoprire cose del
tutto differenti, addirittura delle vocazioni nascoste che avevo dentro me stesso
e a cui forse non sono mai riuscito a dare peso. Era probabile stagnassero
dentro il mio spirito certe abilità che non ho mai saputo neanche di avere, come
un talento innato che non sono stato capace di praticare, restando, al
contrario, sempre fedele alla mia principale attività, sostanzialmente legata a
quello che mi è stato suggerito all'epoca da qualcuno pratico a cui forse non
interessava proprio niente dei miei sogni e delle mie idee. Ci si vanta spesso
di non avere dei rimpianti, ma nel mio caso non so e non capisco se fosse stato
il caso di coltivare maggiormente certe affinità, oppure se è sempre stato un
bene cercare di evitarle. Adesso non saprei dire che cosa avrei potuto
sperimentare, in ogni caso non ho avuto vicino mai nessuno pronto a stimolare
la mia curiosità, e questo è stato più che sufficiente a lasciarmi intraprendere
la strada più retta e semplice a cui mi sono presto adattato. Entrai da ragazzo
in questa azienda delle Poste per fare il portalettere, ed in tanti anni di esperienza
non mi pare sia cambiato mai niente nella mia attività. Nel paese tutti mi
conoscono come il postino, ed io sorrido quando mi salutano, orgoglioso di
quello che rappresento.
Avrei
potuto dipingere, o fare il musicista, non so; magari studiare, se i miei
genitori avessero avuto i mezzi per permettermi di farlo. Ed in quel caso probabilmente
avrei scelto di inoltrarmi in una carriera pratica, come quella del geometra, o
dell’architetto, oppure diventare un ingegnere edile. Se ci penso, qualcosa sembra
mancarmi, anche se probabilmente niente sarebbe mai cambiato nella mia indole,
ed alla fine devo riconoscere che se sono rimasto pe tutto questo tempo a
consegnare la posta alle persone, è stato soltanto perché non mi sono mai seriamente
preoccupato di far altro. Forse, al momento giusto, sarebbe stata una semplice questione
di volontà, di entusiasmo, di voglia smisurata di intraprendere qualcosa, fino
a risvegliare tutte le energie possibili per ottenere ciò verso cui avrei
potuto mirare, anche parlandone in giro con qualcuno, lasciandomi aiutare volentieri
da chi mi conosceva, ma anche da chi trovava d’improvviso nelle mie parole
qualcosa di importante, di fondamentale, come l’apertura di una nuova strada, pur
difficile, per un ragazzo pieno di passione, che probabilmente sarebbe riuscito
facilmente e con ottimi risultati nel suo intento.
Non
ha alcun senso riflettere tutto questo, mi dico. Eppure, non riesco proprio ad
immaginare in qualche caso di poterne farne a meno, e la mia fantasia mi porta
subito a proiettarmi verso scene surreali di cui effettivamente non ho mai neanche
tentato di far parte. Mi capita certe volte di dover consegnare dei libri
richiesti per mezzo postale ad esempio, ed allora, mentre pedalo sopra la mia
bicicletta nell’aria frizzante della mattinata, mi trovo dentro di me a
fantasticare su quale prezioso scrigno potrebbe addirittura dimostrarsi anche un
solo volume di racconti, di poesie, di pensieri, anche di semplici ricordi, e
mi viene da sorridere nel desiderio di conoscere cosa possa essere nascosto in
mezzo a quelle pagine. Che cosa importa, mi dico ancora: la mia vita è segnata,
il mio mestiere mi permette di mandarla avanti nella piena tranquillità, non ho
alcun bisogno d’altro, i miei pensieri stravaganti sono soltanto una maniera
per riempire questo vuoto che a volte mi prende mentre pedalo, tra il saluto di
una persona conosciuta che mi capita d’incontrare e l’altro, come un lento
nastro che si svolge ogni giorno a velocità costante, in maniera quasi identica
ogni volta.
Forse
il vero terrore che prende certe volte chi come me sta mandando avanti una vita
lineare, senza mai alcuno scossone, è quello di dover affrontare prima o dopo,
non per propria volontà, dei cambiamenti. La monotonia dei giorni, in persone
come me, diventa presto una culla dentro cui distendersi nella piena
tranquillità, evitando di trovarsi davanti scelte e variazioni che appaiono colme
di grande sofferenza per chi le deve compiere. Perciò, so che se anche ci
saranno dei cambiamenti nel prossimo futuro all’interno della sede postale del
mio piccolo paese, eviterò persino di cercare di comprendere quali potranno
essere, ed in che modo potranno mai riguardarmi. Svolgo da sempre il mestiere del
portalettere, ed il mio più profondo desiderio, oltre i sogni ad occhi aperti
che cerco sempre di tenere confinati in una zona ben circoscritta della mente, è
quello di poter proseguire a farlo, come sempre, magari senza neppure tentare
di comprenderne il vero motivo.
Bruno
Magnolfi