Il paravento di vetro opaco vicino ad un
finestrone dell’ufficio, lascia intravedere appena il contorno della sua figura
generalmente china sul piano della scrivania, con le mani sopra la tastiera
dell'elaboratore e lo sguardo diretto dentro lo schermo, a confrontare quei
luminosi e brillanti elenchi di dati e di percentuali. Quando poi giunge un
cliente, ed è già di normale cosa rara, la signora Vanni si attiva con
prontezza, e cerca di spiegare, usando delle frasi sintetiche e alcune parole
tecniche adeguate alla necessità, tutti i vantaggi che si possono avere
nell’aprire un semplice conto corrente postale, spesso riuscendo rapidamente
nel suo intento finale, ma soltanto perché chi si viene a trovare di fronte,
nella maggior parte delle volte, aveva le idee piuttosto chiare già fin dagli inizi.
Non lo dice mai, neppure a sé stessa, che questo mestiere è noioso, ripetitivo
e spesso asfissiante, perché secondo lei non ha alcun senso criticare qualcosa
che non è possibile cambiare. Quando poi si sente stanca o stufa di stare nella
stessa posizione, si alza dal suo angolo privato dell'ufficio postale, e si
sofferma a chiacchierare con Renza, la sua impiegata di riferimento, oppure si
avvicina a Laura, che come sempre sta dietro lo sportello al pubblico, fingendo
semplicemente di controllare che tutto proceda nella piena normalità ed
efficienza. A volte ribadisce che, come direttrice, sono soltanto sue certe pesanti
responsabilità, ma questi ormai appaiono solamente dei discorsi un po’
stereotipati, che non hanno più una grande importanza per nessuno. Si è però
venuta formando ultimamente una separazione netta tra gli utenti che giungono
in ufficio per sbrigare qualche faccenda o per spedire una raccomandata, e quegli
impiegati che invece là all'interno ci lavorano per tutta la giornata, e questo
almeno da quando si è sparsa la notizia che quella sede delle Poste verrà
chiusa per sempre. È come se la gente del paese d’improvviso desse la colpa
proprio a loro, in virtù di dipendenti, se infine rimarranno come sembra dei
cittadini senza un proprio ufficio postale nel loro centro abitato, quasi come
se tutti coloro che lavorano in ufficio ambissero a spostarsi in una sede ben
più grande, maggiormente confortevole, dove magari trovare la possibilità di
farsi una carriera.
Qualcuno è arrivato persino a dire che
l’idea di chiudere l’ufficio sia partita proprio da loro, dagli stessi
dipendenti di Calci, ormai stufi di vedere sempre le medesime facce e di non
avere nessun'altra possibilità, fintanto rimangono in quella sede, di
migliorare il proprio stato di lavoro. La Direttrice, giusto una settimana
prima, stufa di tutte quelle dicerie senza costrutto, si è decisa a prendere un
permesso, e con una scusa di lavoro recarsi una mattina fino alla Direzione
Provinciale delle Poste a Pisa, naturalmente dopo aver preso un appuntamento
preciso con un certo Responsabile delle piccole filiali, il dottor Rusconi, ed
una volta lì chiedere senza minimamente tentare sotterfugi, anche se con
maniere estremamente gentili e garbate, cosa ci fosse di vero su quanto oramai
si sentiva dire spudoratamente in giro. <<Non saprei>>, le aveva
risposto il dirigente da dietro la sua grande scrivania ingombra di carte;
<<forse qualcuno a Roma sta effettivamente lavorando ad un progetto di
diminuzione del numero delle sedi sparse in tutta questa Provincia, o anche in
altre, ma è difficile capire se effettivamente verranno prese delle vere e
proprie decisioni in merito, oppure no, e a dire la verità qui si pensa che
facilmente tutto possa rimanere esattamente come è sempre stato>>.
Alla Vanni le era bastato già così, non
avendo necessità di un'altra sola parola; perciò, era ritornata in fretta, con
l'utilitaria di servizio, al suo ufficio di Calci, raccontando agli altri ben
poche cose di quel suo colloquio, ma sorridendo a tutti gli impiegati come se
fosse riuscita in un'impresa estremamente difficile ma assolutamente necessaria
per una donna come lei, una con delle responsabilità importanti proprio come le
sue. Adesso, nel paese, nessuno ovviamente si sente più tranquillo di come si
sentiva prima, né dentro né fuori dalle Poste, e l'unico vantaggio ottenuto è
che si possa dire a chi ne parla che quello è un argomento in mano a Roma, e
che nessuno ne sa qualcosa in più, neppure la Direttrice della sede di Calci.
L'incoraggiamento ad andare avanti come sempre, e l'opinione a margine per cui
tutto con una certa probabilità rimarrà esattamente nelle stesse condizioni,
non sembra però tornare bene né agli utenti, che gradirebbero almeno un
riammodernamento della loro sede postale, né ai pochi impiegati, che forse
sognerebbero degli ampliamenti delle loro attività e un incremento di tutto il
personale. Una tregua armata perciò sembra essersi stabilita in fretta, e se
qualcheduno si permette di chiedere qualcosa davanti allo sportello, chiunque,
di qua o di là dal vetro divisorio, è pronto a concedergli subito e di traverso
un’occhiataccia, nel desiderio di ogni individuo con un po’ di senno che si prosegua
a far regnare su quel tema un rispettoso silenzio, almeno per questo grave momento
ancora in corso.
Bruno Magnolfi
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