Circa dieci anni prima, quando
ancora non sapeva quale potesse essere per lei la cosa migliore da fare in
certi casi, Laura fu invitata ad un piccolo ricevimento, insomma una riunione
di ragazzi, radunati in una vasta casa di campagna con un grande e bel giardino
attorno, poco lontano dal paese di Calci, dove qualcuno, che peraltro lei
conosceva soltanto di vista, desiderava festeggiare con un gran numero di
persone il giorno del proprio compleanno. Tutto andava bene, la giornata
sembrava favorevole, la stagione era calda, le persone presenti allegre, la
musica alta e piacevole, e Laura, che era andata lì con la sua amica Elena, che
però aveva presto perso di vista, si era subito sentita su di giri, avendo
buttato giù diversi aperitivi molto alcolici, e aveva proseguito a ridere e a
parlare a voce alta con chiunque si era trovata attorno, anche soltanto con chi
magari le aveva chiesto qualche cosa per pura cortesia, o giusto per fare della
conversazione. Quando si era appartata per gioco dietro a degli alberi e ad una
fila di cespugli con un tizio di cui in seguito non avrebbe ricordato neppure
il nome, le pareva del tutto normale comportarsi in questo modo, tanto che
quando il tipo aveva cominciato a baciarla sul collo e sulle guance, lei aveva
proseguito persino a ridere, senza sottrarsi troppo, neppure per chiedersi cosa
stesse effettivamente succedendo. Si erano rotolati a terra quasi in un attimo,
già mezzo spogliati, e tutto aveva avuto il suo proseguo molto rapidamente,
fino a quando lei d’improvviso aveva realizzato sul serio che cosa le stesse
capitando, purtroppo soltanto nello stesso momento in cui si era ritrovata ormai
da sola sopra l’erba, mentre il tizio che l’aveva posseduta era tornato tranquillamente
insieme agli altri, come se quella con lei fosse stata una semplice ed innocua parentesi
ad un qualsiasi pomeriggio di festa e d’allegria.
Era stato poi a sera tardi, una
volta tornata a casa e svaniti i vapori alcolici, che lei si era sentita
improvvisamente sporca, derubata, violata nella propria intimità, ed incapace anche
di provare una reazione forte vera e propria a quanto le era capitato, se non
iniziare a piangere da sola ed in silenzio, vergognandosi di tutto, come una vera
sciocca. Non erano trascorse molte settimane da quel giorno, ma Laura, che
aveva cominciato dopo poco a provare un leggero senso di terrore per essersi andata
ad infilare dentro ai guai, si era resa conto di essere davvero incinta, tanto
da cadere di colpo in una profonda disperazione. Con le lacrime agli occhi ne
aveva parlato soltanto con sua madre, che sull’immediato non era riuscita neppure
a immaginare una qualsiasi soluzione, anche se infine aveva convinto Laura a
seguirla rassegnata dal loro medico di paese, e tramite alcune informazioni
fissare un appuntamento in un ospedale di Pisa per interrompere al più presto
quella gravidanza. Tutto era scorso liscio, almeno dal punto di vista clinico,
ma lei in seguito non si era sentita più la stessa, tanto da rifuggire ogni
volta che qualche ragazzo tentava in un modo o in un altro di avvicinarla.
Anche Elena dopo qualche tempo aveva saputo la verità dalla stessa voce di
Laura, ed ambedue piangendo si erano ripromesse di non cadere mai più, per
nessun motivo, in situazioni di quel genere.
Gli anni però erano trascorsi in
fretta, e tutt’e due, acquisendo via via coscienza di essere delle donne fatte,
e ormai di saper distinguere bene le varie situazioni, si erano sentite
gradatamente più sicure di sé stesse, fino a quando quella brutta esperienza aveva
dimostrato d’essere soltanto una brutta storia da gettare dietro le spalle.
<<A me non interessa quasi per niente mettere su una relazione seria con
qualcuno>>, aveva comunque sostenuto spesso Elena, e la sua amica, di
fronte a quelle parole, aveva sempre annuito abbassando lo sguardo;
<<sono soltanto fastidi e stupidaggini, nel fare sul serio con
qualcuno>>, aveva aggiunto Laura qualche volta, anche per spingere il più
lontano possibile da sé quel che rimaneva della sua orribile esperienza. Per
questo forse, e sicuramente per ambedue, nessuna amicizia singola con l’altro
sesso aveva mai potuto pretendere per anni di diventare qualcosa di più, ed i
ragazzi di paese, fattisi ormai uomini, avevano finito per tenersi sempre un
po’ a distanza dalle due amiche così restie a farsi corteggiare. La mamma di Laura
aveva cercato qualche volta di parlarne con sua figlia, forse cercando di sbloccare
quella ritrosia evidente, ma non c’era stato mai niente da aggiungere alla prima
reazione avuta nei confronti di quello che sapeva bene anche lei come si fosse
svolto, e di quelle tracce indelebili lasciate nell’anima della sua ragazzona.
Magari, anche per tutto questo,
Laura oggi si sente sicuramente forte di una personalità che è riuscita a
mostrarsi ben al di sopra dei tormenti negativi sofferti nel passato, tanto da essere
divenuta poco alla volta espansiva verso gli altri, quasi estroversa nei suoi
trent’anni di esistenza, e capace di confrontarsi con chiunque, persino con un
collega di lavoro come Alberto, forse solo un semplice timido impacciato, di
cui adesso neppure riesce ad avere chiaro un semplice ed esplicito giudizio.
Bruno Magnolfi
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