“Quando
sono da sola mi sento perduta”, pensa lei a volte, in quelle occasioni in cui
sa con certezza che anche quella sera suo marito tornerà a casa tardi,
impegnato in qualche inevitabile riunione sindacale. “Potrei sempre telefonare
a qualcuno, certo; e magari fare qualche chiacchiera all’apparecchio, tanto per
trascorrere un po’ di tempo; però non avere nessuno intorno a me, è in grado di
farmi abbattere immediatamente, e questo forse significa che non riesco in
certi casi a mantenere un grande equilibrio interno”. Gira per casa, Renza,
cerca di occuparsi di tutto ciò che le viene a mente, impegnandosi in ogni
piccola attività come fosse la cosa più importante in assoluto. Poi si siede
davanti alla televisione perennemente accesa, anche se sembra proprio non le
interessi quasi niente di ciò che viene trasmesso. Potrebbe uscire, prendere la
sua piccola utilitaria e farsene un giro, magari fare persino una visita a
qualcuno che conosce, così, per fare una sorpresa. "Ho la mia casa",
pensa invece, "non mi piace che la gente pensi che io trascorro da sola
certe serate".
Infine decide di arrivare a piedi fino
alla Casa del Popolo, dove qualche volta fanno il gioco della tombola, anche se
non si sente del tutto convinta. "Vorrei avere qualcosa da fare in queste
serate; magari portarmi a casa del lavoro, qualche tabulato più urgente da
riguardare, la Vanni ne sarebbe sicuramente felice, e così poter trascorrere la
serata impegnandomi almeno in qualcosa di utile per tutti. Oppure sarebbe bello
avere un'amica con il mio stesso problema, e con lei andarmene ad un cinema, o
a vedere uno spettacolo da qualche parte. In fondo non sono ancora talmente
vecchia da ridurmi a giocare a tombola alla Casa del Popolo, e poi se devo
essere sincera non ne ho neppure voglia". Perciò toglie il giaccone che
aveva già indossato, mette tutto a posto, poi torna a sedersi e a riaccendere
immediatamente la televisione che precedentemente aveva spento.
"Niente certe volte sembra tanto
difficile come il decidere in quale maniera impiegare il proprio tempo";
ad un tratto Renza si siede, apre una rivista settimanale di attualità che suo
marito acquista regolarmente, e così si perde per qualche minuto nello
sfogliare quelle pagine. Ma infine torna ad indossare il suo giaccone, e ad
uscire da casa senza neanche sapere verso dove dirigersi, anche se in un
attimo, ancora prima di riflettere, è già sul marciapiede deserto, come
prigioniera però di un piccolo paese che non sembra proprio offrire niente,
almeno in certe serate. Decisa, si dirige a piedi verso la piazzetta
principale, mentre le luci dei lampioni lasciano cadere su di lei come una luce
malata, mostrando tutta la loro inconsistenza. Si siede su una panchina, si
osserva attorno, poi un uomo, uscito dalla vicina Casa del Popolo, col passo
calmo, le mani sprofondate nelle tasche, e l'espressione quasi indifferente, si
avvicina con tranquillità, e poi la saluta, riconoscendo in lei un'impiegata
dell'ufficio postale locale, chiedendole senza curiosità se vada tutto bene.
<<Si, grazie>>, fa subito Renza
mentre si stringe dentro la sua giacca, scambiando un'occhiata sfuggente con il
suo concittadino, che comunque riconosce subito per essere un familiare di una
donna che qualche volta ha frequentato del tempo addietro, in anni quasi
remoti. <<Certe volte si ha voglia di respirare un po' d'aria libera>>,
fa lei per giustificare la sua presenza da sola in quella piazza. <<Ma
certo, lo capisco>>, risponde lui; <<non c'è niente di meglio che
farsi un giro fuori da casa, in certe sere noiose>>. Lei sorride, non le
viene in mente niente da aggiungere, “forse è soltanto tutto più semplice di
quello che sembra”, riflette. Lui le fa un gesto di saluto, e poi sembra
andarsene, ma Renza gli chiede quale sia il suo motivo, invece, per girare per
le strade del paese così da solo. Lui sorride, come per togliere importanza a
quello che sta per rispondere; poi fa: <<forse soltanto per riflettere
meglio a quello che mi è capitato, o che non mi è capitato, durante la
giornata>>.
Infine, il conoscente se ne va, lei resta
ancora per qualche momento seduta su quella panchina, ma poi riprende a camminare,
per tornare verso casa. "Ho più dubbi di prima", pensa adesso.
"Forse il mio mestiere e la mia giornata sono troppo ordinari, per
permettermi dei pensieri importanti. O forse è mio marito che svolge un ruolo
sociale così denso di significato da mettere in ombra tutto ciò che
faccio". Torna rapidamente nella sua abitazione, ma all'improvviso le
viene voglia di non farsi trovare da suo marito nel momento in cui rientrerà
anche lui nella loro casa, perciò prende le chiavi della macchina, esce, avvia
il motore, e ingrana la marcia. Arriva fino al fiume, guidando lentamente,
infine si ferma, scende, si appoggia alla spalletta di pietra vicino al
ponticello, e osserva l'acqua scorrere, uguale a sempre. "Troverò una
soluzione", pensa; "ed anche se non mi riuscirà esattamente stasera,
una di queste volte metterò in evidenza a tutti di avere ancora delle
possibilità".
Bruno Magnolfi
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