<<Non
credo che in Direzione Generale si arriverà al punto di prendere una decisione
del genere>>, dice lui. <<In ogni caso sarebbe bene cominciare a
far presente la situazione agli utenti diretti dell’Ufficio Postale, in maniera
che inizino subito a far sentire la loro voce. Perché le prime vittime della
chiusura di questa sede sicuramente sarebbero i paesani di Calci>>. La
moglie di Bargiacchi resta in silenzio; loro due non parlano mai in termini
sindacali del suo lavoro all’Ufficio Postale, ma adesso le cose sembrano più
grandi di quello che avrebbero mai immaginato, e forse c’è davvero bisogno di
correre ai ripari. La Responsabile di sede, la signora Vanni, sembra neppure
recepire il pericolo, e la cittadinanza pare alzare le spalle senza tirare
fuori delle opinioni proprie. Le figure più indicate per sollevare la questione
agli occhi di tutti sembrerebbero proprio i sindacalisti come Bargiacchi, ma
lui sa benissimo che sarà facile per le Poste metterli in condizioni di
starsene buoni ed in silenzio. A giudicare da quello che c’è da fare ogni
giorno nel loro ufficio, nessuno dei cinque dipendenti diretti di Calci
presupporrebbe mai che sui tavoli che contano stazionasse una proposta di
soppressione di quel loro luogo di lavoro, anche se si dice pure che in quel
caso il personale verrebbe semplicemente spostato in altra sede, però è chiaro
a tutti che al momento in cui venisse fuori ufficialmente la notizia, le cose a
quel punto sarebbero già deliberate e definite.
Alla fine,
si decide di stampare un piccolo volantino in bianco e nero non firmato, una
semplice comunicazione da appoggiare sul bancone per il pubblico, in modo da
informare gli utenti di quanto probabilmente sta bollendo nella pentola, e
qualche cittadino inizia pure a chiederne notizia all’impiegata allo sportello,
Laura, anche se lei su quell’argomento non sa dire molto di più di quanto già
scritto sulla carta. La Vanni ancora si rifiuta di affrontare la questione, e
le giornate si protraggono così senza nessuna informazione più precisa. Qualcuno
ha già persino chiesto, proprio alla Responsabile della piccola sede, di
telefonare alla Direzione Provinciale di Pisa, per avere delle informazioni un
po’ più certe, ma a lei parrebbe così di dare troppa importanza a delle voci di
paese che al momento non trovano riscontro, e in questo modo di fare soltanto
la figura della provinciale; perciò, continua a rimandare di giorno in giorno
qualsiasi mossa, forse anche nell’attesa, e nella speranza, che tutto si
chiarisca presto senza il proprio intervento. Alberto, un giorno in cui c’era
il Bargiacchi ad accompagnare sua moglie in ufficio, con molta titubanza ha
chiesto al sindacalista la possibilità di prendere la tessera, e l’altro,
conoscendo i trascorsi della sua famiglia, lo ha guardato subito con molta
sorpresa, spiegandogli comunque quale fosse la migliore soluzione.
<<Forse
lui sa qualcosa più di noi>>, avrebbe detto poi il Bargiacchi a sua
moglie, una volta ritornati a casa. <<Non mi meraviglierebbe affatto che
dietro tutto questo ci fosse qualche sgambetto politico da fare nei confronti
della Giunta Comunale, e sicuramente Alberto ne ha già saputo qualcosa, come
nipote di un ex-sindaco, senza dimenticarsi che lui peraltro lavora alle Poste
grazie all’appoggio dei suoi parenti>>. Sua moglie Renza però non vuole
sentir parlare di cose di quel genere, così si rifiuta, una volta rientrata in
ufficio, di fare qualche domanda diretta proprio ad Alberto, e le cose appaiono
in uno stallo che comunque non promette certo niente di buono. In tutto questo
Gino, il portalettere, sa benissimo che il suo compito resterà comunque
invariato, così si mostra quello più tranquillo tra tutti i dipendenti. Il
lavoro peraltro va avanti come sempre, ed anche se filtra ogni tanto un certo
nervosismo da parte degli impiegati, le cose procedono. I genitori di Laura,
una volta a conoscenza di quanto si mormora in giro, hanno detto addirittura a
sua figlia di stare ben attenta, che in mezzo agli utenti normali se ne
potrebbe annidare perfino qualcuno segretamente inviato da Pisa, per rendersi
conto personalmente di come stanno procedendo le cose. Forse è un’esagerazione,
ha pensato Laura, però questo pensiero, nelle ore in cui lavora allo sportello,
non l’ha più abbandonata.
Infine, giunge un tizio mai visto per spedire
una raccomandata urgente; ben vestito, con giacca e cravatta eleganti, dai modi
lenti ma decisi, e quando è dentro all'ufficio postale sembra guardarsi
attorno, soppesare i movimenti di Laura, gettare delle occhiate inquietanti
anche oltre il vetro di separazione. Con una scusa lei si alza dal suo sgabello
e va dalla Renza, come sempre seduta alla propria scrivania, fino a farsi
sostituire per completare le operazioni richieste dall'uomo. <<È
lui>>, suggerisce intanto sottovoce ad Alberto, <<è la spia inviata
da Pisa per indagare su di noi, ne sono sicura>>. L'uomo intanto paga
quanto dovuto, raccoglie la sua ricevuta e se ne va salutando come fanno tutti,
mentre intanto lascia alle sue spalle un senso di panico evidente.
Bruno
Magnolfi
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