Il tempo non esiste,
come hanno detto molti altri prima di me. Nel silenzio e nella solitudine tutto
si appiattisce, e quelli che alcuni giudicano soltanto dei ricordi, diventano
così un perenne presente che prosegue a scorrere dentro e fuori di noi, lasciando
scaturire nella mente gli stessi esatti stati d’animo con cui i fatti del
passato sono stati vissuti. <<Scansati, Ciccio Bomba!>>, dice a me
improvvisamente il più bullo di tutta la classe, mentre mi trovo ancora tra i
banchi della scuola, un attimo dopo che è stata fatta suonare la campanella ad
indicare a tutti noi l’orario del termine quotidiano delle lezioni. Nessuno
fino ad oggi mi aveva mai chiamato così, ed anche se non sono, o non mi sento,
particolarmente grasso, mi ritrovo all’improvviso offeso nel profondo da
quell’espressione, come se quel mio compagno avesse messo in luce
all’improvviso un mio grave difetto, del quale fino adesso peraltro non avevo
mai avuto coscienza. Attendo troppo prima di replicare in qualche modo, e
quindi perdo inevitabilmente il momento giusto per dire qualche cosa, così da
restare in silenzio e implicitamente avvalorare quel termine che mi è appena
stato affibbiato. So perfettamente che, se qualcun altro nella confusione del
momento ha solo captato quelle parole, da domani sarà sicuramente pronto a
ripeterle con voce anche più alta, non foss’altro per mostrarsi allineato alla
mentalità di chi le ha pronunciate, questo odioso ragazzino aggressivo e senza
scrupoli.
Non ho alcuna via di
scampo, se non subire per sempre quanto ormai stabilito dagli altri, ad
iniziare da questo momento, senza peraltro che possa far nulla per sottrarmi a
questa specie di gogna che si sta per abbattere implacabile sopra di me. Fino
ad ora i compagni di classe forse hanno giudicato i miei comportamenti
probabilmente tollerabili, e per i più io sono sempre stato valutato come
un’ombra che in silenzio scivolava tra tutti senza infastidire i loro
comportamenti, e senza che ci fosse molto di cui dire sul mio conto. Adesso
però, è più che evidente quanto stia per cambiare tutto quanto. Il grido di
guerra contro di me è già stato lanciato, e d’ora in avanti sarò costretto a
stare sempre sulla difensiva, cercando magari di schivare i colpi che mi
arriveranno addosso, o tentando qualche disperato tentativo di recupero della
dignità e del rispetto che credevo in qualche modo di aver giustamente
guadagnato fino ad ora. Non ho alcun alleato in questa battaglia, e devo fare
conto soltanto sulle mie misere forze, che peraltro si avvalgono, nella maggior
parte dei casi, sulla semplice indifferenza che ostento nei confronti di tutti
i miei compagni di scuola.
Appena possibile ho guardato attentamente la mia
figura ad uno specchio, e pur non riconoscendo giustificato l’appellativo che
mi è stato affibbiato, devo però ammettere che, se riuscissi a perdere qualche
chilo in eccesso, probabilmente tutto sarebbe molto più semplice. Oggi sono
magro, ed anche quando passo davanti alle eleganti specchiere posizionate nei
corridoi dell’albergo dove lavoro, mi sento in coscienza di rendermi conto che
sono una persona ordinaria, né troppo magra né troppo grassa, avendo perduto i
pochi chili di troppo già ad iniziare da quella fase scolastica. Non ci vuole
neanche molto, ho pensato al momento di tornarmene a casa. Basta mangiare delle
porzioni ridotte di tutto ciò che mia madre mi mette dentro al piatto. Lei mi
ha chiesto subito se per caso non mi sentissi troppo bene, ma io l’ho subito
rassicurata spiegando che in questo preciso periodo semplicemente non provo
molto appetito. Qualcuno, tra i miei compagni di classe, ridendo mi ha chiamato
ancora con quell’appellativo infamante, come avevo previsto, ma io ho risposto
con fermezza che stavo gonfiando un po' soltanto perché costretto a fare una
cura di cortisone per una malattia lunga e antipatica. Nessuno, alle mie
parole, si è permesso di ribattere niente, e a quel punto qualcuno deve aver
fatto sapere anche al bullo di turno come stessero le cose per davvero, e così
non si è più verificato il caso che fossi chiamato di nuovo Ciccio Bomba.
Da grande poi ho avuto un ulteriore periodo in cui
ho messo su diversi chili di troppo. È stato il momento in cui la mia ragazza,
abile cuoca, è venuta ad abitare a casa mia, facendomi trovare quasi ogni
giorno dei pranzi o delle cene invitanti e gustose, ma quando ho riflettuto che
in qualche maniera avrei facilmente potuto trovarmi nella stessa situazione
antipatica di quando frequentavo la scuola elementare, mi sono rapidamente dato
una regolata. Quando le cose hanno preso una piega diversa e noi due ci siamo
lasciati per sprofondare di nuovo nelle rispettive solitudini, a me è passato
l’appetito, e così non c’è stato alcun bisogno di fare una dieta ipocalorica
per tornare nelle dimensioni di quello che ero. A scuola, il mio compagno di
banco, qualche settimana più tardi, mi aveva detto all’improvviso che, secondo
lui, ero notevolmente dimagrito, ed io, sollevando una spalla, avevo riferito
di aver cessato le cure con il cortisone, e quindi di essere tornato nella
normalità del mio peso forma. Poi, riflettendo meglio su questa pesante parola,
normalità, mi è parso che qualcosa mi sfuggisse, ma da allora in avanti non me
ne sono più assolutamente interessato.
Bruno Magnolfi
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