Fumavano
i due, appoggiati ad un muro, a godersi il sole cittadino di quel primo
pomeriggio d’inverno. Avevo girato lì
attorno, la mano infilata in una busta di plastica, in fondo al guinzaglio il
barboncino nano della mia fidanzata.
Sorrise,
aveva detto il primo al secondo. Io intanto avevo raccolto i piccoli escrementi
che subito avevo gettato dentro al contenitore dei rifiuti vicino. Le piaceva,
aveva subito dedotto l’altro, lasciando uscire una boccata di fumo in mezzo ai
denti, e allargando le labbra.
Il
cane si era seduto sul marciapiede, indifferente, come in attesa, ed io avevo
cercato di dirgli qualcosa, ma senza che le mie parole avessero avuto nessuna
minima importanza, restando in attesa, proprio come faceva lui, sul
marciapiede, e cercando di decidere verso dove si avesse voglia di andare.
Non
so, aveva come ribadito il primo uomo a quell’altro: aveva uno sguardo. Che
sguardo, replicava il secondo con interesse, e intanto si voltava, come a
guardare chi stesse giungendo, o se qualcuno stava giungendo, anche se non
c’era proprio nessuno lungo quel marciapiede, se non io stesso, di spalle, ignorato,
e il mio barboncino, inchiodati a tre o quattro metri da loro.
Contemporaneamente
avevo cercato di tirare dolcemente il guinzaglio, giusto per togliermi
dall’imbarazzo, naturalmente non ottenendo alcun risultato. Non so: uno
sguardo, aveva detto l’uomo, forse soltanto per aprire una nebulosa di
possibilità, che peraltro restava assolutamente impossibile da comprendere,
secondo lui.
Intanto
il cane si era deciso e ci eravamo così spostati più avanti, ma subito dopo il
barboncino aveva voluto tornare indietro, sui nostri passi, ed io lo avevo
seguito, naturalmente odiando il giorno in cui mi era presa l’idea di regalare
quel cucciolo alla mia fidanzata.
I
due avevano continuato a fumare,
abbagliati dalla luce calda del sole e forse dal pensiero di uno sguardo che
non erano riusciti del tutto a decifrare. Poi uno aveva concluso: sono tutte
così, come a spiegare che non valeva neppure la pena di stare a parlarne. Io naturalmente
avevo annuito, ma poi il barboncino aveva tirato il guinzaglio da un’altra
parte, proprio per farmi capire che desiderava portarmi da tutt’altra parte,
una volta per tutte.
Bruno
Magnolfi
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