giovedì 10 gennaio 2013

Fine della strada.


            
            L’auto procede regolare. La strada è leggermente umida durante quei minuti prima dell’alba invernale, Fernando come sempre rispetta i limiti di velocità lungo la provinciale che lo porta fino alla fabbrica dove lavora. A lui piace fantasticare mentre la sua macchina viaggia tranquilla come ogni mattina, illuminando l’asfalto davanti e immettendo aria calda e piacevole nell’abitacolo. A volte gli pare quasi sia quella tutta la libertà su cui può contare durante la sua giornata, come se il resto del tempo intorno a lui scorresse quasi per automatismi, una fase dietro l’altra, senza mai alcuna variazione.
            Non c’è niente da segnalare in quelle giornate, niente da raccontare che sia differente al giorno avanti o a quello ancora prima, soltanto quella mezz’ora di viaggio lenta e piacevole che in certi giorni sembra ripagarlo di tutto, come se fosse quello il suo momento migliore, il solo vero momento che certe volte sembra appagarlo per tutto il resto. C’è una piccola zona industriale una volta superata l’ultima borgata di case, e tra una manciata di capannoni la strada in quel punto lascia lo spazio ad una serie di piccole vie caratterizzate da larghi piazzali per il parcheggio dei mezzi, il cartello giallo e nero indica quel luogo dedicato al lavoro, dove a quell’ora arrivano tutti, operai e dirigenti, quasi una democratica chiamata alle proprie attività.
            Fernando quando vede il segnale prova sempre una fitta dolorosa: viaggio terminato, pensa, finita la breve parabola sognante di ogni mattina, la concretezza delle cose chiama al dovere da svolgere. Non c’è niente di male, lui è contento del suo lavoro, il suo ruolo lo porta avanti sempre con serietà, lo stipendio per la sua famiglia è fondamentale, di tutto questo ne ha piena coscienza. Eppure, quando entra dentro al parcheggio, qualcosa sembra inesorabilmente fuggirgli via, qualcosa che sa di ritrovare solamente la mattina seguente, durante lo stesso tragitto.
            Per questo in un giorno qualsiasi decide di ignorare il segnale, di andare avanti, proseguire fingendo quasi di non accorgersi di essere ormai arrivato. La strada prosegue regolare, lui guida la sua auto come se ancora ci fosse un tratto di provinciale da completare, la mente è libera, i pensieri insistono a muoversi nella sua testa pungolati dalla fantasia. Gli sembra per una volta di prolungare quel piacere altrimenti interrotto in maniera sempre crudele, la strada procede, lui si sente contento, sempre più libero dai suoi doveri, ma qualcosa poco dopo stringe alla gola Fernando, gli sembra di non sentirsi perfettamente, non riesce ad andare più avanti, accosta la macchina e velocemente si ferma al margine della carreggiata.
              I fari e il motore restano accesi, la ventola prosegue a far girare l’aria calda all’interno, ma lui improvvisamente sta male, non sa cosa fare, non riesce a capire quale sia la decisione giusta da prendere. Riflette, immagina i suoi colleghi di lavoro che lo attendono, si sente sul punto di tornare indietro e fingere con tutti di non sapere che quella non è una mattina come tutte le altre. Infine torna ad innestare la marcia, riprende la corsa, va ancora avanti Fernando: cosa importa mancare per questo giorno, pensa; adesso c’è qualcosa di importante che devo scoprire, magari proprio dopo la prossima curva, forse, oppure tra un chilometro o due, non lo so. Adesso c’è qualcosa che devo capire, pensa ancora con tutte le forze rimaste, non posso rinviare ulteriormente questo mio appuntamento, devo andare avanti, proseguire, almeno fino alla fine di questa stupida strada.
            Bruno Magnolfi  

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