Ho
sempre fatto il minimo possibile, confessa l’uomo dopo un piccolo sorso di birra.
Lo so, risponde l’altro, solo non è questo il caso: si tratta di impegnarsi per
uno scopo più alto, ecco tutto. L’uomo lo osserva, forse vorrebbe dirgli
semplicemente che non gli interessa un bel niente di tutta quella cosa di cui
sta parlando, ma non lo fa, e così rimane in silenzio concedendogli ancora del
tempo per potersi spiegare.
L’altro
dice che non si può osservare tutto sempre nella stessa maniera, usare gli
stessi criteri. Arriva un momento, gli fa, che bisogna decidere. Questo è il
punto. Decidere se in tutto questo tempo ci è stato bene questo tipo di gioco,
oppure se ne avevamo nella mente uno diverso. Magari qualcosa che sia simile
proprio a ciò che ti sto proponendo.
Lui
si gratta la faccia, pensieroso; poi fa: ma perché dovrei impegnare il mio
tempo per gente che neppure conosco, oppure decidere che addirittura tengo a
delle persone quasi più di quanto tenga a me stesso, c’è una contraddizione in
questo comportamento, e in ogni caso è un atteggiamento tipico del mondo
religioso, di chi dedica la vita agli altri, senza preoccuparsi di altro. Ma se
io voglio stare in mezzo alla gente come una persona comune, devo essere proprio
come gli altri, non comportarmi come uno diverso.
Va
bene, fa l’altro mentre beve un sorso della sua birra; però sappiamo che questo
modello non ha funzionato, ci porta tutti soltanto verso uno scontro di
individualità. Dobbiamo cambiare modello, è inevitabile, e tu puoi essere tra
quelli che ha compreso prima di altri questa semplice constatazione. Io non ti
dico di cambiare adesso, però inizia a pensarci, a modificare qualcosa nella
tua mente, poco per volta.
Un
tipo si avvicina al tavolo dove stanno seduti loro due, il locale è quasi
vuoto, ed ha ascoltato le ultime parole che si sono scambiati. Fate già parte
di un’associazione, immagino, gli dice andando subito al sodo. Certo, fa
l’altro, ci riuniamo una volta ogni settimana, e facciamo progetti per cercare
di impegnarsi su questi temi. Lui è addirittura uno dei soci fondatori, fa
l’uomo, e continua a dire a tutti che dobbiamo avvicinarci a questi problemi.
D’accordo,
fa il tipo che si è avvicinato, restando in piedi. Io sto cercando appunto un’organizzazione
come la vostra: vorrei dare la mia disponibilità. Impegnarmi con voi, sapere
che sto lavorando per il sociale, perché questo è ciò che mi pare più importante
in questo momento. Visto, dice l’altro, che ti dicevo, ci sono persone che
cominciano a maturare delle idee importanti, sei tu che non vuoi smuoverti, che
rimani ancorato a delle idee vecchie e senza futuro.
L’uomo
si alza, ha finito ormai la sua birra, non dice niente, osserva soltanto loro
due che sembrano stare perfettamente dalla stessa parte, poi va verso il banco
e paga la sua bevuta. Poi torna indietro e dice semplicemente: non lo so, ci
devo ancora pensare; in ogni caso ho l’impressione che voi siate destinati a
diventare soltanto fanatici, intestarditi in qualcosa che non sta da nessuna
parte. Vorrei credervi, condividere il vostro entusiasmo, ma non ci riesco, ho
paura che rimarrò soltanto uno che pensa le cose in una maniera più vecchia, e
forse sarò sempre più solo, isolato, ridotto al silenzio dai fatti e dai
comportamenti di tutti. Ma forse questo è soltanto il mio scopo finale.
Bruno
Magnolfi
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