Ogni volta che lei
passa vicino ad una finestra di casa sente la voglia di uscire, di andare a
vedere cosa ci sia e chi ci stia sulla piazzetta in fondo alla strada, e magari
capire di che cosa si sta discutendo, o quale sia comunque l’argomento del
giorno. Non si può certo sostenere che lei sia del tutto una ragazza qualsiasi,
in fondo lo si è compreso quasi immediatamente: la sua curiosità e quella sua voglia
di conoscenza appaiono spesso e volentieri fuori del tutto dall’ordinario.
Eppure non c’è niente di particolarmente strano in lei, se non quella sua
vitalità, quell’intelligenza costantemente accesa e vigile, come chiunque si
accorge stando con lei.
La sua amica suona il
campanello e la ragazza è subito pronta, non la fa neppure accomodare, tanto
pensa sia del tutto un’inutile consuetudine. Quando poi torna spiega delle cose
che probabilmente a molti sarebbero sfuggite, e ne deduce subito delle altre,
come se da pochi dettagli riuscisse a ricostruire tutto un quadro complesso,
anche se assurdo, quasi incomprensibile a molti, chiaro probabilmente soltanto
a lei. Non si riesce a tenerla veramente a freno, ma in fondo non ce ne sarebbe
neanche il motivo, visto che non c’è niente di male in quello che fa.
Poi un giorno esce e
non torna, la si va a cercare nei soliti posti, si chiede alle amiche, infine ci
si vede costretti a denunciare a tutti la sua scomparsa. Il giorno seguente,
dopo molte ricerche affannose, si ritrova la ragazza alla stazione dei treni di
un paese vicino, coi modi di sempre, la stessa espressione, insomma come nulla
fosse accaduto, tanto che lei si lascia riportare a casa dai suoi genitori in
piena tranquillità. Adesso nessuno la perde più d’occhio, ci si aspetta da lei qualcosa
di insolito, che se ne vada ancora, per esempio, o che si alzi la notte e si
metta ad urlare, che rida per conto proprio, che si metta a parlare da sola. E
lei, puntualmente, nel periodo che segue, fa tutto questo, forse per non
deludere proprio nessuno.
La si fa vedere ad un
dottore importante, e questi dice che bisogna farla stare con gli altri, che si
abitui a pensare le cose che fanno tutti, e che la sua mente eviti di vagare e
sognare per conto proprio, priva di freni e di qualsiasi esitazione. Ma quella
ragazza non è fatta per stare ferma, e anche piazzandola dentro una stanza
controllata, sembra proprio che la sua mente non ci sia mai, vaghi chissà dove,
alla ricerca di qualcosa che pare costantemente mancarle.
Infine incontra
qualcosa che sembra prenderla completamente: inizia a frequentare la biblioteca
del suo quartiere, ma non per leggere semplicemente dei libri, quanto per
consultarne contemporaneamente una moltitudine, saltando da un argomento ad un
altro, da un testo ad uno completamente diverso, accumulando informazioni e
pareri su tutto, fino a formarsi opinioni precise su tante materie differenti.
Lui l’incontra lì, piegata su qualche volume, e così la prende per mano, la porta
fuori, a confrontare quelle nozioni con le sue e con il mondo reale.
Lei lo ascolta in
silenzio per un tempo sufficiente a comprendere quasi tutto di lui e di loro
due: poi lo lascia lungo la strada, un giorno qualsiasi, e gli spiega che non ha
alcuna possibilità per stare ancora con lui. Ci sono altre cose, gli dice, mi
chiamano, mi stanno chiamando, devo seguirle, non so dirti in nessuna maniera
come tu debba sbarazzarti di me, del mio ricordo, della nostalgia che potrà
forse scaturirti da questo periodo di tempo: devi comunque far finta che niente
si sia mai frapposto tra noi, perché questa è la sola maniera che abbiamo per
ritrovare ognuno il proprio indirizzo di vita, la propria integrità; non ci
sarà mai un futuro per tutt’e due insieme, neppure a distanza, neanche plasmato
sotto la forma ruffiana di un ricordo nostalgico. E via così.
Bruno Magnolfi
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