lunedì 3 marzo 2014

Aspetti importanti.


Cammino, non posso fare altro. Raggiungo rapidamente il luogo indicato dagli altri, quello che anche il mio intuito e la mia sensibilità hanno recepito come il posto giusto; quindi mi fermo, attendo magari che accada qualcosa, oppure, anche se non succede proprio un bel niente, resto immobile almeno per qualche momento, a godermi la soddisfazione di stare esattamente dove desideravo. Qualcuno mi osserva, certe volte ritengo addirittura di essere invidiato, e comunque chi non nutre per me un sentimento del genere, è solamente il tipo di persona che non riesce a rendersi conto delle cose che hanno veramente importanza.
Non ha alcuna importanza, al contrario, che io spesso me ne stia in giro da solo; sono perfettamente cosciente che quello che ha davvero valore è semplicemente la consapevolezza di ciò che si è, e nient’altro. Lo so che ci sono delle persone che spesso fanno apparire tutto quanto un comportamento abituale per molti, quasi come un comportamento di massa, ma in fondo non ci si deve fare neppure troppo caso: la guida che il proprio fiuto riesce a fornire è qualcosa di superiore ad ogni altra cosa, capace di annullare di colpo ogni possibile critica.
Ciò che mi ripeto ogni volta è soltanto questo: esserci; solo questa è la cosa fondamentale; sapere che ciò che si è scelto è l’elemento più giusto, quello che differenzia te stesso da tutti. Certe volte sorrido a chi incontro per strada, in certi casi faccio in modo addirittura che qualcuno mi noti, che si capisca che non sono in quel luogo per caso. Così oggi sono entrato in una galleria d’arte dove un pittore esponeva il proprio lavoro. Era in corso addirittura un rinfresco inaugurale, perciò mi sono accostato a tutti quanti, ed ho sorriso ai discorsi che venivano pronunciati. Qualcuno mi ha lasciato addirittura il suo posto, riconoscendo forse in me la personalità che mancava. Mi sono sentito subito bene, perfettamente a mio agio, sicuro delle mie capacità e delle mie doti.
Infine tutti hanno iniziato a salutarsi, stringendosi le mani ed alcuni addirittura abbracciandosi, così io ho osservato ancora un po’ quelle tele, mi sono accostato con delicatezza al pittore, cosa non facile perché circondato da molti, e l’ho salutato dicendogli bravo, semplicemente; poi sono uscito. Qualcuno però mi ha seguito, così ho cercato di rallentare il passo quando mi sono reso conto di questa strana faccenda, provando soprattutto il bisogno di vedere chi fosse che continuava a venirmi alle calcagna. Quando mi sono girato ho visto che era lo stesso pittore a inseguirmi, perciò mi sono fermato, lui ha chiesto con cortesia ferma che cosa intendessi dire poco prima, ed io ho lasciato una pausa, come per fargli comprendere che la sua domanda probabilmente aveva poco senso. Ma l’artista mi ha guardato negli occhi con grande fermezza, lasciando in aria una pausa pari alla mia, e infine ha detto soltanto: lei è un falso, come fosse la peggiore offesa del mondo, tornando immediatamente sui suoi passi.
L’ho guardato a lungo mentre si allontanava, ho avuto pena per la sua scadente personalità, e infine ho pensato che una persona del genere non può aver compreso un bel niente: quindi anche il suo lavoro sicuramente ha uno scarso valore. Così l’ho richiamato in maniera poco elegante, lui si è girato di scatto, ed io ho detto semplicemente: lei ha ragione; e con ciò sono andato.

Bruno Magnolfi


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