È proprio nell'attimo stesso in cui rientra a casa, quando chiude la porta
alle sue spalle, che Lucia si sente profondamente sola, pur avendo magari
passeggiato fino ad allora in compagnia soltanto dei suoi pensieri. Sua mamma è
lì, come sempre, davanti alla televisione, e la saluta nel solito modo; poi
come fa spesso le chiede subito qualcosa, e lei inizia a risponderle male, sbuffando
e quasi per automatismi, usando le solite frasi di sempre, i medesimi
argomenti. Non ha niente contro di lei, anzi, a giudizio di tutti in fondo è
l'unica compagnia della sua vita, ma è sufficiente però la sua presenza per
farla sentire molte volte quasi disperata.
Lucia ha un piccolo lavoro che svolge al mattino nel quartiere, e forse è
questa la parte del giorno che le piace di più. Vuole bene alla sua mamma, è
indiscutibile, ma quando la ritrova sempre identica nei modi e in tutto il
resto, vorrebbe quasi strangolarla. Per questo esce spesso anche nel
pomeriggio, arrivando certe volte fino ad un circolino dove giocano a tombola.
Oppure va al centro commerciale senza però avere nulla da acquistare; o magari
se ne sta in giro per strada, senza neanche una meta. Lucia non la guarda
neppue quando le chiede cosa le possa andare per cena, o quando la aiuta a
stendere le gambe sopra al cuscino, o ad alzarsi dalla poltrona dove passa gran
parte della giornata. Succederà qualcosa di brutto, pensa molto spesso, quasi
ad esorcizzare tutto ciò che senza neppure volerlo le passa in automatico
dentro la testa.
Poi certe volte entra in bagno, si guarda dentro lo specchio e le viene subito
da piangere. Forse vorrebbe essere più cortese con la sua mamma, magari anche
premurosa, e qualche volta sforzandosi ci ha persino provato; ma non le riesce,
questo è il punto, e se ci pensa le balla una palpebra, e sente montarle il
nervoso ogni volta che si trova nella stessa stanza con lei, senza che possa
far niente.
Quello che soprattutto non riesce a sopportare, ma che avverte
profondamente, e le basta soltanto vederla, ritrovarla lì, nella stessa
posizione di sempre, è questa necessità della sua mamma di riuscire a far pena,
di dimostrare ad ogni istante che ha bisogno di lei, che è nelle sue mani, che non
potrebbe in alcun modo vivere senza Lucia. E Lucia proprio per questo la sente
distante, diversa, lontanissima, quasi che in casa di loro due fosse ormai
rimasta soltanto una fotografia sfocata e sbiadita di ciò che potrebbe essere
stata la mamma che lei avrebbe voluto.
Devo uscire, le dice già con il cappotto addosso e le chiavi dentro la
mano. Non mi dici dove vai? fa la sua mamma. Torno presto, si limita a
rispondere Lucia, quasi avesse chissà quali impegni segreti. Poi si ritrova per
strada, gira a caso, cerca uno scopo nelle vetrine dei negozi che vede. Si
perde tra i pensieri che le vengono e la realtà che vede o che immagina. Infine
rientra, almeno subito prima che la sua mamma inizi a provare il più piccolo
barlume di preoccupazione; e quando apre la porta sa già che farà gli stessi
gesti di sempre, pronunzierà le identiche parole di ogni volta, si muoverà nel
piccolo appartamento così come sa che sua mamma si aspetta da lei; anche se è
totalmente cosciente che è come se sprofondasse ogni volta nella medesima
voragine.
Bruno Magnolfi
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