Tutte le cose si sistemeranno, uno di questi giorni. Si tratta solo di
avere pazienza. Paolo pensa molto mentre cammina, l'attività cadenzata gli fa
sentire tutto più vicino, quasi
possibile, ed ogni idea realizzabile con facilità. L'aria è ancora frizzante,
gli alberi del viale hanno le prime gemme sui rami, Paolo, conservando il suo
passo svelto, va verso l'ufficio. Non gli hanno promesso niente, a dire la
verità, però gli sembra che tutti abbiano preso a cuore il suo caso, lui è
sicuro che qualcosa di positivo uscirà fuori.
Forse avrebbe dovuto prendere l'autobus, la strada è un po' lunga, ma
camminare gli piace. C'è anche un bar poco più avanti, così Paolo si ferma,
entra dentro, prende un caffè. È ancora presto, pensa, c'è tutto il tempo per
immaginare il colloquio che gli faranno. Certo, lui è sempre stato un tipo
semplice, senza pretese, non potrebbe neppure essere diverso, ma sarà questa la
mia carta migliore da giocare, pensa adesso mentre sorseggia il caffè. Poi si
avvicina un tizio, dice subito di conoscerlo, di averlo già visto da qualche
parte. Paolo non dice niente, però gli sorride, non c'è niente di male nei
discorsi che fa quest’uomo, pensa. Quello spiega di certi suoi affari, di certe
vicende che ha vissuto e che in anni passati lo hanno visto vincente, anche ad
alti livelli.
Paolo lo guarda mentre ascolta tutti questi discorsi, si immagina di avere
davanti un affabulatore, un venditore di fumo e di chiacchiere vuote, così
aspetta soltanto il momento migliore per uscire ed andarsene. Ma quello
insiste, lo vuole addirittura accompagnare fino all’ufficio, poi gli paga il
caffè, lo tratta ormai come fosse un suo grande amico. Escono insieme dal
locale, Paolo non riesce più ad avere pensieri, sono tutti coperti dalle parole
dell’altro, così non ce la fa a prepararsi all’incontro in ufficio, perciò
prova disagio, e a un certo punto finge di dover salutare qualcuno dalla parte
opposta della strada, attraversa di fretta e prende per una piccola via là
vicino.
Compie un giro completo di tutto il quartiere prima di riprendere la strada
di prima, del tizio adesso sembra non ci sia più alcuna traccia, e in compenso
lui ha potuto ricominciare a concentrare i pensieri sulle cose a cui probabilmente
deve rispondere, e ad affrontare al meglio quelle domande che quasi senz’altro
gli sottoporranno. Osserva l’orologio, deve affrettarsi, ormai non c’è quasi
più tempo, tutte le cose nella sua mente stanno improvvisamente precipitando
verso una conclusione che all’improvviso non riesce neanche più ad immaginare,
come se i prossimi minuti si mescolassero confondendosi tra loro.
Arriva all’ufficio, chiede subito della persona con la quale ha preso l’appuntamento,
gli dicono intanto di sedersi e di compilare un questionario. Paolo guarda il
foglio, le domande gli paiono difficili, ma non si perde d’animo, scrive quello
che può, tralasciando le risposte che non conosce. Giunge nella saletta una
persona, si siede accanto a lui: è il tizio di prima, quello lo saluta, guarda
il suo questionario, gli dice quali siano le risposte giuste da dare, lui
scrive, e quando è arrivato alla fine l’uomo si alza e dice che lo aspetterà
sul marciapiede, per sapere al momento che uscirà come gli sarà andata.
Infine arriva una signorina, prende il foglio dalle mani di Paolo, dice gentilmente
che adesso non c’è più tempo, ma verrà contattato di nuovo nei prossimi giorni,
e che comunque dovrà essere analizzato il suo questionario; va tutto bene,
aggiunge, stia pure tranquillo. Paolo esce un po’ frastornato, l’altro è lì, lo
guarda, poi gli sorride: non preoccuparti, gli dice, conosco bene la persona
con cui devi parlare, gli dirò io che sei affidabile; il resto peraltro sono tutte
sciocchezze.
Bruno Magnolfi
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