domenica 6 novembre 2016

Errori comuni.

            
            Forse ho sbagliato, dico io; ed il babbo: certo che hai sbagliato, su questo non c’è proprio alcun dubbio. Ed io: ma l’ho fatto in buona fede; va bene, fa lui, però potevi comunque prevederlo. Ed io: forse mi sono fidato troppo della situazione; ma questo ottimismo non è un errore. D’accordo, fa il babbo, però le conseguenze di adesso saranno tue e del tuo ottimismo. Però credo che tutti prima o poi cadano in tranelli del genere, dico io. Forse, fa lui; in ogni caso c’è una battuta d’arresto nel tuo percorso. Vedi, dice ancora il babbo: l’errore può anche essere previsto, ma le conseguenze non lo sono affatto, così adesso c’è soltanto da pensare bene a come rimediare.
            Tu mi aiuterai, penso, faccio io. Non credo, fa lui, altrimenti non imparerai niente, anzi io diventerei in quel caso semplicemente il tuo paracadute. Ed io, con apprensione: ma questo non è molto giusto; e lui: non parliamo adesso di cose giuste, altrimenti perdiamo la bussola. Così mi lasci solo, faccio io; può darsi, fa lui: ma te lo sei meritato. Secondo me, continua il babbo, dovresti provare ad essere almeno un pochino autocritico. Vuoi dire che generalmente sono altezzoso?, faccio io. Non dico questo, interrompe lui: però c’è bisogno di un pizzico di maggiore umiltà.
            L’auto si ferma, il babbo scende per primo e muove due passi sull’argine di quel canale che continua a scorrere placido. Dopo un momento lo seguo, chiudendo lo sportello dietro di me e inforcando gli occhiali da sole anche se la giornata è un po’ grigia. Non c’è niente di male, faccio io, se cerco un aiuto dagli altri. No, dice lui sorridendo; sempre ammesso che gli altri siano disposti davvero ad aiutarti. Ed io: perché c’è anche il caso di individui che potrebbero approfittarsi della mia debolezza, vuoi dire? Forse, fa lui; in ogni caso devi avere maggiore convinzione nelle tue scelte, non prendere quelle che ti suggeriscono gli altri.  
            Si cammina sull’argine erboso, a me pare una giornata perfetta per chiudere tutto alle spalle e ricominciare sin d’ora qualcosa di nuovo. Va bene, fo io, domani affronterò a testa bassa l’argomento, e cercherò di superare i miei errori. E lui: non credo sia sufficiente; c’è bisogno di testa e di tempo, non di strappi improvvisi di pancia. Ma allora c’è una tecnica anche nei rimedi, dico io. Certo, fa il babbo; e in ogni caso non può certo abbassarsi la tua autostima, se ti metti a studiare un percorso per il pieno recupero. Vorrei sapere adesso come andrà a finire tutta la storia, dico io abbassando la voce; perché mi pare che tutto quanto sia più compromesso di quello che mi sarei mai aspettato.
            Il babbo non dice niente, si accende una delle sue sigarette, osserva la foschia in fondo al canale, e assapora quei colori così tenui che paiono spengersi via via che ci si allontana da qui con lo sguardo. Faccio io: vorrei tanto non essere incappato in questa situazione. Lo so, dice lui: ma ciò non toglie che sia comunque un’opportunità quella che ti si sta presentando. Respiro l’aria umida e colma di mille profumi, poi dico: credi tu che le cose potranno risolversi bene? Certo, fa lui; molto dipende da te e da ciò che farai, ma averne parlato in questa giornata, è già un primo passo, quasi un impegno a dare una vera svolta alle cose. Ed io: ne sono convinto, anch’io mi sento già meglio, forse si stempra dentro di me quell’angoscia che continuavo a provare. Il canale continua a scorrere con tranquillità; l’erba degli argini trema, la foschia in mezzo agli alberi pare già diradarsi.


            Bruno Magnolfi

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