Forse
ho sbagliato, dico io; ed il babbo: certo che hai sbagliato, su questo non c’è proprio
alcun dubbio. Ed io: ma l’ho fatto in buona fede; va bene, fa lui, però potevi
comunque prevederlo. Ed io: forse mi sono fidato troppo della situazione; ma
questo ottimismo non è un errore. D’accordo, fa il babbo, però le conseguenze di
adesso saranno tue e del tuo ottimismo. Però credo che tutti prima o poi cadano
in tranelli del genere, dico io. Forse, fa lui; in ogni caso c’è una battuta
d’arresto nel tuo percorso. Vedi, dice ancora il babbo: l’errore può anche essere
previsto, ma le conseguenze non lo sono affatto, così adesso c’è soltanto da
pensare bene a come rimediare.
Tu
mi aiuterai, penso, faccio io. Non credo, fa lui, altrimenti non imparerai
niente, anzi io diventerei in quel caso semplicemente il tuo paracadute. Ed io,
con apprensione: ma questo non è molto giusto; e lui: non parliamo adesso di
cose giuste, altrimenti perdiamo la bussola. Così mi lasci solo, faccio io; può
darsi, fa lui: ma te lo sei meritato. Secondo me, continua il babbo, dovresti
provare ad essere almeno un pochino autocritico. Vuoi dire che generalmente
sono altezzoso?, faccio io. Non dico questo, interrompe lui: però c’è bisogno
di un pizzico di maggiore umiltà.
L’auto
si ferma, il babbo scende per primo e muove due passi sull’argine di quel
canale che continua a scorrere placido. Dopo un momento lo seguo, chiudendo lo
sportello dietro di me e inforcando gli occhiali da sole anche se la giornata è
un po’ grigia. Non c’è niente di male, faccio io, se cerco un aiuto dagli
altri. No, dice lui sorridendo; sempre ammesso che gli altri siano disposti
davvero ad aiutarti. Ed io: perché c’è anche il caso di individui che
potrebbero approfittarsi della mia debolezza, vuoi dire? Forse, fa lui; in ogni
caso devi avere maggiore convinzione nelle tue scelte, non prendere quelle che
ti suggeriscono gli altri.
Si
cammina sull’argine erboso, a me pare una giornata perfetta per chiudere tutto
alle spalle e ricominciare sin d’ora qualcosa di nuovo. Va bene, fo io, domani
affronterò a testa bassa l’argomento, e cercherò di superare i miei errori. E
lui: non credo sia sufficiente; c’è bisogno di testa e di tempo, non di strappi
improvvisi di pancia. Ma allora c’è una tecnica anche nei rimedi, dico io.
Certo, fa il babbo; e in ogni caso non può certo abbassarsi la tua autostima,
se ti metti a studiare un percorso per il pieno recupero. Vorrei sapere adesso
come andrà a finire tutta la storia, dico io abbassando la voce; perché mi pare
che tutto quanto sia più compromesso di quello che mi sarei mai aspettato.
Il
babbo non dice niente, si accende una delle sue sigarette, osserva la foschia
in fondo al canale, e assapora quei colori così tenui che paiono spengersi via via
che ci si allontana da qui con lo sguardo. Faccio io: vorrei tanto non essere
incappato in questa situazione. Lo so, dice lui: ma ciò non toglie che sia
comunque un’opportunità quella che ti si sta presentando. Respiro l’aria umida
e colma di mille profumi, poi dico: credi tu che le cose potranno risolversi
bene? Certo, fa lui; molto dipende da te e da ciò che farai, ma averne parlato
in questa giornata, è già un primo passo, quasi un impegno a dare una vera svolta
alle cose. Ed io: ne sono convinto, anch’io mi sento già meglio, forse si
stempra dentro di me quell’angoscia che continuavo a provare. Il canale
continua a scorrere con tranquillità; l’erba degli argini trema, la foschia in
mezzo agli alberi pare già diradarsi.
Bruno
Magnolfi
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