Carlo sta fermo, in piedi, in mezzo agli altri. Alcuni ridono, ma nessuno
sembra notare che lui lentamente ha tirato fuori dalla tasca una pistola. È una
pistola piccola, forse un giocattolo, in ogni caso è sicuramente scarica, e lui
non sembra proprio voglia fare del male a qualcuno tra i presenti. Uno dei
ragazzi gli chiede sorridendo che cosa intenda dimostrare, ma Carlo lo guarda
senza il minimo interesse, e si limita a scuotere leggermente la testa
sorridendo, come a mostrare che non c’è niente di serio, solo uno scherzo. Poi
torna ad infilare la pistola nella tasca, ed alla fine a muoversi da lì, per
raggiungere con calma il bancone del chiosco per le bibite, poco più avanti. Si
fa servire una birra semplice, ne beve un sorso, poi si volta ad osservare il
gruppo di musicisti che sta suonando su di un palco improvvisato sopra al
prato.
Non suonano male, pensa Carlo, o forse sono io che non so giudicare per
niente questa musica. In ogni caso mi piace una serata come questa, forse basterebbe
non avere i dubbi che mi ronzano per la testa quasi sempre, persino in questo
esatto momento. Poi, senza parlare con nessuno, finisce la sua birra e se ne
va, giusto per allontanarsi un attimo dagli altri e pensare a qualcosa con più
calma. Difficile prendere delle decisioni, difficile capire cosa sia meglio fare
in un momento complicato come questo. Qualcuno lo chiama alle sue spalle, Carlo
si volta e subito sfoggia una risata, forse solo per mostrare che le cose vanno
bene, davvero, e che lui non sta andandosene via, ma gli basta assaporare per
qualche attimo quel poco di silenzio che sicuramente c’è dietro quelle case, in
questo quartiere senza stile. L’altro invece lo accompagna, senza neppure dire
niente, come condividendo il suo stesso bisogno, piuttosto che cercare di stare
semplicemente insieme a lui. Bella la serata, gli dice sottovoce senza
attendere risposta, anche se non sembra poi molto convinto. Qualcuno passa poco
lontano, l’altro si ferma, dice qualcosa a voce alta, infine torna indietro, e lascia
solo Carlo, senza dare alcuna spiegazione, perché è evidente come non ce ne sia
alcun bisogno.
La serata presenta una piacevole temperatura, ma forse a Carlo piacerebbe quasi
sentire un po’ di freddo, rannicchiarsi magari dentro un portone, tenendosi le
ginocchia tra le braccia, come qualche volta ha fatto; ma non tira neppure una
folata di quel vento che ha soffiato per tutto il pomeriggio, ed adesso ogni
cosa sembra ferma, tanto che anche la musica, ora piuttosto lontana, giunge fin
lì come un brusio calmo, indistinguibile, seppure ancora presente. Devo tornare
indietro, pensa Carlo, parlare con qualcuno, mescolarmi agli altri, fingere che
tutto vada bene, che non ci siano assolutamente dei problemi da risolvere.
Invece si siede su un gradino, si guarda le mani con quel minimo di luce, poi
pensa che nessuno starà mai dalla sua parte, e scoppia a ridere, quasi come
faceva tanto tempo addietro, quando era molto più giovane, e stava del tutto fuori
da quei giochi che invece lo hanno risucchiato in quegli ultimi tempi.
Poi si alza, deciso a ritornare verso quella festa all’aperto, magari farsi
vedere allegro, come sempre, lontano dalle preoccupazioni che invece lo
attanagliano. Gli altri adesso ballano nella piccola piazza, si divertono con
poco, lasciandosi andare alle sciocchezze spensierate che a lui in questo
momento forse piacerebbero, ma che gli sembrano del tutto irraggiungibili. Torna
a tirare fuori la pistola, nessuno lo nota, nessuno immagina che cosa abbia in
mente in quegli attimi del tutto disperati. E Carlo spara in aria, verso il
cielo, come se fossero dei petardi quei suoi colpi, dei mortaretti per rendere
completa quella festa, per dare anche il suo apporto al divertimento di tutti quanti.
Molti ridono, lo guardano, tanto che quando lo vedono cadere, si immaginano che
sia solo uno scherzo, un’altra trovata per far ridere gli amici, per rendere
più allegra una serata, alla fine, senza poi grandi pretese; una serata proprio
come quella.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento