Certe volte lui, stando fermo e seduto a guardare qualcosa sul muro di
fronte che agli altri risulta del tutto incomprensibile, sembra proprio che
resti in quella posizione soltanto per ascoltare chi gli rimane vicino, e così
ai soliti irriducibili che trascorrono il pomeriggio in quel caffè di paese,
non resta che gettargli ogni tanto un’occhiata, e tenerlo sotto controllo
insomma, per proseguire come sempre a ridere e a raccontare ognuno le proprie
storie, cercando di non mostrare neppure la minima preoccupazione nei confronti
della sua inevitabile presenza a quei tavolini. Quando poi lui alla fine si
alza ed esce lentamente da quel locale, tutti però tirano un piccolo sospiro di
sollievo, perché quel sentirlo vicino in fondo è inquietante, ed in molti forse
temono i suoi comportamenti, anche se a dire il vero non ha mai fatto del male
a nessuno.
Il tempo non è buono, gli dice sorridendo, forse come direbbe a chiunque,
qualcuno che lo riconosce mentre sta arrivando lungo la strada, incrociandolo
proprio sulla porta; e lui risponde qualcosa di affermativo con i suoi gesti
minuti e le maniere da vecchio professore a riposo, la testa piena di teorie, e
le molte convinzioni date da un carattere che sembra lo porti a non cambiare
facilmente opinione. Però si ferma, oramai sul marciapiede, e guarda in alto,
verso quel cielo grigio e poco incoraggiante, riconoscendo tra sé che forse
tornerà persino a piovere. Non sembra avere impegni, a giudicare dai suoi
movimenti, in ogni caso per abitudine tende a guardare le cose generalmente con
attenzione, studiando ogni particolare e soffermandosi nell’osservare qualsiasi
elemento intorno a sé che sia degno di nota.
Sta a lungo lì, in piedi, a riguardare la via dove transita solo qualche
macchina ogni tanto, e la sua presenza comunque non rende del tutto leggera
l’atmosfera che si porta attorno. Quando infine si decide ad andarsene
attraversando la strada e prendendo per un marciapiede, una donna si affaccia
dalla finestra, e lo chiama col suo nome, mostrando di conoscerlo piuttosto
bene. Lui alza lo sguardo, si ferma, indugia a lungo su ciò che vede, infine torna
ad abbassare la testa lanciando in aria solamente un semplice gesto di saluto
con una mano. Ma l'altra insiste, anche se lui adesso sembra quasi ignorarla.
Ti chiama tua sorella, dice qualcuno che transita lungo la strada, così lui si
volta per rendersi conto chi sia che intende farsi in maniera così spudorata i
fatti degli altri. Cosa c’è, dice alla fine a quella donna che ancora lo
chiama. Niente, fa lei, volevo solo sapere se va tutto bene. Certo, fa lui;
tutto come al solito.
Quindi fa ancora due passi, poi però torna a fermarsi e a rivolgere lo
sguardo ancora verso quella finestra. E a te come va?, chiede con voce appena
sufficiente a farsi sentire da sua sorella. Non molto bene, fa lei: dice il
dottore che forse dovrò subire un’operazione chirurgica. Ho capito, fa lui, mi
pare una cosa importante, non mi sembra la maniera giusta quella di parlarne per
strada. Adesso non ho tempo, prosegue, ma domani mattina passo senz’altro a
farti una visita, così potrai spiegarmi tutto per bene. Con queste parole
riprende il suo camminare, fino a sparire dietro ad un angolo. Qualcuno
comunque ha sentito quanto è stato detto dai due: sono trent’anni che non si
parlano, dice uno dall’altra parte del marciapiede ad un suo amico. E nessuno ha
mai compreso la vera ragione di questo silenzio.
Bruno Magnolfi
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