Va
bene, diceva timidamente certe volte la ragazza al microfono. Gli altri
praticamente erano quasi assenti, sdraiati come stavano nelle loro scomode
sedie, ad ascoltare giusto qualche parola di ciò che si cercava con grande
fatica di stabilire. Però quelle semplici frasi poteva sembrare all’improvviso
come tuonassero nella grande sala dove si bivaccava, e tutti allora si
mostravano pronti, presenti, disposti a seguire meglio quell’intervento, e a
darne subito un seguito, come pareva davvero meritasse.
Poi
però tutti tornavano velocemente a perdersi di nuovo, in modo scomposto,
disimpegnato, lasciando ogni cosa proprio com’era sempre stata, ed ogni buona
idea, pur lanciata con grande entusiasmo, in questo modo si andava a mescolare
alle altre, senza brillare cioè, come ingolfata dentro una melassa composta
soltanto da superficialità ed indifferenza. Lei era lei, certo, e sapeva
sicuramente come scaldare il cuore di ognuno, ma c’erano delle volte in cui le
sue parole non parevano affatto sufficienti.
Così
si usciva dall’istituto, poco per volta, e l’occupazione permanente diventava
appannaggio di pochi, non perché questi meritassero di dominare la scena,
quanto per la grande disaffezione degli
altri. Evidente che diventavano più importanti, anche se poco per volta, i
propri personalismi, piuttosto che le grandi opinioni comuni e le battaglie da
affrontare insieme con tutti, ma sembrava impossibile fare altrimenti.
Dopo,
magari proprio il giorno seguente, tornava la ragazza, si riprendeva il
microfono, guardava tutti negli occhi, e diceva senza mezze parole che adesso
le sembrava doveroso accettare qualcosa, pur di portare avanti l’idea
principale di fondo. Alcuni fischiavano, altri si alzavano, in molti erano
disposti anche a liquidarla una volta per tutte. Ma dopo un attimo tutto era
blando come prima, nessun entusiasmo, ognuno riprendeva i propri fili da
tessere, e tutto era perso di nuovo.
Alla
fine la ragazza non si fece più neanche vedere: qualcuno disse che non stava
bene, altri che aveva perso il carisma, o che erano gli argomenti ad esserle
venuti a mancare. Di fatto aveva ripiegato, e in diversi erano persino disposti
a comprenderla, ma in poco tempo l’occupazione era davvero fallita, e qualcuno
adesso dava tutta la colpa ai suoi modi, a quel suo essersi arresa proprio
quando forse sarebbe stato il momento di insistere. Dimenticarla in fretta era
imperativo, e se proprio veniva da parlarne, era soltanto in termini negativi,
sia da parte di chi non l’aveva apprezzata, sia da parte di coloro che l’avevano
sempre sostenuta, e magari aveva pure condiviso molte delle sue opinioni.
Tutto
riprese poi com’era sempre stato, e voltando la pagina si decise che forse i
tempi non erano affatto maturi per ciò che in quel lungo periodo aveva
infiammato la lotta. Così si tornò a disinteressarsi di ogni questione, fino a
quando la ragazza decise un giorno di esserci ancora, mostrando tutto il suo
pensiero in un lungo articolo pubblicato da un diffuso giornale. Si diceva che
nessuno aveva tratto benefici da quel lungo periodo, e proprio per questo tutti
adesso potevano trovare una ragione per tirare ancora in avanti le cose, senza
alcuna autocritica, senza rimpianti, e magari senza riflettere troppo su quel
passato purtroppo assente sia di vincitori che di vinti.
Bruno
Magnolfi
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