La prima stanza è completamente vuota. Non che mi attendessi qualcosa di
diverso, soltanto immaginare un fatto e dopo trovarne la lineare conferma, è
sempre un elemento che mi lascia un po’ perplesso. Ed in effetti, guardando con
maggiore attenzione, vedo in un angolo un oggetto, una piccola scatola di
latta, senza nulla al suo interno, ma che forse indica in qualche modo quale
dovrebbe essere lo spirito di chi sta passeggiando da queste parti. La prendo,
mi piace, la adotto come fosse un talismano, e la infilo subito in una tasca;
quindi proseguo, anche se non so esattamente cosa dovrei ancora trovare. Un
primo pezzo di corridoio mostra una finestra, sul fondo, che sembra dare luce a
tutto il resto. A passi calmi arrivo fino lì, guardo per curiosità fuori dai
vetri, e mi rendo conto che di fronte a me c’è un altro caseggiato,
apparentemente del tutto simile a quello in cui mi trovo, con una finestra
proprio dirimpetto, e lì, mentre mi sta guardando fisso dietro alle tende, noto
una persona che non ho mai visto prima d'ora.
Rientro, torno lungo il corridoio, mi infilo in una nuova stanza dove è
stato accatastato tutto il mobilio che
probabilmente era presente all’interno dell’appartamento, prima dello
sfratto definitivo del suo inquilino. Ci sono sedie, tavoli, mobilia di ogni
genere, ma da una parte anche delle casse piene di oggetti e di coperte
polverose. Immagino per un attimo quelle pareti piene di vita quotidiana, le
risate dei bambini, una radio accesa, qualcuno che parla a voce alta dal
corridoio, mentre si toglie la giacca rientrando in casa. Torno indietro, c'è
un'altra porta, ed un salone luminoso, dal pavimento in marmo. Non la sento mia
questa abitazione, anche se è certo che la trovo bella, interessante. Forse è
davvero come un foglio bianco su cui scrivere o disegnare ciò che si vuole,
però qualcosa pare remarmi contro, anche se non sa capire cosa.
Entro in cucina, è ampia, ci sono in giro ancora alcune attrezzature, così
apro un rubinetto dell'acqua quasi per assaporare un segno di vita effettiva, e
quella sgorga, forse all'inizio solo leggermente torbida, ma in seguito
perfettamente trasparente e limpida. Cerco qualcosa, un elemento che mi faccia
capire in quale modo possa essere effettivamente questa l’abitazione che vado
cercando, così osservo ogni particolare, memorizzo qualsiasi elemento pur di
poco conto che mi aiuti nella decisione. Torna la persona dell’agenzia che poco
fa mi aveva fatto entrare, sorride per mestiere, riprende a dire che ci sono
una serie di vantaggi in questo immobile, e me li elenca senza che io riesca minimamente
ad interromperlo. Gli dico che sono già riuscito a vedere tutto quanto, e che
non mi sento troppo convinto, devo riflettere con calma, in fondo cambiare casa
non è un’azione che si compie tutti i giorni, così ho bisogno di pensare bene a
ciò che sto per fare.
L’uomo dell’agenzia naturalmente mi dà piena ragione, e taglia corto,
perciò in un attimo ci ritroviamo sopra al pianerottolo e ci salutiamo,
assicurandoci di risentirsi a breve. Mi fermo sulla strada, davanti al portone,
e vedo che la persona notata poco prima dalla finestra adesso è qui, e mi sta
passando proprio accanto. Si ferma, mi guarda, dice: non lo prenda questo
appartamento: ha qualcosa al suo interno che non va, nessuno ci si è mai
trovato bene. Lo guardo; grazie, gli dico. Poi, quasi soprappensiero, tiro
fuori la scatola di latta, il mio sciocco talismano, la guardo ancora per un
attimo, e infine la consegno nelle mani di quest’uomo così bravo da togliermi
con due parole una seria preoccupazione. Grazie ancora, dico sottovoce, e vado
via.
Bruno Magnolfi
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