Lo ha notato quasi
immediatamente, di poco avanti a sé, una volta uscito da casa e incamminatosi
lungo la strada. Tra le ombre del tardo pomeriggio spesso non è facile rendersi
conto di cosa sia un piccolo oggetto scuro che sguscia, che si insinua tra le
auto parcheggiate, che si nasconde alla vista di tutti: forse un gatto, uno di
quei tanti che girano intorno ai caseggiati camminando sulla cima dei muretti e
attraversando le sbarre dei cancelli e delle recinzioni, per poi rientrare
nella casa di qualche vecchia che li accudisce e che li fa dormire su una sedia
impagliata o sulla poltrona; o anche un semplice pezzo di giornale magari,
mosso dal vento freddo di queste sere invernali, sfuggito di mano a qualche
passante poco attento, o gettato via da chi non è interessato a lasciare pulite
le strade e le piazze della propria città.
Renato si è sentito
subito incuriosito da quella macchia di sporco mobile e quasi incomprensibile,
quasi fosse ai suoi occhi una chiara dimostrazione di diversità, una differenza
palpabile, una variabile insolita, all’interno di un panorama cittadino spesso
anche troppo ordinato, fatto e finito, regolamentato da ordini troppo precisi,
costituito secondo una logica insopportabilmente esatta, almeno per il suo modo
ribelle di vedere le cose. Così si è avvicinato lentamente, badando a non
produrre rumori, stando ben attento a dove appoggiare le suole delle sue
scarpe, e scorrendo con molta calma il marciapiede di quella strada deserta; ed
ha aperto gli occhi nell’oscurità della sera precoce, fino a cogliere ogni più
piccola sfumatura di ciò che andava osservando, all’erta per ogni rumore
avvertibile.
Poi, un piccolo cucciolo
di cane dal mantello chiazzato, finalmente, è uscito con rapidità allo scoperto,
scodinzolando verso di lui e fermandosi vicino ai suoi piedi, sprovvisto di
collare e senza niente che lo rendesse in qualche modo identificabile. Renato gli si è avvicinato ancora di più, gli
ha fatto una carezza, lo ha trattenuto un momento con sé, ed il cucciolo si è
mostrato subito riconoscente di quelle attenzioni, pur magro, denutrito,
sporco, probabilmente privo di padrone e perfino di un posto dove andare a
rifugiarsi la notte. Non ha avuto bisogno di convincerlo troppo, il cane appena
lui si è mosso gli è andato subito dietro, come se riponesse proprio in Renato tutta
la fiducia per il suo futuro. Allora lui lo ha preso in braccio, lo ha
accarezzato e se lo è portato fino a casa, deciso a tenerlo con sé.
Gli amici più tardi gli
hanno fatto corona sulla
piazza insinuando qualche immancabile battuta di spirito nel vederlo presentarsi al ritrovo delle
panchine con quel cucciolo trattenuto da un guinzaglio un po’ estemporaneo, ma
Renato si è mostrato felice del suo nuovo amico da sfoggiare tra i compagni di
sempre, quasi fosse quello che segretamente aveva sempre desiderato. Lo ha visto così Clara, passando in modo
quasi distratto attraverso la piazza, e salutando tutti da lontano con un
semplice gesto: e le è piaciuto molto rendersi conto di come dietro a quei
ragazzi mezzi sbandati, privi di un interesse preciso, poco inclini ad
integrarsi con gli altri, forse si rannidasse una sensibilità addirittura
insospettabile, e di come quel Renato, osservato da un particolare punto di
vista, alla fine non fosse affatto una brutta persona.
Bruno Magnolfi
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