Cammina lentamente lungo
il marciapiede la signora Martini, in parte per la sua età ormai avanzata, in
parte per alcuni modi di fare a cui si è assoggettata fin da ragazza,
comportandosi spesso come se il tempo in fondo non avesse avuto mai per lei troppa importanza, e la pazienza risultasse sempre la vincitrice
tra tutti i suoi valori di base. Si è trattenuta per sé la metà delle quote
societarie, nei confronti del negozio di merceria di cui è stata da
sempre unica titolare fino a poco fa; ma di fatto,
sin da quando è stato firmato l'atto dal notaio,
ha mostrato di voler cedere volentieri tutte
le responsabilità dell’esercizio alla sua fedele commessa divenuta da quel
momento comproprietaria insieme a lei, accontentandosi
alla fine anche di una quantità piuttosto limitata di
quattrini, cosa che peraltro l’altra le sta versando ratealmente.
Buongiorno, dice con
voce chiara aprendosi la porta quando giunge infine sulla soglia
dell’esercizio, dando seguito alle sue abitudini davanti ad ogni persona
presente all’interno di quella bottega, dopo tutti quegli anni di esperienza
con clienti di qualsiasi tipo, certe volte cortesi a loro volta, in altre
occasioni proprio scontrosi. Clara sfodera così da dietro al bancone il suo
abituale sorriso, andandole subito incontro fino alla grande porta vetrata,
prendendole una mano con molta grazia. Là dentro ultimamente non si è vista spesso la vecchia proprietaria, ma si può star
certi che la sua presenza di oggi non sia di tipo puramente formale o di
cortesia. A lei interessano i libri contabili, sapere come vanno le vendite, se
la clientela si ritiene soddisfatta della
nuova gestione, insomma, se il suo negozio senza di lei va ancora bene.
Si siede, sistemandosi
su una delle poltroncine imbottite che Clara ha acquistato ultimamente, ma lo fa senza volersi togliere il soprabito, come conservasse una
qualche premura di andarsene tra breve, e comunque per non essere forse
scambiata per ciò che era là dentro fino a poco tempo addietro. Clara, dopo i
saluti e i convenevoli, le chiede con orgoglio la sua opinione sui nuovi arredi
e sui manichini delle vetrine, ma la signora Martini sembra non voler esprimere
troppo dei pareri, forse addirittura perché poco lusinghieri,
limitandosi con un’occhiata generale ad assentire, accompagnando il gesto con
un semplice sorriso.
Ho parlato con tua madre, le dice
subito invece con un’espressione già più seria; e lei mi ha detto che è
piuttosto preoccupata per te e per i tuoi comportamenti, che ultimamente
sembrano quasi il frutto di una ragazza con poco cervello, come in verità non
ti sei mai dimostrata di essere fino adesso, non mostrando più con lei quella
serietà e quella posatezza che ti eri guadagnata almeno insieme a me durante
questi brevi anni da commessa. Forse adesso essere più libera in questo negozio
le ha dato un po’ alla testa, le ho risposto subito io, però sono sicura che
farà presto anche a riprendersi, ed io sono disposta a darle tutta la fiducia
che si merita, a patto naturalmente che le cose dentro alla bottega continuino
ad andare come devono.
Con la mamma ci sono state delle
incomprensioni ultimamente, dice Clara sottovoce con improvvisa serietà, ma tutto
è già quasi superato, almeno per quanto mi riguarda. Nel negozio poi le cose
stanno andando direi bene, e con questa ragazza che viene il pomeriggio ad
aiutarmi mi trovo piuttosto in sintonia. Non c’è da preoccuparsi insomma,
conclude in breve, e forse è mia madre che non si sta rendendo conto di quanto
sia in errore, almeno in questo caso. Va bene, dice la signora Martini
alzandosi dalla sua poltroncina ed avviandosi all’uscita; in ogni caso sappi
che tutti quanti in questo momento ti stanno osservando con estrema attenzione,
e tutto il paese qua attorno vuole vedere se sai essere all’altezza del compito
che ti abbiamo dato; e da questo momento in avanti dipende soltanto da te quale
potrà essere davvero il tuo futuro.
Bruno Magnolfi
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