Il nostro è un mondo
piccolo, dice quasi tra sé la giornalaia da dentro al suo chiosco ricoperto di
riviste ed edizioni di ogni tipo, ogni volta che qualcuno tenta di decifrare
grossolanamente la realtà a voce alta, mentre guarda i titoli principali dei
quotidiani esposti, sottintendendo in questo modo che quanto accade veramente è
sempre troppo lontano da lì, dove di ogni avvenimento esterno che pur dimostri
una certa rilevanza, se ne sentiranno delle vere conseguenze in modo talmente
diluito da riuscire comodamente anche a passarlo sotto silenzio.
Conosce tutti lei,
filtrando la realtà da dietro quella feritoia da cui riesce ad osservare tranquillamente
tutta la piazza principale del paese di Borgo San Carlo, e soprattutto dei suoi
tanti abitanti che sostano o passano da quelle parti, riuscendo anche a mandare
a memoria i nomi di una quantità smisurata di persone che vengono da lei per
acquistare qualcuno dei suoi giornali. Il più affezionato tra tutti è senza
dubbio è il signor Soldini, che già al mattino presto, spesso per primo, quando
lei ha appena aperto la sua edicola, prende sempre almeno due copie dei quotidiani:
uno per essere sfogliato rapidamente da lui dietro
al suo bancone, e l’altro per essere messo a
disposizione di tutti i clienti del suo bar.
I frequentatori della piazza sostengono che la donna sappia
tutto quello che ci sarebbe da sapere in un paese come il Borgo, e spesso
qualcuno le si rivolge sottovoce per sapere qualcosa di quello o di
quell’altro, anche se la giornalaia ben difficilmente si lascia andare a dei
pettegolezzi veri e propri, restando generalmente sul generico e barricandosi
dietro al fatto di non essere a conoscenza di parecchie delle cose che
le vengono richieste. Qualcuno sorride, altri alzano le spalle, in ogni caso
lei non si lascia facilmente tirare dentro a certi meccanismi.
Conosce
Clara, che quasi ogni settimana va da lei per acquistare qualche edizione delle
poche riviste di moda e di abbigliamento che l’edicola si fa consegnare insieme
a tutto il resto, e conosce abbastanza bene la sua storia di negoziante e di
figlia di Marisa, ma non ha mai parlato quasi di niente con lei, escluse le
poche frasi di circostanza che si possono usare in quei casi. Perciò le risulta
subito strano che questa ragazza oggi pomeriggio, prima di riaprire la sua
merceria per il turno della sera, passi da lì quasi con indifferenza, e con una
scusa le chieda se conosca quel ragazzo ricciolo, Tommaso, e se per caso
l’abbia visto ultimamente da quelle parti.
Lo
conosco, fa la giornalaia, viene sempre per comprare delle riviste di cultura,
ma è da un po’ di tempo a questa parte a dire la verità che non si vede più,
forse starà studiando per qualcuno dei suoi esami all’università. Va bene, dice
Clara mentre si fa dare una rivista di vestiti, ma se dovesse passare da qui,
avrei piacere se lo avvertisse che lo sto cercando. D’accordo, fa l’altra, se
lo vedo non avrò problemi a dirglielo. La ringrazio, dice ancora Clara, e buona
serata. Poi si allontana, in parte soddisfatta del suo tentativo, anche se
peraltro le pare di aver sciupato qualcosa con quella sua richiesta
sempliciotta. La giornalaia nello stesso momento la guarda allontanarsi: non
c’è niente di strano, pensa in mezzo a tutte quelle parole e frasi scritte da
cui risulta circondata; certe volte purtroppo viene a mancare la comunicazione
tra di noi, anche se crediamo sempre che tutto sia persino troppo facile.
Bruno
Magnolfi
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