Clara è stanca.
Rientra a casa anche stasera come sempre, dopo una giornata intera trascorsa
dentro al suo negozio, e le pare proprio di non aver fatto niente di
importante, neppure oggi. Pochi clienti, qualche chiacchiera di circostanza,
nessuna buona idea, neanche per rendere più invitante la vetrina per coloro che
passano a piedi lungo il marciapiede della strada di fronte. Ha trovato un
biglietto quando è uscita, sotto al tergicristallo della sua macchina
parcheggiata poco distante, e questo è stato l’unico dato positivo, almeno da
un po’ di tempo a questa parte.
Lo ha letto subito, non poteva attendere; così è
entrata in auto, ha aperto il foglietto, ha visto per prima cosa che c'era in
fondo la firma di Tommaso, e già questo le è parso meraviglioso, quasi commovente.
Solo una frase semplice vergata sulla carta: “Ciao, domani sera sarò davanti al
tuo negozio, all'ora di chiusura”. Va bene, ha detto lei a se stessa, come per
sentire la propria voce avvalorare meglio e maggiormente ogni suo pensiero a
riguardo. Poi ha avviato il motore della macchina, ha innestato la retromarcia
per compiere la manovra, e solo a quel punto ha notato nello specchietto
retrovisore qualcuno che in silenzio la stava guardando.
Si è avvicinato dalla sua parte, senza che lei
avesse fatto niente, se non restare ferma, con il cambio posizionato in folle.
Poi Renato, vicino al finestrino, le ha detto qualcosa, forse una parola di
saluto, e lei allora ha aperto giusto una spanna del suo vetro, proprio per
capire bene cosa era venuto a dirle davvero quel ragazzo. Non ti sei più fatta
vedere in piazza, ha spiegato lui appoggiandosi leggermente alla carrozzeria
dell’auto. Mi dispiace, ha aggiunto, perchè non era questo il risultato a cui
aspiravo. Mi piacerebbe trovare nuovamente la sintonia che eravamo riusciti ad
avere tra di noi qualche tempo fa, anche se immagino che adesso sia diventato
tutto più difficile.
Clara spenge il motore, pur restando ferma, seduta
al volante. Forse non avrebbe voglia proprio adesso di affrontare un argomento
così difficile e spinoso, però sa che probabilmente non avrà un’altra occasione
di vero confronto con Renato, e lei non vuole perdere questa occasione. Mi
meraviglio, dice, che tu abbia la faccia tosta di venire così a parlarmi. In
ogni caso sappi che non ho mai inteso essere la preda per alcuni litiganti. Non
mi pare adeguato il tuo contegno, e non credo sia giusto il comportamento che
hai tenuto. Però sono fortemente dispiaciuta per quello che è successo, e
cercherò nel futuro di essere più accorta affinché una cosa del genere non si
verifichi mai più.
Non è questo, dice Renato con gli occhi bassi;
volevo solo sapere adesso se possiamo ancora essere amici. Clara attende un
attimo, lascia passare un tempo sufficiente a caricare di importanza le parole,
poi dice in fretta: certo, tu non mi hai fatto niente personalmente, però il
tuo comportamento è stato pessimo, come se i miei desideri dovessero piegarsi a
delle questioni di forza bruta, e non mi pare il caso di spingersi davvero così
in basso. Tornerò in piazza da te e dai ragazzi qualche volta se mi andrà,
forse già uno di questi prossimi giorni, perché non voglio resti uno strascico
negativo di questa storia; però non accetterò mai di passar sopra ad un
atteggiamento come il tuo, privo completamente di qualsiasi riflessione, ed
assolutamente fuori da qualsiasi razionalità.
Va bene, dice lui restando nella stessa esatta
posizione. In ogni caso tu non c’entri molto in questa cosa. Ci sono ancora
delle vecchie ruggini, che in certi casi tornano fuori senza che siano state
previste, e comunque volevo solo dirti che secondo me tu sei la persona
migliore che da tanto tempo ha avuto almeno il coraggio di farsi vedere in
piazza insieme a noi.
Bruno Magnolfi
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