A lui piace stare
seduto in silenzio senza pensare a delle cose troppo definite. Anche quando è
in ufficio, e sa di avere molto tempo per occuparsi delle sue attività
principali, certe volte si lascia scivolare con la mente verso cose che
rimangono ordinariamente anche molto lontane dal suo mestiere. In fondo non c’è
proprio niente di male se uno come lui divaga per qualche minuto dai pensieri
che normalmente lo assillano. Si tratta di fantasticare, di uscire momentaneamente
con il pensiero da quegli uffici, allontanare la testa dai compiti di sempre,
forse soltanto per evitare la trappola del troppo lavoro, di quello stare
sempre con la mente pressata dagli impegni che spesso superano come numero
quello che sembra essere il semplice necessario.
Poi c'è sempre un momento in cui tutto torna
prepotentemente di fronte, e basta una porta sbattuta, la parola di qualcuno
che vuole farsi ascoltare, in qualche caso anche un oggetto mal riposto che
cade non del tutto casualmente da un ripiano, ed ogni cosa sembra crollare in
un attimo, per riportare subito alla mente le attività ordinarie, ed a lui anche
quel suo mestiere consueto, quegli indiscutibili rapporti di lavoro ormai ben
assodati con le persone da cui è circondato ogni giorno. Il titolare
dell'impresa, che si vede di rado, ultimamente non gli ha chiesto più niente a
proposito dei rapporti con gli operai, ed il geometra da qualche giorno sembra
impegnato in attività piuttosto distanti da quei problemi, quasi non avesse più
tempo per le pallide sciocchezze, come sicuramente pensa, che sembra stiano
tanto a cuore al suo assistente di cantiere.
A lui in fondo non interessa, a volte gli pare
addirittura che gli operai lavorino meglio e di più se non hanno attorno i
propri dirigenti d’impresa. Ha battuto persino una mano sulla spalla ad un
caposquadra, non più tardi di due o tre giorni fa, ed era la prima volta che
faceva una cosa di quel genere. L'altro lo ha guardato appena per un attimo, e
con il suo leggero sorriso è parso voler momentaneamente annullare tutta la
distanza istituzionale che c'e tra di loro, lasciando emergere un profilo più
umano per tutt’e due. All'assistente è sembrato di avere fatto un gesto
importante, e forse anche perfino giusto, qualcosa che mostrava in un certo modo
persino la crepa che in qualche caso può apparire più evidente proprio dentro a
quei loro uffici aziendali, dove tutto deve trovare un suo svolgimento e anche una
propria spiegazione, e non ha voluto aggiungere nulla, proprio per non
annacquare con delle stupidaggini di rito, ciò che pareva sufficientemente
schietto e quasi normale.
In ogni caso comprende benissimo che non possono
certo scaturite da un semplice gesto le precisazioni e i chiarimenti che paiono
oramai sempre più necessari all’interno della loro ditta, ed il clima in
cantiere è naturalmente rimasto quello della vigilanza armata. Il geometra
sostiene che è salutare per tutti tenere gli operai così, piuttosto sotto
pressione, e all'assistente di cantiere in fondo non importa proprio un bel
niente: a lui basta che tutto fili liscio con tutti, fare sempre in modo di non
trovarsi a dover difendere una posizione che magari non sente neppure come
propria. Il suo ruolo a volte è sfuggente, lo sa bene, e la cerniera che forse
dovrebbe rivestire affrontando i suoi compiti, qualcosa che probabilmente non comprenderà
mai fino in fondo. Poi resta immobile di nuovo, seduto alla sua scrivania,
un'altra volta ancora, come spesso accade, allontanando lentamente la testa da
quei pensieri e da tutto ciò che ne può derivare; e quando infine torna a
guardare con una certa speranza il quadrante dell'orologio, sa che tra poco,
anche per oggi, sarà certamente terminata anche quella giornata di lavoro. Il
resto poi si vedrà.
Bruno Magnolfi
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